Ettari e valori assicurati in crescita ma anche costi per i premi in deciso aumento, mentre diminuiscono le aziende agricole sottoscrittrici di contratti con le compagnie. E poi un "buco" da 180 milioni di euro di rimborsi da colmare al più presto che accende i riflettori sulla sostenibilità del sistema. Queste le luci e le ombre che tracciano il profilo dell'annata 2022 del sistema delle polizze agevolate secondo i dati diffusi durante il quindicesimo convegno nazionale sulla gestione del rischio in agricoltura organizzato da Cesar e Asnacodi Italia in collaborazione con Ismea, Ania e il Dipartimento di Scienze agrarie alimentari e ambientali dell'Università di Perugia. Oltre mille i presenti al teatro Lyrick di Assisi (Pg), tradizionale sede dell'appuntamento che di fatto apre la campagna assicurativa. Durante i lavori si è parlato anche del 2023 che vede il debutto del fondo nazionale per le avversità catastrofali Agricat e delle prospettive di medio e lungo periodo per il sistema della gestione del rischio in agricoltura, sempre più alle prese con gli effetti dei cambiamenti climatici.
Numeri in chiaroscuro
Secondo le prime elaborazioni di Ismea sulla base dei dati provvisori trasmessi dal Sian e dalle compagnie assicurative, nel 2022 per il secondo anno consecutivo i valori assicurati sono cresciuti, raggiungendo quota 9,5 miliardi di euro: +4,5% rispetto al 2021. Merito del +5,3% fatto registrare dalle coperture per le colture vegetali che hanno superato i 7 miliardi di valore. Del +11,8% di quelle per le strutture (un miliardo e 252 milioni i valori assicurati) e del -6,6% per le zootecniche, con un valore sceso a un miliardo e 191 milioni di euro.
Andando più nel dettaglio delle polizze relative alle colture, rispetto al 2021 lo scorso anno sono diminuite del 3,9% le aziende agricole sottoscrittrici di pacchetti agevolati, fermatesi a 61.681 (l'8,9% delle 689.267 imprese attive in Italia). Gli ettari coperti sono stati 1.268.982 (+2,3% rispetto al 2021). Due dati, questi, che confermano quanto emerso dall'ultimo censimento del 2020, cioè la tendenza alla diminuzione delle aziende agricole operanti nel nostro Paese ma all'aumento della Sau media. I valori assicurati (7 miliardi e 63 milioni di euro), rappresentano il 17,9% del valore della produzione totale del settore delle colture vegetali.
Nessuna sorpresa per le colture più assicurate nel 2022. In testa l'uva da vino, seguita da mais, mele, riso e pomodoro da industria. Anche a livello territoriale tutto confermato: oltre metà del mercato assicurativo resta concentrato in Veneto, Emilia-Romagna e Lombardia. La prima regione del Sud è la Puglia, al sesto posto, preceduta da Trentino Alto-Adige e Piemonte.
Sale il costo delle polizze, spesa pubblica da rivedere?
Nella campagna 2022 per il sesto anno consecutivo sono aumentati i premi pagati dagli agricoltori, passati dai 620,2 milioni di euro del 2021 ai 698,3 (+14%). Un incremento dovuto anche al rincaro delle tariffe assicurative (+7% rispetto ai dodici mesi precedenti), arrivate alla soglia del 10%. «Un aumento su cui ha certamente pesato l'inflazione dell'8,1% che ha caratterizzato il 2022 – ha commentato Camillo Zaccarini Bonelli di Ismea presentando i dati – ma senza le componenti aleatorie dei costi energetici l'aumento medio dei prezzi sarebbe stato del 4-4,5%, quindi il rincaro del 7% delle polizze è segnale di un sistema che non ha ancora raggiunto la sua stabilità».
A conferma di questa difficoltà a trovare un equilibrio ci sono anche i dati relativi ai valori assicurati nei diversi pacchetti di garanzie. Nel 2022 la metà si è concentrata nel pacchetto C (+12,5% rispetto al 2021), quello con almeno tre avversità di frequenza. C'è stata invece una riduzione del 5,7% delle coperture catastrofali del pacchetto B e dell'1,6 del pacchetto A. Cresciute invece del 337% le sperimentali, ma la quota sul totale dei valori assicurati resta marginale (1%). «Bisogna assolutamente fermare questo disinvestimento delle compagnie assicurative sui rischi catastrofali» ha concluso Zaccarini Bonelli.
