Il gelo ha colpito duro nelle campagne della Penisola, dove le produzioni in molti territori sono state praticamente dimezzate, dalle albicocche alle pesche, dalle fragole ai kiwi fino agli ortaggi. L'ondata di freddo gelido ha devastato i raccolti dal Piemonte alla Lombardia, dal Trentino al Veneto, dall'Emilia-Romagna alle Marche, dalla Toscana al Molise. A giudicare dalle segnalazioni pervenute dai territori, a pagare il prezzo più alto delle gelate notturne sembra siano state le campagne venete. Per proteggere i ciliegi in fiore a Padova sono stati addirittura accesi i falò notturni, in Valtellina è stata spruzzata acqua sui meleti per creare un velo protettivo contro il gelo mentre nelle serre è stato aumentato il livello di riscaldamento con costi aggiuntivi per le imprese. E molte di loro non sono assicurate contro questa avversità, quindi avere un rimborso dei danni sarà più complicato. Anche per questo l'assessore all'Agricoltura della Regione Piemonte Marco Protopapa ha chiesto al governo lo stato di calamità.
Una situazione drammatica per molte imprese agricole che hanno visto perdere in una giornata il lavoro di un intero anno. Pomodori, zucchine, peperoni e altri ortaggi sono compromessi nel centro nord Italia ma anche le piante ornamentali hanno sofferto per le gelate notturne con photinie, evonimi, allori e altre piante che avevano già vegetato vedono compromessa la loro bellezza, e vendibilità, a causa delle basse temperatura che danneggiano le loro foglie.
Dopo le alte temperature dei giorni scorsi che hanno favorito il risveglio della vegetazione le piante sono state sottoposte a un terribile shock termico con effetti sulle produzioni. Oltre a frutta e verdura a rischio le coltivazioni più precoci di mais, che potrebbero dover essere riseminate ma fuori dal riposo invernale e, pertanto, più sensibili al gelo, ci sono anche la vite e l'ulivo.
1. Trentino-Alto Adige, mele e ciliegie le più colpite
Le colture più colpite in Trentino sono il ciliegio ed il melo. I tecnici della Fondazione Edmund Mach fanno notare che quest'ultimo, nelle zone di fondovalle, ha raggiunto lo stadio fenologico di piena fioritura, molto sensibile alle basse temperature che determinano, nel caso di danno, la perdita irrimediabile del fiore o del frutticino appena formato. In collina ed in montagna lo stadio fenologico è quello da bottoni rosa-mazzetti divaricati fino a mazzetti affioranti in montagna, stadi che resistono a temperature di gelo inferiori. Ma le condizioni di questa notte hanno sicuramente determinato dei danni che dovranno essere quantitativamente verificati nei prossimi giorni.
Questa gelata così estesa e lunga ricorda gli ultimi eventi gravi del 1997 e, più recentemente, del 2017 che causarono importanti danni alla produzione di mele. Da una prima analisi meteorologica risulta che la gelata di questa notte ha avuto temperature simili al 1997 ma con durata decisamente maggiore. Infatti le basse temperature del 17-18 aprile 1997 si sono mantenute per circa 8-9 ore mentre stanotte hanno raggiunto le 13 ore. La differenza è rappresentata dalla diversa fase fenologica che potrebbe in alcune zone tardive aver limitato i danni.
L’azionamento degli impianti a pioggia sovrachioma antibrina, ove presenti, può aver ridotto, ma non azzerato, la percentuale di danno. Infatti la situazione complessiva di temperature molto rigide e di bassa umidità relativa, oltre al numero di ore di gelo, hanno messo in crisi anche un sistema ampiamente collaudato come quello dell’irrigazione antibrina.
