Alle pendici dell’Etna il melograno è più dolce e precoce

Giovani piante di melograno pronte per la spedizione: La carenza di materiale di moltiplicazione ha spinto Gaetano Tirrò ad  avviare nel 2017 l’attività vivaistica per la riproduzione delle varietà maggiormente richieste dal mercato
Gaetano Tirrò negli ultimi sei anni ha sperimentato la tecnica migliore per sviluppare quella che si sta dimostrando una valida alternativa al classico Tarocco. Con la giusta varietà, forma di allevamento e tecnica colturale rigorosamente bio l'entrata in produzione è anticipata e i responsi commerciali più che positivi

Quattro generazioni che raccontano la storia dell’agricoltura e l’innovazione, passando da frumento, vite, agrumi, olivo e melograno. L’azienda agricola Tirrò si estende su una superficie di circa 14 ettari nel catanese tra i comuni di Catania e Misterbianco.

Cambio colturale e generazionale

Dal 2014 l'azienda è gestita da Gaetano Tirrò, agronomo trentaseienne.

«Dal 1977 e fino a sei anni fa – racconta il titolare  – l’azienda è stata gestita da mio padre che ha trasformato una parte da vigneto a oliveto e agrumeto, impiantando uno dei primi impianti di tarocco nucellare 57-1E-1. Nel 2014 conseguii il dottorato di ricerca all’Università di Firenze e, dopo le opportune indagini di mercato e il suggerimento di esperti del settore, decisi di espiantare tutto sulla superficie di 3 ha e iniziare l’avventura con il melograno. Avvisai mio padre e lui mi rispose di risparmiare solo un albero di Diospyros kaki, a cui è molto legato».

La tecnica colturale prevede l’adozione di strutture di sostegno come la Y trasversale e fili orizzontali sostenuti da palificazioni

Tra precoci e dolci, la ricerca delle varietà più adatte

Vista la carenza di aziende produttrici di materiale di propagazione per la coltivazione del melograno, nel 2017 è stata avviata l’attività vivaistica per la riproduzione delle varietà maggiormente richieste dal mercato (Wonderful, Valenciana, Mollar de Elche, Parfianka, Hicaz, Acco) e di quelle tipiche siciliane come Dente di Cavallo, Primosole ed Etna. Dente di Cavallo è una varietà a seme duro, perciò non apprezzata a livello commerciale. Primosole, selezionata dal Dipartimento di Agricoltura, Alimentazione e Ambiente (Di3A) dell’Università di Catania, sezione di Arboricoltura e Genetica Agraria, è nota per le ottime caratteristiche bioagronomiche, per l’elevato profilo antocianico e polifenolico, nonché l’alto potenziale antiossidante. Etna, varietà in fase di studio selezionata proprio da Gaetano Tirrò, si distingue per la dolcezza, la sofficità del tegmen (seme), il colore di buccia ed arilli e l’ottimo contenuto di antociani.

In considerazione delle richieste di mercato al momento dell’impianto, la varietà predominante è la Wonderful, con una superficie di 2 ettari, mentre Parfianka, Acco, Mollar de Elche, Primosole e Etna sono presenti in ugual misura nella restante parte. Oggi, in considerazione delle richieste dei consumatori, Gaetano confessa che investirebbe maggiormente sulla Acco per la precocità e sulle varietà più dolci (Valenciana, Mollar de Elche, Primosole).

Sesti d'impianto "densi" per anticipare l'entrata in produzione

Le cultivar commerciali hanno una rapida messa a frutto e già al terzo anno entra in produzione circa il 50% delle piante. Perciò è necessario sostenere la pianta quando il carico dei rami aumenta. Si adottano strutture di sostegno come la Y trasversale e fili orizzontali sostenuti da palificazioni. Il sesto ottimale degli impianti israeliani, presi come modello della moderna coltivazione, è di 6 x 3,50 m. In considerazione della vigoria della varietà e della forma di allevamento, è possibile realizzare impianti con sesti 5x2, 5 o addirittura 4x2,5. Queste densità più elevate permettono rendimenti più alti nei primi anni, per poi provvedere alla rimozione di piante alternate negli anni successivi (sesto dinamico). La pianta allevata a monocaule deve essere sostenuta da un palo o una canna ed accompagnata da un robusto filo orizzontale. L’astone si accorcia a 45-50 cm dal suolo e poi si allevano i germogli per formare la chioma, legandoli ai fili orizzontali superiori. I rami saranno poi accorciati o sostituiti ad ogni potatura invernale per la formazione di una robusta struttura arborea. I rami secondari in eccesso devono essere rimossi, come pure i polloni che si sviluppano alla base dell’albero.

La formazione dell'Y trasversale

La potatura invernale va affiancata da operazioni di individuazione dei rami portanti che vengono legati ai fili di sostegno orizzontali. Al fine di mantenere l’interno della struttura aperta, durante la stagione di crescita, va effettuata anche una potatura verde (solitamente ad agosto), finalizzata all’eliminazione dei succhioni troppo vigorosi. La pianta nell’Y trasversale così avrà essenzialmente 3 – 4 branche principali con la chioma formata con legature dei rami sui fili orizzontali. Sebbene si tratti di una tecnica molto laboriosa, risulta efficace per ottenere il massimo ombreggiamento dei frutti. Si limitano così le scottature e si facilita il diradamento dei piccoli frutti (solitamente a luglio in relazione al carico dei frutti) e la stessa raccolta.