Presente e futuro tra nuovi strumenti e nuove minacce
Archiviati i numeri della campagna assicurativa 2022 si guarda con fiducia a quella 2023 che sta per iniziare con la grande novità del fondo Agricat, grazie al quale si spera di allargare la base assicurativa e diffondere la cultura della gestione del rischio tra gli imprenditori agricoli, anche alla luce della sempre maggiore "pressione" esercitata dai cambiamenti climatici sul settore agricolo. «È in gioco non solo il reddito delle singole aziende agricole – ha sottolineato la direttrice di Ismea Maria Chiara Zaganelli – ma la produzione agricola e agroalimentare di tutto il Paese. Il fondo Agricat dovrà dare le risposte attese dal settore, il 2023 è l'anno zero per mettere a terra questo strumento informativo».
Climate change e agricoltura
Siccità, ondate di calore, gelate tardive e alluvioni. Sono le avversità atmosferiche che più di altre hanno flagellato le campagne italiane negli ultimi anni (grandine a parte) e sono il segnale più evidente dei cambiamenti climatico in atto nel bacino del Mediterranreo. Durante il convegno di Assisi Stefano Tibaldi, senior scientist del Centro mediterraneo cambiamenti climatici, ha lasciato ben poche speranze alla possibilità che la situazione possa migliorare nei prossimi anni, anzi, quelli che oggi possono essere ancora considerati eventi eccezionali diventeranno sempre più la norma, tanto che anche nel cuore agricolo d’Italia, la Pianura Padana, bisognerà rivedere la vocazionalità colturale e rinunicare a coltivare mais, riso, kiwi e pomodoro da industria. «Anche gli scenari più ottimistici sul riscaldamento globale e sul calo di precipitazioni da qui a fine secolo non lasciano presagire nulla di buono – ha ribadito Tibaldi – ci sarà un aumento esponenziale delle richieste di acqua per scopi irrigui e rischio di calo delle rese del grano del 40-50%».
Fondo Agricat, ultima spiaggia
Con i suoi 350 milioni a disposizione delle 700mila aziende agricole italiane titolari di aiuti Pac, il fondo Agricat offre a partire da quest'anno un indennizzo di base contro i danni da gelo, siccità e alluvioni. A oggi manca però ancora il regolamento attuativo che permetta agli imprenditori agricoli che hanno subito danni di denunciarli e ricevere gli indennizzi.
«Siamo al nuovo anno zero della gestione del Rischio – ha spiegato il direttore di Asnacodi Italia Andrea Berti – con il Fondo Agricat si apre un nuovo percorso che deve coinvolgere tutti gli attori della nostra filiera per riuscire ad attivare un necessario cambio di approccio, anche attraverso una partnership pubblico-privata. Agricat deve essere un motore di cambiamento. Cambio di approccio che Asnacodi Italia sta portando avanti all’interno della galassia dei Condifesa sparsi su tutto il territorio nazionale attraverso numerose azioni di innovazione e trasferimento di conoscenza, per noi strumenti fondamentali al servizio di tutti gli agricoltori».
Tre problemi da risolvere in fretta
«Mancano 180 milioni di euro per chiudere la campagna 2022, siamo molto in ritardo – ha lamentato il presidente di Asnacodi Italia Albano Agabiti – dopo un 2021 nel quale i pagamenti sono stati veloci ora siamo tornati indietro e manca ancora il 40% del contributo richiesto da erogare. Tra l'altro in un momento in cui i tassi d'interesse si sono alzati molto, partiamo dal 3% e arriviamo al 5-7%. Asnacodi anticipa circa 400 milioni l'anno di contributi e con questi tassi sono 30 milioni che perdiamo per colpa dei ritardi nei pagamenti a causa della burocrazia».
«Non si può tacere della sofferenza patita con la zootecnia – ha aggiunto Agabiti – anche qui c'è stata una riduzione del ritardo ma grazie a provvedimenti straordinari. Restano 25 milioni da pagare ma parliamo di annualità che arrivano a ritroso fino al 2015. E poi c'è un terzo aspetto critico – ha rimarcato il presidente di Asnacodi – abbiamo presentato nove tra fondi mutualistici e Ist, alcuni sono già operativi e riconosciuti dal 2019. Il gradimento da parte degli agricoltori c'è, ma ancora non c'è stata alcuna erogazione per i danni riconosciuti: si parla di una ventina di milioni. Spero che entro giugno questi tre nodi siano sciolti».