Il ciliegio è una coltura estremamente sensibile alle gelate primaverili, sia nelle fasi precoci ma in particolar modo nel momento della fioritura. La fase fenologica della Kordia, la varietà più diffusa in Trentino, al momento delle scorse gelate è abbastanza diversificata: nelle zone più tardive, a seconda dell’appezzamento, lo stadio fenologico osservato è da punte verdi avanzate a bottoni fiorali visibili mentre in fondovalle e nelle zone collinari più esposte è la fioritura. Viste le temperature raggiunte (nelle zone altimetriche più elevate si sono registrati i -6 /-7°C), specialmente dove non è stata eseguita difesa attiva si osservano danni quantitativi abbastanza importanti.
I metodi adottati per la protezione dei ceraseti sono stati l’azionamento di impianti antibrina, principalmente in fondovalle, e l’accensione di stufette a pellet o di candele di paraffina (da parte di circa 40 agricoltori) soprattutto nelle zone collinari e montane. La gestione della difesa attiva è stata difficile per gli agricoltori, che si sono trovati ad affrontare temperature minime molto severe, gelate di lunga durata, spesso accompagnate da presenza di vento. Nei prossimi giorni, con ulteriori controlli sarà possibile avere un quadro più completo sia dell’entità del danno nelle varie zone che dell’efficacia della difesa attiva adottata.
Per quanto riguarda la vite, le valutazioni saranno fatte nei prossimi giorni, anche se i primi riscontri non sembrano così negativi come su altre colture.
2. Piemonte, per kiwi e albicocche perdite elevate
Perdite fino al 100% per kiwi e albicocche, per pesche e ciliegie il danno produttivo si aggira intorno al 90% e per pero e melo sul 70-80%. Questo l'esito della pesante gelata rn Piemonte che ha colpito soprattutto le piante da frutto, ma non ha risparmiato le orticole e la vite. In particolare è stata colpita l’area frutticola del borgodalese in provincia di Vercelli, i vigneti con danni fino all’80% nella zona di Acqui Terme, in provincia di Alessandria, nell’astigiano, oltre alla frutta e agli asparagi, sono state colpite le vigne, soprattutto nella zona di Calosso sono andati persi il 20-30% dei germogli del Nebbiolo che erano già di 5 centimetri, come anche nella zona di Coazzolo e di San Damiano d’Asti.
Nella zona di Carmagnola, nel torinese, le temperature sono scese fino a meno 8 gradi e ci sono danni sul mais, le cui piantine hanno raggiunto lo stadio vegetativo delle seconda-terza foglia. Temperature così basse hanno cagionato danni anche al grano e agli asparagi. I danni maggiori si sono verificati nel pinerolese per quanto riguarda la frutta. Nel cuneese, nella zona di Alba ci sono perdite fino al 50% sul Nebbiolo e nel resto del territorio della provincia le colture più colpite sono la frutta nel saluzzese con pesche, susine, albicocche e kiwi danneggiati, ma anche melo e piccoli frutti e anche quella a guscio come noci e nocciole, oltre ai danni su erba medica e loietto il cui primo taglio potrebbe essere a rischio. Nel saviglianese a risentire delle basse temperature le orticole fuori serra.
3. Lombardia, tsunami si abbatte su meloni e angurie
Oltre alla siccità, si aggiunge anche il gelo alla lista delle criticità con le quali deve fare i conti il settore ortofrutticolo mantovano in queste prime settimane di primavera. «Le temperature sotto lo zero di questi ultimi giorni – spiega Confagricoltura Mantova – hanno messo a dura prova diverse colture, colpite in una fase di crescita molto delicata». È il caso dei cereali autunno-vernini, come frumento e orzo, con le piante in fase di spigatura e dunque danneggiate dal freddo in un momento che potrebbe pregiudicarne il completo sviluppo. Dalla zona di Sermide e Felonica arrivano diverse segnalazioni per danni su meloni e angurie, trapiantati a marzo e ora a rischio sviluppo a causa del forte freddo, come segnalato dall’azienda agricola Talassi Gabriele.
