Gelo in Valtellina, l’irrigazione antibrina salva i meleti

Gli impianti messi in funzione nelle ore più fredde proteggono le gemme e i fiori delle piante di melo. Il sottile velo ghiacciato che si forma impedisce alle gelate di decimare la produzione. «Un sistema efficace – racconta il melicoltore Gian Piero Menghina - che negli ultimi 25 anni, ha salvato più volte la nostra produzione»

L’antibrina, ancora una volta, ha funzionato: solo con l’ultimo intervento di stamattina (8 aprile) sono stati salvati 50mila quintali di frutta da una brutta gelata, che ha portato il termometro in Valtellina a toccare, anche la scorsa notte, i -4°. L’ultima ondata di freddo che ha colpito la provincia di Sondrio è stata particolarmente insidiosa e ha fatto seguito a una fase climatica eccezionalmente calda, che ha portato a uno sviluppo vegetativo precoce, con gemme e fiori che già hanno fatto capolino sui meleti.

Per salvarli, nessun’altra via possibile che usare “il gelo per combattere il gelo”: si sono quindi attivati gli impianti di irrigazione che, dotati di ugelli speciali, hanno bagnato le piante creando quel sottile strato protettivo di acqua ghiacciata che con lo sbalzo termico conserva il calore della pianta e protegge le parti più esposte, impedendo che vengano danneggiate da temperature ancora più basse.

Il sistema antibrina

Nel periodo invernale, che  in Valtellina è prolungato rispetto ai frutteti di pianura, le piante di mele sono in grado di sopportare temperature inferiori allo zero anche di diversi gradi, ma diventano particolarmente sensibili alla ripresa della fase vegetativa, in prossimità della fioritura o dopo aver emesso le nuove foglioline. In queste condizioni un repentino abbassamento delle temperature rischia di compromettere la produzione dei frutti e il raccolto finale.

Con l’irrigazione accesa nelle ore più fredde le gemme e i fiori delle piante di melo vengono quindi protetti da un sottile velo ghiacciato, che impedisce alle gelate di decimare la produzione. L’acqua, infatti, solidificandosi “cede calore” e mantiene la vegetazione intorno agli zero gradi, impedendo che venga danneggiata da temperature più basse.

Una strategia collaudata

Qui in Valtellina, l’entrata in funzione degli impianti è collaudata: si attivano quando le temperature vedono una fase calante e scendono intorno al mezzo grado positivo.

Gian Piero Menghina nel meleto

«Qui a Bianzone, l’impianto è partito ieri sera verso le 22 ed è rimasto in funzione fino alle 10.30, un bel lasso di tempo. Di solito, infatti, lo si attiva nelle prime ore del mattino - racconta Gian Piero Menghina, produttore -. E’ l’impianto più grande, che copre i terreni consorziati: le temperature rigide potrebbero portare a una perdita anche totale del prodotto.

Si tratta di un sistema efficace che, negli ultimi 25 anni, ha salvato più volte la nostra produzione. Aprile è uno dei mesi più delicati, gelate simili possono essere molto pericolose, direi devastanti al pari di una fitta grandinata».

E il problema di una gelata improvvisa è tutt’altro che remoto, nella breve fetta di terra (larga un paio di chilometri appena) che separa il versante alpino orobico da quello retico, al confine con la Svizzera.

Difficile stimare i danni

L’impianto antibrina del Tiranese è gestito dal Consorzio Miglioramento Fondiario Sponda Soliva irriga 700 ettari di frutteto, da Piateda a Tirano, mentre l’impianto antigelo funziona sui comuni di Villa di Tirano, Bianzone e Teglio, coprendo una superficie di 120 ha, pari a un prodotto stimato di 50mila q di frutta. A questo si aggiungono gli impianti privati.

L’antibrina copre il 25% della superficie totale, di circa 1.000 ettari. Difficile stimare l’esito dei danni della brinata sul restante 75%, perché l’escursione termica dalla Bassa alla medio-alta Valle è sensibile: si potrebbero tuttavia toccare le diverse centinaia di migliaia di euro, concentrati proprio in quelle zone produttive dove i meleti non sono dotati di impianti antibrina. Molto dipenderà anche dall’andamento delle temperature dei prossimi giorni dell’escursione termica che si andrà a verificare nelle settimane a venire. Già martedì prossimo, qui, il termometro dovrebbe tornare sottozero, e vedere riaffacciarsi la neve.

Le mele in un territorio vocato

Nella zona di Bianzone e Villa di Tirano si producono le varietà di mele più note e richieste: dalla  Golden, alla Stark Delicious, Gala e Fuji. L’areale valtellinese vocato alla produzione di mele scende da Grosotto (il più alto meleto è a 700 metri) fino a Piateda e anche più in giù, superata la città capoluogo Sondrio: in tutto, un’asta di circa 40 chilometri che corre lungo la valle principale. A questi si aggiunge l’area separata e molto più circoscritta di Postalesio e Talamona, in bassa valle.

La Mela Valtellina Igp è, peraltro, una delle sei mele a denominazione di origine riconosciute dalla Ue, insieme alla Mela Val di Non Dop, Mela Alto Adige Igp, Mela del Trentino Igp, Melannurca Campana Igp e Mela Rossa Cuneo Igp.

Una valle pienamente vocata, con terreni sciolti e permeabili, cinti a nord delle Alpi Retiche e a sud delle Orobie e attraversata dalla della brezza pomeridiana che si leva dal lago di Como: il suo microclima si completa con un’escursione termica di norma ideale nei periodi di raccolta ed esalta il gusto, la colorazione e l’aspetto dei frutti.

Gelo in Valtellina, l’irrigazione antibrina salva i meleti - Ultima modifica: 2021-04-08T14:50:10+02:00 da Alessandro Maresca

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