Biologico a due velocità in Italia. Prosegue la crescita delle superfici coltivate (2,2 milioni di ettari a fine 2021) e del numero di operatori coinvolti (oltre il 5% rispetto al 2020), ma calano - per la prima volta - i consumi, di riflesso alla perdita di potere d’acquisto delle famiglie aggravata dalla spinta inflazionistica degli ultimi mesi. Nel frattempo Bruxelles ha confermato il pacchetto di iniziative del “Green Deal”, che vede nello sviluppo dell’agricoltura biologica uno dei cardini della transizione green in agricoltura. Questa l'istantanea scattata durante il convegno sulle prospettive del settore organizzato da Ismea a Roma.
Biologico, grandi aspettative
La superficie biologica italiana è aumentata del 4,4% rispetto al 2020, rileva il monitoraggio Sinab-Ismea. Il mantenimento di questo ritmo di crescita anche nei prossimi anni permetterebbe di raggiungere i 2,7 mln di ettari al 2027, ultimo anno della Pac 2023-2027, e toccare i 3 milioni al 2030, valore prossimo al target Farm to Fork del 25% di superficie bio, da raggiungere entro la fine del decennio.
In Sicilia calo importante della superficie coltivata a bio
Il quadro nazionale non è tuttavia omogeneo tra le diverse regioni, con alcuni territori come Campania (+55%), Toscana (+25%) e Friuli-Venezia Giulia (+23%) in cui le superfici biologiche crescono a ritmi mai visti finora; e altri come la Sicilia che pur mantenendo il suo primato ha perso in un anno più superficie biologica di quanta ne conti l’Abruzzo.
Alla base di queste dinamiche molto differenziate, le diverse scelte operate dalle Regioni relativamente agli impegni agroambientali dei PSR 2014-2020 e in particolare l’uscita di nuovi bandi della Misura 11.
Crescono le colture permanenti
Tra le diverse coltivazioni bio crescono soprattutto le colture permanenti (+3,5% nel complesso), con andamenti diversificati tra le diverse tipologie: si riducono gli agrumeti (arance -17,2% e limoni -0,8%) e rimangono sostanzialmente stabili i meleti bio (-0,4%) e gli oliveti (+0,5%) mentre aumentano i vigneti (+9,2%) e i noccioleti (+12,5%). Crescono anche le superfici investite a cereali (+2,8%) trainate soprattutto dai maggiori investimenti a grano duro e tenero, mentre risultano stabili le colture foraggere (-0,7%) e i prati e pascoli (-0,8%).
Meno cibo biologico sulle tavole degli italiani
Sul fronte della spesa alimentare di prodotti biologici, nel 2021 si è registrata una riduzione degli acquisti di alimenti e bevande, e anche le prime indicazioni sull’anno in corso non lasciano ben sperare. Dopo l’ottima performance del 2020 (+9,5%), sostenuta da una maggiore propensione delle famiglie italiane all’acquisto di alimenti genuini e salutari e dal confinamento domiciliare indotto dal lockdown, lo scorso anno il valore della spesa si è infatti contratto del 4,6%, portandosi a 3,38 miliardi di euro, anche se è rimasta invariata l’incidenza del bio sul totale degli acquisti agroalimentari (3,9%).
Le evidenze sui primi 5 mesi del 2022, limitate ai soli acquisti presso la Gdo, evidenziano un’ulteriore riduzione dell’1,9% su base annua, peraltro in un contesto di generalizzata crescita dei prezzi. A preoccupare, in questo caso, è soprattutto il confronto con l’agroalimentare convenzionale che segna nello stesso periodo un incoraggiante +1,8%. I dati presentati nell’ambito del convegno costituiscono un’anticipazione del rapporto “Bio in cifre 2022”, curato da Ismea e Ciheam Bari.
Zootecnia biologica, nota dolente
L’analisi della zootecnia biologica fa emergere alcune rilevanti criticità per lo sviluppo del settore, con una incidenza dei capi allevati che nel complesso rimane inferiore al 10%. Nell’ultimo triennio le consistenze dei bovini, suini, ovini e caprini mostrano livelli pressoché stabili mentre il comparto degli avicoli (con particolare riferimento ai polli da carne e alle galline ovaiole) mostra una dinamica positiva più marcata, tanto da guadagnare ogni anno circa mezzo milione di capi. A rallentare la conversione degli allevamenti sono le difficoltà tecniche che la gestione del biologico comporta: dall’impossibilità di poter far uso di antibiotici alla difficile reperibilità e alto costo dei mangimi biologici, dalla bassa richiesta del mercato agli alti oneri che comporta la riconversione delle strutture d’allevamento a un modello più estensivo.
Qui il Rapporto completo
«Necessaria una valutazione del ruolo del bio»
«Cresce l’offerta e il ruolo politico-ambientale del bio, ma non cresce il consumo e il valore del mercato. Molte luci e qualche ombra: è necessaria una valutazione del ruolo del bio nella specificità italiana», ha incalzato Angelo Frascarelli presidente Ismea.
Rafforzato l’impegno del governo sul biologico
«L’Italia conferma e rafforza il proprio impegno sul biologico, stanziando fondi per la programmazione 2023-2027 della Nuova Pac, per oltre 2 miliardi di euro», dichiara il sottosegretario al Mipaaf, Francesco Battistoni. «Ciò rappresenta un segno tangibile di quanto l’Italia creda nell’agricoltura biologica e di come gli interventi messi in atto, a partire dall’approvazione della legge sul biologico fino al Piano d’azione nazionale, rientrino in un quadro organico e complessivo finalizzati alla crescita del settore. Se nei prossimi anni gli incrementi saranno costanti - prosegue Battistoni - nel 2025 potremmo già raggiungere l’obiettivo del 20% di Sau nazionale a coltivazione biologica e arrivare alla soglia del 25% nel 2027, anticipando di tre anni gli obiettivi contenuti nel Green Deal europeo».
«Tenere alta l’asticella»
«I dati Ismea confermano quanto il nostro Paese sia fortemente vocato al biologico. In questa fase di transizione agroecologica, dove il bio ha un ruolo fondamentale, è necessario compiere ulteriori passi avanti per affermare il metodo biologico come opportunità strategica per contrastare la crisi climatica e la perdita di biodiversità, oltre che per accrescere la resilienza dei sistemi produttivi rispetto alle crisi geopolitiche. Siamo in un momento decisivo. Finalmente abbiamo stanziamenti importanti per sostenere il biologico. E’ fondamentale però che questi fondi vengano spesi al meglio, per favorire la transizione agroecologia e rilanciare l’intero comparto a partire dai consumi interni. Dobbiamo tenere alta l’asticella e rimboccarci le maniche per usare questa fase per far crescere tutta l’agricoltura italiana», ha dichiarato Maria Grazia Mammuccini, presidente FederBio.