Spostandosi a Poggio Rusco, le aziende Piva Cristiano e Piva Matteo segnalano danni consistenti al pomodoro, con la quasi totalità dei trapianti di marzo andati persi, e un danno almeno del 30% sui cocomeri, piantumati nella seconda metà del mese scorso. Problemi anche con gli alberi da frutto, con i ciliegi della zona di Ceresara, già in fiore la settimana scorsa, danneggiati dal gelo notturno, oltre a peri e meli, già in fioritura nella Bassa mantovana. Campanello d’allarme anche per le barbabietole: «Sono una coltura molto delicata – precisa l’ufficio tecnico di Confagricoltura Mantova – e si rischia di perderla completamente in caso di repentino calo delle temperature in questo periodo dell’anno».
4. Campagne venete nella morsa del ghiaccio
La gelata era attesa, ma è stata più tremenda di quanto si temeva. In certe zone del Veronese nella notte tra il 7 e l'8 aprile le temperature sono scese perfino a -8 °C, non lasciando scampo a tanti alberi da frutta in piena fioritura. Sono stati meli e ciliegi a fare le spese di questa gelata, ma anche kiwi, pesche, pere, viti, albicocche riporteranno perdite importanti.
«La conta dei danni la faremo la settimana prossima, ma possiamo già parlare di un disastro pari a quello del 2017, quando dopo la metà aprile una gelata seccò i germogli delle viti come se fosse stato autunno – sottolinea Paolo Ferrarese, presidente di Confagricoltura Verona –. Si sapeva che la notte scorsa sarebbe stata la più terribile, ma non credevamo che le temperature sarebbero andate così sottozero. E non è finita, perché sono attese altre gelate. Quel che è certo è che ci sono danni importanti in tutta la zona frutticola dall’Est al Basso Veronese. Al momento pare che la produzione più colpita sia quella delle mele da Palù a Zevio, da Legnago fino a Bevilacqua. Abbiamo anche segnalazioni di vitigni danneggiati, in particolare l’uva bianca precoce come lo Chardonnay. I primi germogli, spuntati da poco, sono accartocciati e quasi sicuramente ci saranno perdite parziali o totali».
Conferma la batosta Francesca Aldegheri, referente di giunta di Confagricoltura Verona per il settore frutta: «Stavolta è stata una botta tremenda, siamo in ginocchio – dice sconsolata –. Nell’Est Veronese alle dieci di sera eravamo parecchio sotto zero e stamattina a -6 °C. Chi poteva ha fatto partire i trattamenti antibrina, ma con un gelo simile sono serviti a poco. Abbiamo investito tanto sui ciliegi e ora tutti i fiori sono avvizziti, credo che tutto sia andato perso. Sui kiwi non si è salvata una gemma. Fiori di pesche e albicocche decimati. Ci sono agricoltori che non sono assicurati e sono disperati. Ma anche per quelli che hanno fatto l’assicurazione è dura. Abbiamo da vedere ancora il contributo statale dello scorso anno e pure del fondo nazionale per le gelate, varato nel 2020, non c’è traccia. In Emilia Romagna sono già iniziati i pagamenti, qui in Veneto siamo all’anno zero».
5. Gli impianti antibrina limitano i danni
Pietro Spellini, frutticoltore di Villafranca, ha salvato buona parte della frutta perché ha installato quasi ovunque gli impianti antibrina: «Ho danni sui peri, ma le mele e le more spero di averle salvate. Nel Villafranchese invece ci sono gravi danni ai kiwi. C’è chi ha perso quasi tutto e chi ha avuto anche danni alle orticole sotto tunnel».
Andrea Foroni, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Veneto, ha perso parte della produzione di kiwi: «Sono stato fuori tutta la notte e il gelo era tremendo, perché era completamente sereno. Perfino gli impianti antibrina non sono riusciti a salvare i frutti. In mezzo ai filari c’è ancora ghiaccio, non sono in grado di quantificare le perdite, tanto più che stanotte è attesa un’altra gelata, anche se con temperature inferiori. Ci auguriamo che venga decretato lo stato di calamità e che arrivino sostegni, perché altrimenti saremo in ginocchio».
