Più ambiente, più diritti, meno megaprofitti.
Equinozio di autunno: mentre il popolo dei Fridays for future riporta in piazza 80mila giovani in 70 diverse città italiane per protestare contro la mancanza di un’agenda climatica, il biologico celebra invece la sua giornata di festa.
Due eventi che sembrano disgiunti e che rischiano di rimanere tali perché l’Europa non ha ancora giocato la carta dei crediti di carbonio in agricoltura e nella sua strategia per la neutralità climatica, in via di definizione proprio in questi mesi, il biologico rischia di fare la parte della comparsa.
Il suolo al centro
«Il biologico – ammonisce Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio – ha invece da sempre al centro della sua azione l’attenzione al benessere delle persone, alla tutela della biodiversità e alla cura del suolo per il ruolo che svolge in favore di una produzione agricola sostenibile ma anche nella mitigazione dei cambiamenti climatici».
Sotto le volte di Palazzo d’Accursio
Una dichiarazione che è risuonata sotto le volte del Palazzo D’Accursio di Bologna nel corso dell’evento che FederBio e Comune di Bologna hanno organizzato in collaborazione con AssoBio, istituzioni nazionali e locali, Nomisma e BolognaFiere per celebrare la Giornata del Biologico. Un’iniziativa realizzata nell’ambito del progetto Being Organic in Eu promosso da FederBio in collaborazione con Naturland e cofinanziato dall’Unione europea ai sensi del Reg. EU n.1144/2014. L’occasione giusta per fare il punto sulla transizione agroecologica.
L’Eu Organic Day
«La Giornata europea del biologico – testimonia Mammuccini - è un momento importante per celebrare un settore che in 30 anni è passato da elemento di nicchia a motore di rilancio dell’intero comparto agroalimentare, al centro delle politiche green europee».
La presidente del sodalizio biologico non dimentica le catastrofi climatiche che stanno colpendo in questi giorni il nostro Paese. «Non abbiamo più tempo – dichiara -, serve l’adozione di un nuovo paradigma di produzione agroalimentare basato sulla transizione agroecologica che contribuisca a contrastare efficacemente la deriva climatica tutelando la biodiversità, l’ambiente e la fertilità del suolo».
«Ci uniamo quindi all’appello dei ragazzi di Fridays for Future che chiedono agli agricoltori di aderire alla lotta per il clima. Il biologico rappresenta una risposta concreta per affrontare le sfide future perché assicura resilienza e sostenibilità, contribuendo a mitigare i cambiamenti climatici». «Ma non è tutto, i terreni coltivati a biologico tendono a trattenere maggiori quantitativi d’acqua, diventando una forma di protezione in caso di siccità e inondazioni».
Una missione per la ricerca
Il rinnovato clima di fiducia tra biologico e mondo della ricerca, rinsaldato dopo l’avvio del confronto nel corso dell’evento di apertura dell’ultimo Sana di Bologna, può fornire l’occasione per avviare progetti di ricerca per misurare e accrescere il ruolo del bio in favore del clima. Ed arrivare così ad una valorizzazione di questo ruolo attraverso politiche adeguate.
«Bologna è anche una città agricola – assicura Daniele Ara, assessore alla scuola, agricoltura e reti idriche– e il metodo biologico può giocare un ruolo fondamentale nel nostro obiettivo di rendere il capoluogo emiliano romagnolo città a neutralità carbonica entro il 2030».
Un’esigenza che dovrebbe essere ancora più pressante rispetto a logiche commerciali come quella della ricerca esasperata di un fantomatico giusto prezzo.
Frascarelli (Ismea) «Far crescere la domanda»
«La politica sta facendo molto per il settore del biologico - ammette Angelo Frascarelli, presidente di Ismea in collegamento remoto da una Roma bloccata dallo “sciopero del clima” -, visto che nell’ultimo anno e mezzo c’è stata la massima concentrazione di interventi normativi che vanno nella direzione della crescita del biologico». «Abbiamo infatti avuto il piano di azione sull’agricoltura biologica, il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica, in Italia 720 mln euro in più per il bio per i prossimi cinque anni, ed infine anche la legge sull’agricoltura biologica». Per non compromettere l’efficacia di questi interventi è ora però necessario, secondo Frascarelli, rivitalizzare la domanda di bio, attualmente in fase di stagnazione.
Riassortimento di canali
«La commercializzazione dei prodotti biologici – assicura Roberto Zanoni, presidente di Assobio – è sostenuta da una domanda motivata che, anche se colpita nel proprio potere di acquisto, non abbandona il settore». A testimonianza di ciò giocano i dati presentati da Silvia Zucconi di Nomisma che testimoniano un riassortimento dei canali di vendita del bio, con un accresciuto peso dell’hard discount e della vendita diretta. «Cresce, e di parecchio – aggiunge Zanoni – anche l’export (+16%) spingendo il comparto del bio al 6% dell’intero valore dell’export agroalimentare italiano con punte di eccellenza dell’8% per alcune referenze come il vino bio». «In più in settori come l’Horeca la quota del bio è molto presumibilmente sotto stimata».
L’azione in 4 punti di Ismea
Una lacuna quest’ultima che sarà presto colmata da Ismea. Antonella Giuliano, sempre in collegamento multimediale, descrive infatti l’avvio di un’azione in 4 punti, sostenuta dal Mipaaf, che prevede l’avvio di:
- piani di comunicazione che coinvolgeranno testimonial e influencer,
- il sostegno alle conversioni anche attraverso pillole sui social;
- corsi di formazione come quello organizzato assieme all’Alma mater di Bologna per i giuristi del bio,
- indagini di consumo sul canale Horeca.
La celebrazione dell’UE Organic Day, il primo in post pandemia, dà anche nuova linfa al settore con il lancio di iniziative come l’annunciato ritorno de “La Festa del bio”, organizzata da FederBio, che farà tappa a Bologna, Milano e Roma. Si tratta di una manifestazione aperta a tutti, che punta a comunicare i valori del vero biologico e a spiegare i vantaggi di uno stile di vita più etico, salutare e sostenibile attraverso talk divulgativi alternati a momenti di intrattenimento. In un contesto economico in continuo mutamento, fortemente condizionato dalle emergenze alimentari, energetiche e climatiche, la fotografia del biologico è comunque positiva.
L’analisi di Nomisma
In un contesto economico in continuo mutamento, fortemente condizionato dalle emergenze alimentari, energetiche e climatiche, la fotografia del biologico è comunque positiva. Lo testimonia Silvia Zucconi di Nomisma che mette a fuoco un comparto in cui l’Italia si conferma tra i paesi leader in Eu come quota di SAU bio coltivata sul totale (17,4%), numero di operatori 86.144 in aumento del 5,4% rispetto al 2021, e come export (3,4 miliardi di euro nel 2022, +16% rispetto al 2021).
Il monitoraggio di Nomisma conferma una lieve frenata dei consumi domestici bio (3,9 miliardi di euro, -0,8% a valore rispetto al 2021), a fronte di un forte balzo di quelli fuori casa (+53%) che si affermano come driver di crescita per l’intero settore. La diffusa presenza del biologico è il vero punto di forza della categoria (il bio è presente sulle tavole di 23 milioni di italiani) ma la spesa pro capite in Italia resta ancora bassa (64 euro all’anno) soprattutto se paragonata a Germania (180 euro), Francia (188 euro) e Danimarca (383 euro).