Il grido dalle campagne e il monito degli esperti non lasciano dubbi: la prossima estate sarà ancora più siccitosa della precedente. Le conseguenze dei cambiamenti climatici sono tangibili ormai da alcuni anni e parlare di emergenza sembra quasi anacronistico. L’agricoltura è il settore che ha subito gli effetti maggiori degli eventi climatici estremi e della conseguente scarsa disponibilità di acqua. Solo nel 2022, come evidenziato nel corso della presentazione del Libro bianco 2023 “Valore acqua per l’Italia” curato da The European House – Ambrosetti, si sono registrate ingenti perdite di raccolto: circa il 50% sul totale.
Le produzioni che hanno maggiormente sofferto la siccità sono state: verdure (-70% nel 2022 rispetto al 2021), mais e soia (-50%), olio (-40%), frutta (-35%) e grano (-25%). Tali perdite si inseriscono in una dinamica di medio periodo già sotto stress: nel periodo 2015-2020, sempre a causa delle condizioni siccitose e delle precipitazioni estreme, il Paese aveva perso il 15% della produzione di verdura, il 14% di olio e olive, il 9% di grano.
Secondo stime di Coldiretti, nel 2022 i danni provocati dalla siccità nel settore agricolo ammontano complessivamente a 6 miliardi di euro, circa il 10% dell’attuale valore della produzione dell’intera filiera agroalimentare.
Come affrontare la crisi idrica in atto e invertire la rotta? I relatori del convegno hanno messo l’accento su tre tematiche: economia circolare, digitalizzazione dei processi produttivi, ammodernamento delle infrastrutture.
Il valore dell’acqua
Come evidenziato nel Libro bianco 2023, l’oro blu rappresenta un input produttivo primario per l’operatività di 1,5 milioni di imprese agricole, circa 330mila aziende manifatturiere idrovore e oltre 9mila imprese del settore energetico. L’emergenza idrica potrebbe mettere a rischio 320 miliardi di euro, il 18% del Pil italiano.
Considerando che l’Italia è il primo paese europeo per quota di territorio con uno stress idrico elevato e che l’85% delle produzioni agroalimentari italiane è irriguo, la disponibilità d’acqua e la sua qualità sono fattori determinanti al fine di garantire un prodotto agroalimentare di qualità e sicuro. Per questo è fondamentale riuscire ad accumulare l’acqua piovana. In Italia, come evidenziato nel Libro, cadono 513,3 milioni di m3 di acqua che potrebbero essere recuperati per ridurre il prelievo di nuova risorsa, tuttavia solo l’11% viene raccolto. Questo avviene perché mancano infrastrutture adeguate come, ha sottolineato il presidente Coldiretti Ettore Prandini, i bacini di accumulo.
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Acqua, «Infrastrutture vetuste»
Valerio De Molli, managing partner e Ceo di The European House – Ambrosetti, ha sottolineato che: «Le condizioni infrastrutturali vetuste della filiera estesa dell’acqua italiana, insieme alla sempre crescente pressione sulla risorsa idrica resa drammatica dagli effetti del cambiamento, ci impongono in tempi rapidi un cambio di paradigma: il passaggio a una gestione circolare della risorsa idrica. Il modello – ha spiegato De Molli – si compone di cinque azioni riassunte nella formulazione delle “5R”: raccolta, ripristino, riuso, recupero e riduzione dei prelievi, dei consumi e delle perdite».
Agricoltura esempio di economica circolare
Il settore agricolo, come sottolineato nel corso del convegno, è un esempio 'naturale' di economia circolare, in quanto la maggior parte dell’acqua viene reimmessa in falda. In agricoltura, infatti, la risorsa idrica utilizzata può provenire da fonti quali l'acqua di scarico delle case o dei processi industriali, che viene poi adeguatamente trattata e riutilizzata per l'irrigazione. Tra i vantaggi di questo processo troviamo una maggiore efficienza nella gestione della risorsa e una riduzione dei costi legati all'utilizzo dell'acqua.
Ma solo il 4% delle acque reflue viene utilizzato
Tuttavia, ad oggi, come spiegato nel Libro, a fronte di un potenziale riutilizzo diretto delle acque reflue depurate del 23%, solo il 4% viene effettivamente riutilizzato in agricoltura.
Le stime della community Valore acqua per l’Italia hanno rilevato che il riutilizzo diretto di acqua in agricoltura, se adottato in modo continuativo ed efficiente, garantendo tutti gli standard qualitativi necessari, potrebbe rispondere al 45% della domanda idrica del settore primario. Inoltre la pratica comporterebbe una riduzione della domanda estrattiva di acqua potabile e un minor impiego di fertilizzanti esterni, grazie alle sostanze nutritive presenti nelle acque.
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Digitale nei campi contro la siccità
Per un migliore efficientamento della risorsa idrica in agricoltura, i relatori hanno evidenziato l'importanza delle nuove tecnologie digitali quali: software gestionali aziendali, sistemi di monitoraggio e controllo di coltivazioni, macchine e attrezzature agricole, servizi di mappatura di coltivazioni e terreni e i sistemi di supporto alle decisioni.
Tra i principali benefici dell’Agricoltura 4.0, oltre all’ottimizzazione dei processi produttivi e a una maggiore qualità dei prodotti, l'indagine sottolinea la riduzione del 30% della richiesta di input esterni (acqua e fertilizzanti) e la crescita del 20% della produttività.
Nonostante il mercato dell’agricoltura digitalizzata cresca ad una percentuale media annua di 74% dal 2017, raggiungendo il valore di 1,6 miliardi di euro nel 2021, la sua penetrazione è ancora limitata al 6% della superficie agricola coltivata nel Paese.
I cittadini sottostimano gli effetti del climate change
Dal sondaggio curato dalla community Valore acqua rivolto ai cittadini italiani emerge che il 40% della popolazione sottostima gli impatti del cambiamento climatico sull’agricoltura e che più di un cittadino su otto non sa quantificare gli effetti negativi del cambiamento climatico sulla resa dei terreni agricoli. È interessante notare che i cittadini che hanno subito restrizioni a causa della siccità 2022 sono più consapevoli del danno che le avversità climatiche provocheranno nel settore agricolo: +4,2 punti percentuali di risposte corrette rispetto alla media.