In Pianura Padana agricoltura in tilt

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L’andamento climatico penalizza soprattutto mais e pomodoro da industria. Semine in ritardo, risemine e ridotta produttività, grande apprensione per tutti i comparti produttivi

La stagione agricola 2024 si sta rivelando particolarmente difficile per gli agricoltori della Pianura Padana. Il cambiamento climatico sta mostrando i suoi effetti attraverso fenomeni estremi che alternano siccità e piogge intense e frequenti. Quest’anno, a partire da febbraio, le precipitazioni sono state ben al di sopra delle medie stagionali degli anni precedenti, causando notevoli problemi per le colture, in particolare il mais. (fig. 1).

climaDifficile entrare in campo

Nell’areale padano, a differenza delle annate precedenti, le semine si sono verificate da metà aprile avvalendosi, per lo più, di poche finestre temporali utili alle lavorazioni, tra un’ondata di maltempo ed un’altra, determinando nel complesso pesanti ritardi nella stagione maidicola tradizionale.

Di pari passo si è assistito ad una grande variabilità nelle decisioni aziendali relative ai diversi cicli colturali, con l’abbandono a partire dal mese di maggio-inizi giugno delle classi 600-700 per andare verso classi più brevi: 400-500.

Un adattamento al cambiamento del clima necessario ma che non è ancora concluso: oggi c’è la corsa alla semina di precocissimi, classe 300, che prevedono una finestra colturale di 90 giorni di maturità. Vengono utilizzati per prima semina, tante risemine e seconde semine.

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Mais con danni da ristagno idrico a Genivolta (Cr)

Le principali problematiche

Volendo fare una sintesi su come l’andamento meteorologico della prima parte dell’anno ha impattato sull’evoluzione della stagione la potremmo racchiudere in cinque punti:

  1. Forte ristagno idrico: la presenza di acqua per lunghi periodi sui terreni ha determinato un elevato compattamento del terreno che porterà a perdite di produzione anche perché legate a mancata germinazione dei semi per asfissia.
  2. Presenza di malattie fungine, quali Phytium, Fusarium e Rhizoctonia che hanno determinato la risemina o l’abbassamento dei potenziali produttivi.
  3. Calo dell’efficienza dell’azoto dato in maniera tradizionale: la piovosità ha determinato lisciviazioni o dilavamento degli elementi nutritivi del suolo i cui effetti si vedranno a fine raccolto.
  4. Fioritura: si sta assistendo a mais che fioriscono bassi. Gli internodi della pianta si sono infatti estesi molto meno rispetto agli anni precedenti. Uno sviluppo spigale ridotto non rappresenta un problema per i coltivatori di mais da granella mentre determina una minore produzione di biomassa in caso di mais da trinciato.
  5. Alcune superfici si stanno spostando verso altre colture quali la soia, il sorgo e le foraggere.
Campi di frumento allettato a Martignana di Po (Cr)

Meno granella, più insilato

Con le previsioni delle quotazioni dei bollettini internazionali proiettate a fine stagione, che non appaiono particolarmente favorevoli, si profila una decisa penalizzazione per il mais da granella a favore del mais da trinciato. Questo anche a causa dei raccolti di cereali autunno vernini non favorevoli che porteranno ad un aumento della richiesta di foraggere da insilare da parte delle aziende zootecniche e da quelle orientate alla produzione energetica con i biogas. La più diretta conseguenza sarà l’aumento nella domanda di mais da insilato.

Sul piano nazionale l’importazione di mais da granella potrebbe quindi superare abbondantemente il 50% del fabbisogno nazionale, andando ad incidere negativamente sulla bilancia dei pagamenti.

Mais di prima semina a Torre de’ Picenardi (Cr)

Rilancio rimandato

Le prospettive non sono di sicuro tra le migliori: tra semine, risemine e semine tardive, ci troveremo ad avere una contrazione delle superfici a mais destinate alla produzione di granella e di trinciato da mais, tra il meno 5 ed il meno 8%, scendendo così al di sotto della soglia degli 800.000 ha.