6. Toscana, produzioni dimezzate
Crack nelle campagne in Toscana con il gelo che ha colpito duramente le produzioni in molti territori che risultano praticamente dimezzate, dalle albicocche alle pesche, dai carciofi, alle fave e i piselli, fino a pesanti danni sui vigneti. È quanto emerge dal monitoraggio della Coldiretti Toscana sugli effetti dell’ondata di freddo gelido che sta mettendo a repentaglio i raccolti di frutta, uva e ortaggi in tutte le province della Toscana, per cui si sta procedendo alla richiesta di stato di calamità naturale.
Ortaggi compromessi, alberi di frutta in fiore gelati, ma anche le piante ornamentali hanno sofferto per le gelate notturne con photinie, evonimi, allori ed altre piante che in Toscana avevano già vegetato vedono compromessa la loro bellezza (e vendibilità) a causa delle basse temperature che danneggiano le loro foglie.
Se per proteggere i raccolti sono stati addirittura accesi in Valdicornia i falò notturni per riscaldare i vigneti, Coldiretti Toscana denuncia un scenario compromesso a Grosseto, danni ingenti sui vigneti a Siena, a Massa Carrara, Pisa e Livorno sono a rischio le orticole, ad Arezzo il gelo ha colpito frutteti e vigneti, mentre nell’agro di Pistoia la perdita risulta superiore al 50% anche delle piante ornamentali e degli ortaggi, con pomodori, piselli, fave e carciofi bruciati dalla gelata memorabile.
7. Lazio, compromesso il 50% dell'actinidia
Duro colpo alle coltivazioni del Lazio compromesse per oltre il 50% a causa del gelo. Dalle piantagioni di kiwi e vigneti, soprattutto nella provincia di Roma e a Viterbo, dove si registrano i danni maggiori, fino agli asparagi e fragole e ancora mandorli, nocciole e pomodori. Danni che non sono ancora quantificabili. Solo nei prossimi giorni, infatti, sarà possibile fare una stima più precisa. Le temperature sono arrivate anche a 6 gradi sotto lo zero a Montelibretti e Vetralla, fino ai meno 10,5 di Cinelli in provincia di Viterbo.
«In particolare nella Capitale e nella provincia – spiegano da Coldiretti Roma – sono state danneggiate piantagioni di kiwi a Colonna e Velletri, dove ad essere colpiti dal freddo sono stati anche i vigneti, così come ai Castelli Romani. E poi le orticole ad Ariccia e le zucchine con le patate a Maccarese. Sempre a Maccarese si registrano danni anche alle coltivazioni di melanzane e pomodori e ancora meloni, cocomeri e fragole. Vigneti e orticole compromesse anche a Tivoli e Castel Madama. Piante da frutto danneggiate tra Mentana, Marcellina, Palombara Sabina e Montelibretti, dove le temperature sono state davvero rigide».
Compromesse anche le piante ornamentali che hanno sofferto per le gelate notturne. Le alte temperature dei giorni scorsi avevano favorito il risveglio della vegetazione. Le piante sono state sottoposte ad un terribile shock termico con effetti sulle produzioni. Oltre a frutta e verdura a rischio a rischio anche la vite e l’ulivo.
Danni più lievi nella Piana Reatina dove al momento non sono coltivate piantagioni soggette a danni causati dal gelo, eccetto qualche problema legato alla coltivazione dei kiwi.
A Viterbo, il quadro più drammatico, con diverse zone colpite. Si va da alla zona tra Canino, Vulci e Montalto di Castro con danni alle colture arboree, mandorlo, vite, nocciolo, agli asparagi a Montefiascone, Canino e sempre Vulci con danni ai kiwi, nonostante i trattamenti antigelo. Asparagi compromessi a Montalto di Castro e Tuscania, insieme a orticole e vigneti danneggiati anche a Valentano. A Tarquinia oltre agli asparagi, anche carciofi, peschi e patate precoci. Decine di ettari di pomodori da ripiantare, danneggiati anche alcuni cocomeri.