Migliorare la gestione del territorio.
Un’esigenza che è emersa con drammatica evidenza dopo la doppia emergenza degli eventi alluvionali del 2 e del 16 maggio scorsi.
Nel secondo caso, in particolare, le precipitazioni superiori a 250 mm in pianura e a 400 mm nel distretto montano cadute solo in poche ore hanno causato numerose frane in collina e la tracimazione in pianura di tutti i fiumi e i torrenti della Romagna.
Per risalire a eventi simili occorre andare in tempi assai lontani (in collina si ricorda un evento analogo nel 1939 che raggiunse un culmine di 324 mm nella vallata del torrente Marzeno a Modigliana con una piovosità media mensile di 428,4 mm).
Una migliore gestione del territorio
Nei talk show televisivi infuria il dibattito tra diverse figure professionali (in particolare geologi) che invocano una migliore gestione del territorio. Gli effetti dei cambiamenti climatici ne stanno mettendo a nudo infatti tutti i limiti riguardo alla stabilità idro-geologica. Senza cadere nel rischio di una sterile polemica professionale occorre però ribadire il ruolo che ha l’agricoltura in questa ardua missione. La gestione del territorio non può infatti essere delegata a scelte congiunturali forzate da situazioni di emergenza, ma esige una capacità di programmazione che deve partire dal riconoscimento, anche economico, dell’impegno di imprenditori e professionisti che operano nel comparto primario.
Argini colabrodo
Non è certo nelle mie intenzioni attribuire colpe o responsabilità in merito alle rotte arginali (Sillaro, Senio e Lamone) che, tuttavia, hanno determinato per giorni condizioni di sofferenza idraulica a molti territori della bassa Romagna e su parte della rete di bonifica (che, come è noto, ha la funzione di favorire l’emungimento delle acque superficiali e sotto-superficiali del solo comprensorio di pianura) ma solamente fornire alcune riflessioni tecniche relativamente a quanto gli eventi ci hanno chiaramente rappresentato per ripartire adottando le scelte migliori.
Edagricole sostiene l'iniziativa di raccolta fondi
per l'Emilia-Romagna alluvionata.
L'Iban per la donazione, intestato a “Agenzia per la sicurezza territoriale e la protezione civile dell'Emilia Romagna” è il seguente:
IT69G0200802435000104428964
La causale da indicare è “Alluvione Emilia-Romagna"
Regolare il deflusso delle grandi portate
Al di là della chiara importanza dell’attività di manutenzione ordinaria e programmata della rete idraulica naturale (fiumi e torrenti), in relazione in particolare alla pensilità dell’idrografia naturale del ravennate (con alvei più alti del piano campagna), fondamentale per consentire il regolare deflusso di grandi portate provenienti da intere vallate appenniniche, vorrei evidenziare il fatto che il nostro territorio dispone, da tempo, di estese aree a bassa produttività già idonee per la laminazione dei grandi torrenti appenninici.
Bacini la cui individuazione diventa strategica, ma la cui gestione deve essere affidata a normative che riconoscano diritti e doveri di tutte le parti in causa.
La possibilità di determinare delle esondazioni controllate in aree utili per l’attenuazione del rischio idraulico può rappresentare infatti la chiave di volta per mettere in sicurezza il territorio soprattutto in relazione al “combinato disposto” tra la presenza di essenze forestali all’interno degli alvei e la loro potenziale fonte di pericolosità idraulica.
Indennizzi qui per gli espropri
Toscana e Veneto hanno già promulgato normative di riferimento per il riconoscimento della cosiddetta indennità di servitù per allagamento coattivo, ovvero una fattispecie estimativa che lascia al proprietario il possesso delle aree coltivabili in cambio del diritto, quando e se necessario, di poter “impegnare” temporaneamente proprio quei terreni ai fini della messa in sicurezza idraulica del cavo di riferimento (in questo caso il fiume o il torrente individuato). C’è da aggiungere che tale indennità risulterebbe molto conveniente per l’ente espropriante e, naturalmente, per l’ente finanziatore dell’opera in relazione al livello di spesa previsto, non superiore a poco più di un terzo dell’indennità di esproprio (considerando la configurazione prevista dalla normativa vigente).
Il Dipartimento di Estimo dell’Università degli Studi di Bologna sta lavorando da tempo relativamente a tale fattispecie indennitaria e le bonifiche hanno già messo in campo progetti finanziati dal PNRR prevedendo l’applicazione, in via bonaria, di tale principio estimativo.
A questo punto non rimane che augurarsi che le Istituzioni (Governo e Regione) implementino le opportune risorse per sviluppare progetti esecutivi cantierabili a difesa del nostro straordinario territorio, eccellenza economica ed ambientale della nostra Nazione.
Alessandro Svegli Compagnoni
Agronomo libero professionista