Il climate change si tocca con mano. L’ultimo anno è stato caratterizzato da una serie di eventi climatici estremi: le forti piogge nelle Marche e a Ischia dello scorso autunno, l’alluvione in Emilia-Romagna a maggio, le ripetute ondate di calore e le grandinate di quest’estate sono gli esempi più rilevanti.
Si potrebbe pensare che il cambiamento climatico significhi semplicemente che le temperature aumenteranno gradualmente nel corso degli anni. Ma la realtà è più complessa.
L’aumento delle temperature non solo fa salire il termometro, ma porta anche a un incremento degli eventi climatici estremi. Immaginiamo la nostra atmosfera come un bicchiere d’acqua riempito a metà. Se lo agitiamo leggermente, l’acqua si muove, forma delle onde, ma non trabocca. Se però aggiungiamo più acqua e agitiamo con la stessa intensità, le onde che prima lambivano il bordo iniziano a traboccare e ad uscire.
In maniera semplificata, il sistema climatico si comporta come il bicchiere d’acqua.
Esistono delle normali oscillazioni che sono associate alla variabilità naturale, se però aumentiamo la temperatura, che in termodinamica significa aumentare l’energia disponibile e nel nostro esempio vuol dire aumentare il livello dell’acqua, le normali oscillazioni faranno uscire l’acqua dal bicchiere. Allo stesso modo l’atmosfera deve scaricare questo eccesso di energia in maniera più frequente rispetto a prima: ecco che ondate di calore più intense e precipitazioni più forti e distruttive si alternano con maggiore frequenza.
Anteprima di Terra e Vita 30/2023
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Gli eventi climatici estremi non sono solo un problema per l’ambiente, ma hanno anche un impatto diretto sulla nostra economia e sul nostro modo di vivere.
In particolare, chi lavora nel settore agricolo, dalla semina al raccolto fino al cibo che arriva sulle nostre tavole, è tra i più vulnerabili a questi cambiamenti. Ma non sono solo gli imprenditori agricoli a essere coinvolti. Anche assicurazioni e banche hanno un ruolo centrale, proteggendo il settore agricolo dai rischi economici legati al clima.
È ormai di fondamentale importanza creare una collaborazione all’interno della filiera agricola per fronteggiare il rischio climatico con azioni che includano programmazioni a medio lungo termine tra assicurazioni, istituti di credito, imprenditori agricoli e agricoltori, includendo nel processo anche lo Stato e le istituzioni. In un’era di climate change emerge la necessità di adottare strategie innovative per proteggere e sostenere l’agricoltura. Una di queste è la democratizzazione dei dati climatici.
Promuovendo una cultura in cui l’accesso ai dati climatici sia aperto e condiviso, possiamo garantire che tutti, dai piccoli contadini agli imprenditori agricoli, abbiano le informazioni necessarie per prendere decisioni informate e adattarsi ai cambiamenti in tempo reale.
In parallelo è essenziale sviluppare servizi climatici che nascano dalla collaborazione tra ricercatori, produttori e industrie.
Attraverso un approccio basato sulla progettazione, sullo sviluppo e sulla produzione compartecipata da tutti gli soggetti della filiera, possiamo assicurarci che questi servizi siano non solo innovativi, ma anche perfettamente adattati alle reali esigenze di chi lavora nel settore agricolo. L’obiettivo è una collaborazione attiva di tutti i membri della filiera alimentare, garantendo la protezione degli agricoltori, la stabilità dei prezzi per i consumatori e una copertura adeguata dei rischi con assicurazioni e istituti finanziari.
di Marcello Petitta
Climatologo, Università di Roma Tor Vergata