Inaugurata a Bologna in un clima di cauto ottimismo per il vivace andamento del settore del biologico la trentesima edizione del Sana, il salone internazionale del naturale.
«Pensare a una fiera del biologico trent'anni fa, quando il bio era molto diverso da come lo conosciamo oggi – ha detto durante il convegno inaugurale Simona Caselli, assessore all’agricoltura dell’Emilia Romagna, regione che in poco anni ha portato al raddoppio della superficie biologica (oggi gli ettari sono 150mila e rappresentano il 15% della superficie complessiva) – ha dimostrato grande lungimiranza da parte degli organizzatori».
E il trentennale di Sana, come ha evidenziato Roberto Moncalvo, presidente di Coldiretti, nel convegno di apertura del salone rappresenta un momento importante per fare il punto sul biologico, un settore che, «grazie anche al fattivo contributo dei giovani, sta trainando la sostenibilità di tutto il mondo agricolo».
Più garanzie per consumatori e produttori onesti
Crescono la domanda, la superficie e gli operatori ma in questa crescita in taluni casi tumultuosa c’è il rischio di perdere il controllo della situazione. «Anche se il biologico sta andando a gonfie vele ritengo che ci siano ampi margini di miglioramento – ha detto il sottosegretario delle Politiche agricole alimentari, forestali e del turismo Alessandra Pesce – intervenendo soprattutto sugli “scollamenti” all’interno della filiera. Inoltre ricerca e innovazione devono essere sviluppati per fornire un importante supporto alle aziende».
Secondo Pesce è necessario lavorare su due aree. Da una parte quella dei consumatori, che devono essere sempre sicuri di quello che acquistano, dall’altra quella dei produttori onesti, che devono essere assolutamente tutelati. Per questo è in fase di predisposizione di un piano straordinari di controlli a garanzia e tutela del comparto biologico.
«Si tratta di un lavoro complesso – ha detto Pesce – che dovrà utilizzare tutti gli strumenti disponibili. Per questo abbiamo organizzato per il 13 settembre un incontro con tutte le parti per avviarne la realizzazione».
Reputazione e qualità del biologico da convertire in reddito
Paolo Carnemolla, presidente Federbio, in linea con il sottosegretario, vede come priorità il sostegno della reputazione del settore. «Sulla reputazione – ha ribadito il primo vicepresidente della Commissione Agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo Paolo De Castro – oggi ci giochiamo tutto. Vorrei anche ricordare, però, che per il bio oggi non è importante solo produrre ottima qualità, ma anche riuscire a trasformarla in reddito. Perché questo sia possibile dovremo intervenire sia sugli aspetti commerciali che sull’organizzazione della logistica».
Agricoltura bio, 800mila ettari convertiti in otto anni
Secondo i dati diffusi dal Ministero delle Politiche agricole dal 2010 ad oggi sono oltre 800mila gli ettari che in Italia si sono convertiti al biologico, con una crescita percentuale negli ultimi sette anni del 71%. Il biologico in Italia viene coltivato ad oggi sul 15,4% della superficie nazionale.
Con 1,9 milioni di ettari (+6,3% rispetto all'anno precedente) ed oltre 75.000 imprese (+5,2% rispetto all'anno precedente) l'Italia conferma di essere uno dei principali paesi in Europa per questo tipo di coltivazione. Anche i dati sui consumi del biologico in Italia segnalano importanti indici di crescita: +9,6% rispetto all'anno precedente, con un incremento generalizzato per tutte le referenze biologiche vendute nella grande distribuzione e nei negozi specializzati.