Baulatura, pacciamatura e ali gocciolanti al suolo

La tecnica israeliana prevede la baulatura del terreno, l’impiego di un’ampia pacciamatura di colore bianco/nero, che oltre a proteggere da infestanti limita l’evapotraspirazione con la collocazione, sotto il film plastico, di doppie ali gocciolanti. Per evitare l’insorgenza di malattie, soprattutto nella zona del colletto, si è già passati al telo antialga nero, traspirante.

La possibile insorgenza di scottature dell’epicarpo dei frutti, derivanti dall’irraggiamento solare associato ad alte temperature, solitamente si previene con trattamenti a base di carbonato di calcio e zinco o caolino. Altro peculiare problema del melograno è la spaccatura dei frutti, da evitare soprattutto con il mantenimento del regime idrico del terreno.

La concimazione si effettua da aprile a settembre e, in particolare, durante il mese di maggio bisogna porre attenzione all’irrigazione, infatti, conviene mantenere un leggero stress idrico fino all’allegagione.

Difesa rigorosamente biologica

Tirrò ha scelto di non impiegare prodotti di sintesi per la difesa.

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Ad aprile esegue un trattamento per gli afidi con sapone molle potassico in caso di necessità, i dissuasori feromonici per il rodilegno giallo (Zeuzera pyrina), le trappole feromoniche per la mosca della frutta (Ceratitis capitata), sporadicamente (solo nelle piante del vivaio), si manifestano attacchi di Aceria granati, acaro responsabile dell'alterazione delle foglie determinata dal ripiegamento o arrotolamento del margine della lamina entro le quali l’acaro si
nutre e si moltiplica. Problematica anche la gestione del "cuore nero del melograno" alterazione fungina causata da Alternaria alternata, innescata da infezioni che possono avvenire in fase di fioritura e si manifestano nel periodo prossimo alla raccolta.

Provoca l’annerimento degli arilli da cui il nome “black heart” con cui è conosciuta. Per lo scarso numero di formulati registrati per il melograno e, in particolare per l’agricoltura biologica, sono in corso diverse sperimentazioni. Nelle condizioni di coltivazioni siciliane, si sono registrati buoni risultati trattando le piante sul bruno con ossicloruro di rame al fine di abbassare la carica di inoculo.

Raccolta scalare

Inizia ad agosto – settembre con Acco che presenta un colore interno ed esterno rosso, dal sapore medio acido, con frutti di circa 300 – 350 g. Si continua con Valenciana, dalla colorazione interna ed esterna rosata e dal seme tenero che apre la stagione per l’e-commerce. La Parfianka si colloca sul mercato la terza settimana di settembre presentandosi sulla piattaforma online circa 15 giorni prima della Wonderful. Purtroppo, risulta particolarmente suscettibile alla botrite e la shelf life è piuttosto breve. La campagna per Mollar de Elche inizia a ottobre con frutti di medio calibro, buccia di colore giallo-rosso chiaro, arilli dolci, seme morbido. Seguono Wonderful a fine ottobre e Primosole a novembre in concomitanza con Etna che ancora non è una varietà registrata.

Dal fresco al succo

Il progetto iniziale prevedeva solo la commercializzazione del fresco, ma nel corso degli anni si è diversificata la produzione con l’avvio dell’attività vivaistica che oggi conta circa 8-10mila piante e la trasformazione di parte dei frutti in succo e confetture.

«Quando ci siamo resi conto che le numerose e pregiate varietà che coltiviamo potevano essere impiegate per una ricetta “segreta” per realizzare un succo di melograno unico al mondo – racconta Tirrò – abbiamo iniziato a imbottigliarlo e distribuirlo in ambito locale e regionale. La prova si è rivelata un successo e la produzione del nostro succo si è moltiplicata, passando da 2mila a oltre 12mila bottiglie».

Anche la produzione del fresco (circa 50mila kg attesi per una produzione media di 300 q/ha), è destinata in maniera prevalente al circuito della grande distribuzione, alle fiere e una piccola quota va al commercio online che permette di rispondere alle richieste dei mercati e di alcuni gas del Nord Italia.

Gaetano Tirrò e le sue melagrane nel corso di un'attività promozionale

L'influenza del microclima

Da fine 2018 oltre al sito aziendale c’è un secondo sito destinato alla vendita del frutto e dei trasformati e un canale youtube da cui provengono i video qui linkati. Di recente è stata anche introdotta la confettura da 100 g, adatta all’inserimento nel circuito turistico per il trasporto in aereo con il bagaglio a mano. La creazione del marchio “Melograno dell’Etna” mira a sottolineare il legame con il territorio. Il consumatore identifica il prodotto con il luogo di provenienza ed è proprio la vicinanza al vulcano a caratterizzare le proprietà sensoriali, a influenzare la crescita delle piante e ad anticiparne la maturazione.

Alle pendici dell’Etna il melograno è più dolce e precoce - Ultima modifica: 2020-03-11T08:20:01+01:00 da K4

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