L’italian input list è già online (clicca qui). Tra settembre e novembre le aziende possono volontariamente sottoporre alla valutazione del comitato di esperti del Fibl i mezzi tecnici per il bio che producono e commercializzano. Entro gennaio 2020 la lista sarà operativa e potrà risolvere quello che oggi è un problema chiave per l’agricoltura biologica.
Il capitale della fiducia
L’iniziativa congiunta di FederBio e Fibl (l’Istituto svizzero che è il maggiore centro di ricerca per il bio in Europa) - presentata nel corso dell’ultima edizione di Sana in un convegno moderato da Terra e Vita - mira infatti a difendere la reputazione del biologico mettendolo al riparo da possibili contaminazioni accidentali derivanti dai mezzi tecnici, un’esigenza molto sentita. I rinvenimenti di tracce di sostanze “indesiderate” come fosfiti, ftalati, matrina nei prodotti biologici non rischia infatti solo di incrinare la fiducia del consumatore (il capitale su cui si basa il successo di questo metodo di produzione) ma determina anche automaticamente il declassamento di questi prodotti, con pesanti effetti sui bilanci delle aziende agricole.
“Condannati” senza dolo né colpa
«Veniamo “condannati” senza dolo né colpa – denuncia Enrico Casarotti, produttore bio che fa parte dell’ufficio di presidenza di FederBio – per avere utilizzato in buona fede fertilizzanti o sostanze per la difesa regolarmente autorizzate. Occorre superare le ambiguità che ancora oggi caratterizzano il settore dei mezzi tecnici per il bio».
In mancanza di certificazione, la lista
«L’agricoltura biologica – commenta Paolo Carnemolla, segretario della Federazione – è la “forma” di agricoltura più controllata e certificata. Serve altrettanta chiarezza e rigore o attraverso corretti schemi di certificazione dei mezzi tecnici per la difesa e dei fertilizzanti (di fatto l’unico settore della filiera bio che non è certificato) oppure attraverso elenchi affidabili di mezzi tecnici vigilati come il Fibl, con il quale FederBio ha sottoscritto un accordo per la definizione dell’italian input list».
«Abbiamo già attivato liste nazionali simili – spiega Bernhard Speiser di Fibl –in Svizzera (dal 1992), Austria, Germania, Olanda, Croazia, oltre a una lista europea. In tali elenchi sono compresi solo mezzi tecnici come fertilizzanti e bioagrofarmaci autorizzati per il bio e per cui sia stato possibile verificare l’esatta composizione e, anche attraverso analisi a campione, la presenza di coformulanti in regola con la normativa di riferimento (889/2008). E per l’elaborazione della lista italiana teniamo conto di criteri aggiuntivi come l’iscrizione dei fertilizzanti nella lista Sian aggiornata dal ministero (si veda nel riquadro sotto)».
Alto valore di garanzia nelle transazioni
Lo standard messo a punto da Fibl non ha ovviamente valore di legge, ma assume un importante ruolo di garanzia nelle transazioni commerciali e nei contratti di fornitura che impongono l’utilizzo esclusivo di prodotti compresi in tali elenchi. «Solo in Svizzera -specifica Speiser -, dove lo standard Fibl è presente da più tempo, l’input list nazionale ha un valore più vincolante venendo espressamente richiesta dalla certificazione BioSuisse».
La collaborazione tra pubblico e privato
«In Italia – ammette Alessandra Trinchera del Crea – la gestione dei mezzi tecnici per l’agricoltura biologica ha originato numerose criticità. Il quadro normativo è infatti piuttosto complesso, l’inserimento dei fertilizzanti nella lista Sian avviene solo attraverso autocertificazione e non si coordina con un adeguato controllo delle frodi».
Trinchera ha avuto un ruolo determinante, coordinando nel recente passato il progetto di ricerca “BioFosf”, nel dimostrare che le presenze di tracce di fosfiti nell’ortofrutta biologica sono da collegare soprattutto a presenze non dichiarate di fosfiti e/o fosetyl Al in alcuni mezzi tecnici (agrofarmaci e fertilizzanti) utilizzati nel bio. E oggi, attraverso il progetto MetinBio punta a realizzare un upgrade di questo settore.
«Le tempistiche di aggiornamento degli elenchi Sian – riconosce - rimangono ancora non in linea con le esigenze degli operatori. C’è però la possibilità di realizzare sinergie con l’iniziativa di FederBio-Fibl favorendo e coadiuvando il collegamento tra il registro Sian e le input list italiana ed europea».
Bioprotettori, la normativa non li aiuta
«Siamo da sempre d’accordo– afferma Massimo Benuzzi di Ibma, l’associazione di riferimento dei produttori dei mezzi di bioprotezione – sulla necessità di certificare i mezzi tecnici impiegabili nel biologico e oggi supportiamo FederBio nell’approccio alla input list nazionale, assumendo il ruolo di parte attiva nel Gruppo di lavoro e di contatto con Fibl».
Il settore dei bioprotettori (il termine che Ibma propone per tutti gli agenti di biocontrollo, ovvero macrorganismi, microrganismi, sostanze naturali e semiochimici) assume un’importanza crescente tanto che quest’anno hanno superato, come numero di nuove registrazioni in Europa, gli agrofarmaci convenzionali.
«La normativa però – contesta Benuzzi – continua ad essere un elemento che ostacola lo sviluppo di questo nuovo settore: a livello europeo proponiamo di semplificare le procedure per l’approvazione e l’entrata in commercio delle sostanze “low risk”».
«E a livello nazionale – conclude – occorre migliorare decisamente l’affidabilità della lista Sian dei fertilizzanti». Una vera jungla che comprende impropriamente più di seicento formulati a base di rame e microrganismi che esercitano una concorrenza sleale nei confronti di bioprotettori regolarmente registrati.
I criteri d’inserimento nella lista italiana
Fitosanitari, fertilizzanti, ma anche corroboranti e biostimolanti. Se da una parte l’input list italiana sarà più estesa di quella europea (grazie a categorie per ora normate solo qui), dall’altra sarà limitata da vincoli ulteriori previsti solo per il nostro Paese.
«Per i fertilizzanti – spiega Carlo Bazzocchi di ATbio, l’associazione dei tecnici del biologico – è ovviamente prevista l’inclusione obbligatoria nell’elenco Sian, ma non tutti i prodotti oggi presenti saranno ammessi nell’input list».
Per superare il problema dei fertilizzanti usati impropriamente come bioagrofarmaci i criteri individuati assieme a Fibl prevedono infatti:
- presenza di rame al massimo all’1-2%;
- Zolfo solo se applicato al terreno;
- Microrganismi solo se applicati al suolo e senza ceppi che abbiano azione fitosanitaria riscontrata;
- Ridotto a due il numero di agenti chelanti;
- Limiti più restrittivi per l’origine non rinnovabile dei polimeri presenti nei teli plastici.
«Nell’attività di valutazione e controllo – aggiunge Bazzocchi – di questi mezzi tecnici occorre condividere informazioni tecniche riservate. Anche per questo motivo la valutazione di questi prodotti è ad esclusivo carico di Fibl».