La vera, e infelice, novità è costituita dalle condizioni meteorologiche del 2024 e la loro persistenza fino alla fine di giugno e inizi del mese di luglio. È ancora prematuro quantificare il calo, quasi certo, delle rese di produzione che si avrà a fine stagione.

Ad oggi, la situazione è la seguente: in molti ambienti della Pianura Padana a causa della difficoltà di semina conseguenti all’andamento stagionale si verificheranno cali di resa rispetto all’anno precedente; di fatto in alcune province, le prime semine sono state effettuate contemporaneamente ai secondi raccolti. Oltretutto occorre considerare due incognite, entrambe chiave, in arrivo: le temperature elevate previste per luglio e agosto e l’andamento meteo autunnale.

Le alte temperature previste nei prossimi due mesi causeranno uno stress idrico al mais che in molti casi hanno sviluppato apparati radicali limitati, dovuti soprattutto  all’elevata evapotraspirazione della coltura. Di conseguenza saranno necessarie abbondanti irrigazioni, rispetto alle quali, quest’anno, non si dovrebbero presentare problemi di approvvigionamento idrico. Tra situazione attuale e quella prevista, i maiscoltori dovranno porre massima attenzione allo stato sanitario delle produzioni, per evitare eventuali contaminazioni da aflatossine in fase di raccolta.

Considerando la diminuzione delle superfici che ha caratterizzato il settore in crisi strutturale da più anni, anche per quest’anno ci vediamo costretti a rimandare il tentativo di un suo rilancio, necessario per la sua rilevanza nella filiera agro-alimentare.

Male anche cereali a paglia e orzo

Dai primi dati a disposizione, cereali a paglia e orzo sono caratterizzati da bassi pesi specifici, che si attestano tra i 50-55 kg/hl, con contrazioni di produzione tra il 30 e il 40% e con punte fino al 50%.
Incertezza anche per il grano tenero: dalle prime rilevazioni dei centri di raccolta, nonostante i trattamenti aggiuntivi non previsti, si registra una qualità inferiore agli anni precedenti.

Zootecnia: la razione andrà rivista

L’eccesso d’acqua di questa primavera/estate ha costretto gli allevatori di bovini da latte a posticipare pesantemente la raccolta dei foraggi già arrivati a maturazione, con gravi ripercussioni sulla qualità di fieni e insilati, di prati, loietti, miscugli e cereali da foraggio. Dalle prime analisi fatte sui nuovi foraggi e fieni utilizzati in questi giorni, si riscontrano cali rispetto alla precedente annata: il valore medio di proteina del primo sfalcio (sia affienato che insilato) non supera il 7% , con punte minime anche del 4%. Notevole la riduzione della digeribilità della fibra (NDFd), sinonimo di prodotti raccolti con un eccessivo grado di maturazione.

La valutazione della modifica delle razioni, oltre alla qualità dei foraggi aziendali, dovrà fare i conti anche con la raccolta dei mais da trinciato a fine stagione che, vista la situazione, si prospettano in calo sia nella qualità che nella quantità.

Anche il settore suinicolo sarà interessato da questa emergenza con il venir meno delle scorte di mais da granella prodotte in azienda. Se a questo aggiungiamo la minaccia della peste suina africana, il danno per le aziende della Pianura Padana, a forte vocazione zootecnica, potrebbe essere ben più impattante.

Pomodoro: costi su rese giù

«Si registrano ritardi sui piani colturali, diversi agricoltori sono stati costretti a dover ricominciare tutto da capo, ritrapiantando interi appezzamenti a causa dei ristagni d’acqua» commenta Marco Sartori, presidente del Consorzio Casalasco del Pomodoro.

«Una concentrazione così elevata di umidità nel terreno ha provocato l’insorgere di malattie fungine, in particolare la peronospora, costringendoci ad effettuare trattamenti fitosanitari non previsti. Se questo è l’andamento – continua Sartori – ci sarà da tenere in considerazione un aumento, come minimo, dei costi del 20%, a fronte di una perdita di produzione almeno del 30%, sia dal punto di vista quantitativo che qualitativo».

