A causa della guerra tra Russia e Ucraina le aziende agricole italiane hanno visto aumentare del 21% i costi di produzione complessivi. È quanto emerge dal Centro Studi Divulga, in occasione del terzo anniversario dell'inizio del conflitto. Il costo per l'energia, ad esempio, è salito del 66%, incidendo in modo maggiore sui bilanci delle imprese. Una voce che insieme ai consumi di concimi rappresentano in media il 25% dei costi di produzione a carico di un'azienda agricola italiana, mentre prima della guerra il loro peso era di circa il 20%.
A fronte di una riduzione dei volumi utilizzati dalle singole aziende, il valore di tutte le voci di costo è notevolmente cresciuto, andando a incrinare la capacità di generare redditi. Si va dall'aumento dei costi per mangimi e spese per bestiame (+11% in termini monetari), a quello per i fitosanitari (8% in più rispetto al 2021), che rappresentano una voce di spesa importante per il settore italiano, assorbendo circa un terzo dei costi aziendali totali.
Fertilizzanti e gasolio alle stelle
Le quotazioni medie dei principali fertilizzanti, precisa Divulga, hanno subito una crescita esponenziale proprio nel 2022, anno dell'invasione russa (+173% rispetto al 2019). Successivamente c'è stata una progressiva contrazione, in media del 45%, ma in ogni caso su valori decisamente più alti rispetto al passato. A oggi le quotazioni medie dei fertilizzanti registrate a gennaio 2025 si attestano su valori medi del 49% superiori al 2019. In rialzo anche il gasolio agricolo, con un +22% circa rispetto a prima del conflitto.










