È necessario porre le basi per l’avvio di un piano nazionale per la ricerca e la formazione in agricoltura. Sull’onda di questa esigenza l’Associazione italiana per l’agricoltura biodinamica e l’associazione Demeter (per la certificazione dei prodotti biodinamici) hanno organizzato al Sana un incontro per capire come il mondo della ricerca si può muovere per sotenere quello produttivo.
L’agricoltura biodinamica infatti (così come tutto il comparto del biologico) sta rapidamente crescendo e questa crescita deve essere sostenuta da operatori professionali.
Filippo Briguglio, del Dipartimento di Scienze giuridiche dell’Università di Bologna e consulente della sicurezza alimentare ha ricordato che un punto debole della biodinamica è la comunicazione. «Sicurezza e qualità, punti di forza del prodotto biodinamico, vengono poco evidenziati – afferma Briguglio – e questo ne limita la conoscenza dal parte del pubblico».
Una domanda che si è posto poi Briguglio è se biodinamica e tecnologia possono convivere, ma probabilmente con una corretta formazione il gap può essere facilmente annullato.
Secondo Claudia Sorlini, professore emerito dell’Università di Milano e vice presidente del Turing Club Italiano, il comparto biodinamico ha tutti i requisiti per rispondere ai criteri di sostenibilità, oltretutto già declinati dal settore in chiave olistica. «La ricerca oggi - ha detto la Sorlini - si occupa solo dalla grande agricoltura di massa soprattutto perché è latente la richiesta da parte delle agricolture di nicchia». Sempre la Sorlini ha ricordato che esistono ricerche “nel cassetto” che potrebbero essere ripescate e divulgate creando nuove possibilità di sviluppo.
Importante anche il collegamente fra i vari rami della ricerca, come sostiene Lionella Scazzosi del Dipartimento di Architettura, ingegneria delle costruzioni e ambiente costruito del Politecnico di Milano, che spesso fanno fatica a parlarsi con un linguaggio comune. Paradossalmente l’uso della lingua inglese utilizzata sulle piattaforme internazionali talora limita la diffusione delle ricerche e delle informazioni in ambito nazionale.
Nell’ambito dell’incontro Francesco Giardina, coordinatore del Sinab (sistema innformativo nazionale per il biologico) del Mipaaft ha assicurato il pieno appoggio al settore biodinamico, settore di eccellenza nell’ambito del biologico.
Come ha anche ricodato alla fine dell’incontro Carlo Triaco, presidente dell’Associazione italiana per l’agricoltura biodinamica, tutti questi temi verranno ripresi e approfonditi in occasione del XXXV Convegno Internazionale “Innovazione e ricerca, alleanze per l’agroecologia”, sostenuto dal Fai-Fondo italiano per l’ambiente e organizzato dall’Assozione per l’agricoltura biodinamica e Demeter che si terrà presso il Politecnnco di Milano dal 15 al 17 novembre prossimi.
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Il biodinamico in Italia, qualche numero
In Italia l’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica è stata fondata ufficialmente nel 1947 e conta oggi 976 soci. È membro costituente dell'Ibda, Organizzazione Internazionale delle Associazioni Biodinamiche, ed è socio Ifoam (Federazione Internazionale dei Movimenti per l'Agricoltura Biologica).
L’Associazione ha sedi in tutte le regioni italiane, attraverso le quali accompagna le aziende agricole nel percorso applicativo del metodo agricolo biodinamico e organizza sul territorio attività di formazione, consulenza e divulgazione.
Le aziende che applicano il metodo biodinamico nel 2017 in Italia sono circa 4.500 mentre quelle che seguono fedelmente gli standard e hanno acquisito il marchio Demeter sono 419 (48 imprese di distribuzione, 64 di trasformazione e 307 aziende agricole).
La superficie complessiva è di quasi 10 mila ettari (9.640) mentre la superficie media aziendale è di 34 ettari.