Piantine di pomodoro soffocate dal ristagno idrico a Torricella del Pizza (Cr)

Semine: riso in ritardo di un mese

«Molte aziende hanno optato per la semina in acqua, una pratica che si era abbandonata da tempo e per la quale diverse aziende non erano più attrezzate, oltre ad essere molto più costosa sia per un maggior costo degli agrofarmaci, sia a causa dell’usura mezzi» racconta Marta Sempio, titolare dell’azienda agricola situata nel cuore della Lomellina.

«Il vero problema è che il riso già seminato a maggio ha fatto molto fatica a crescere a causa dei ristagni idrici che hanno determinano il diffondersi di funghi e muffa e un forte stress è stato causato anche dalla mancanza di luce – aggiunge –. Questa situazione ha a sua volta determinato uno spostamento dei cicli colturali, con la previsione di minore produttività». Motivo per cui alcuni agricoltori hanno scelto di seminare la soia al posto del riso. Al ritardo del ciclo delle piante, corrisponde automaticamente un ritardo anche nella raccolta: si stimano perdite tra il 10% e 15% ma è ancora presto per saperlo. Quel che è certo è che già in partenza i costi delle sementi erano elevati quindi inevitabilmente alla fine di questa campagna i conti saranno piuttosto elevati.

Serve un piano maidicolo

La doppia faccia del cambiamento climatico evidenzia la necessità di una riflessione profonda sul futuro dell’agricoltura italiana e più nello specifico nel rilancio del comparto maidicolo, oggi più che mai urgente. Azioni emergenziali e di più ampio respiro saranno da includere all’interno di un piano maidicolo nazionale sviluppato con tutta la filiera da implementare il prima possibile.


In Lombardia è già massima emergenza. Chiesto lo stato di calamità

In Lombardia la disponibilità di mais per quest’anno potrebbe subire una forte contrazione, di difficile quantificazione ma che, al momento attuale, può essere stimato in una forbice compresa tra un meno 20 e un meno 30%, con gravi conseguenze sia per le aziende ad indirizzo cerealicolo sia per quelle ad indirizzo zootecnico.

Regione Lombardia, tramite il presidente Attilio Fontana e l’assessore Alessandro Beduschi ha inoltrato al Masaf la richiesta dello stato di calamità per criticità idraulica.

Quali le richieste del mondo agricolo? L’applicazione di deroghe e flessibilità in seguito alle principali emergenze che gli agricoltori stanno affrontando (con riferimento alla Pac, ai Psr ed ai relativi e onerosi adempimenti burocratici), con l’obiettivo di attenuarne l’impatto sui prodotti finiti di qualità, soprattutto Dop, in un contesto produttivo in cui il maltempo ha fortemente compromesso l’approvvigionamento delle materie prime.

Tra le tante richieste il ristoro dei danni alle imprese, accompagnato anche da una serie di provvedimenti complementari quali la sospensione dei termini in materia di adempimenti e versamenti tributari, degli adempimenti e versamenti per lavoratori dipendenti e autonomi e dei termini per adempimenti e versamenti dei contributi previdenziali e assistenziali sino a fine anno e senza l’applicazione di sanzioni e interessi; moratoria della quota capitale di tutti i finanziamenti in essere per 12 mesi. E ancora, avvio delle procedure per delimitare le aree colpite e accertare i danni, con l’obiettivo di accedere - in deroga - agli interventi compensativi del Fondo di solidarietà nazionale (decreto 102/2004). Si è chiesto anche di riservare ai territori colpiti l’accesso dedicato e senza scadenza dei termini dall’evento alle procedure di Agricat; la deroga totale alle regole Bcaa 7 per il 2024 relative al Psp della Pac 2023/2027; l’attivazione e l’utilizzo della riserva di crisi Pac della Ue, e l’anticipo dei pagamenti Pac 2024. Si sono inoltre sollecitate deroghe in ordine all’utilizzo dei fitofarmaci, il credito agevolato, il prolungamento della stagione irrigua oltre il 30 settembre, deroghe alla normativa sui nitrati e deroghe ai disciplinari di produzione integrata e biologica.

In Pianura Padana agricoltura in tilt - Ultima modifica: 2024-07-07T15:33:31+02:00 da Roberta Ponci

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