L’Italia è il baricentro della crescita del nocciolo

    Le relazioni da scaricare su forme di allevamento, diserbo, irrorazione e commercio internazionale

    Da destra: Enrico Allasia, NIcoletta Ponchione e Aldo Gavuzzo nel talk show iniziale del convegno " “Il nocciolo come laboratorio tecnico dell’innovazione”,
    Siamo secondi per produzione ed export, primo Paese per il tasso di crescita della coltura. A Cherasco (Cuneo) 750 persone per il convegno sull’innovazione organizzato da Confagricoltura, Ascopiemonte, Asprocor e Nocciolo Service

    Il nocciolo mette la freccia e sorpassa. In Piemonte gli ettari coltivati sono passati dai circa 10mila di inizio millennio, ai 18mila di dieci anni fa, fino ai 24mila attuali (con quasi 10mila aziende), superando così di slancio le altre colture frutticole che nel frattempo sono calate (kiwi e pesco soprattutto).

    corilicoltura
    Corileto nelle Langhe

    Un exploit sostenuto da un successo commerciale che non può durare in eterno: il mercato mondiale del fresco sembra poter rallentare nei prossimi anni, mentre quello degli snack e dei trasformati continua a crescere. E la coltura deve sciogliere anche nodi tecnici decisivi, primo fra tutti quello dell’invasione della cimice asiatica.

    Temi che hanno mantenuto alta l’attenzione (e la tensione) del tradizionale convegno “Il nocciolo come laboratorio tecnico dell’innovazione”, organizzato il 18 maggio a Cherasco (Cn) da Confagricoltura, Ascopiemonte, Asprocor e Nocciolo Service con la media partnership di Edagricole e che quest’anno ha registrato una partecipazione record di 750 persone, con delegazioni da Turchia, Serbia, Portogallo, Croazia, Olanda e da tutte le aree produttive italiane.

    Dati certi per programmare

    Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Piemonte eConfagricoltura Cuneo

    Un affollamento che testimonia la crescita della produzione corilicola in numerose aree del mondo e che spinge Enrico Allasia, presidente di Confagricoltura Cuneo e Piemonte, assieme a Roberto Abellonio, direttore di Confagricoltura Cuneo e a Gianluca Griseri di Nocciolo Service a chiedere più attenzione per una coltura che ha lunghi tempi di attesa per l’entrata in produzione «e che quindi – esorta Allasia – ha bisogno di dati certi, di proiezioni di almeno medio termine per poter essere governata: uno strumento come il catasto frutticolo non può attendere oltre». Nicoletta Ponchione, ai vertici di Piemonte Asprocor e del Consorzio di tutela della nocciola Piemonte Igp rivendica il successo per la recente autorizzazione della menzione “delle Langhe”, una sorta di cru che rafforza il legame territoriale della tonda gentile trilobata, la varietà più pregiata che riesce a realizzare in pieno le sue qualità solo in queste zone. «Un valore – dice- che andrebbe incentivato con una quotazione varietale ad hoc e non con un differenziale rispetto ai listini generici delle nocciole». «La superficie media italiana – ricorda Aldo Gavuzzo di Ascopiemonte – non supera i 5 ettari mentre negli Usa sono oltre i 160 per il nocciolo: per poter essere competitive le nostre aziende hanno bisogno di crescere in qualità, quantità, organizzazione, innovazione e nuove tecnologie».

    Trissolcus in arrivo

    Alberto Cirio

    Giorgio Ferrero

     

     

     

     

     

    Giorgio Ferrero, assessore (uscente) all’agricoltura ricorda i sostegni assicurati dai Psr a questa coltura, ma Alberto Cirio, corilicoltore e candidato (vincente) nella corsa alla presidenza della Regione Piemonte chiede più attenzione nei confronti della fauna selvatica, cinghiali in primis. Gli onorevoli Giorgio Bergesio e Mino Taricco (quest’ultimo con un messaggio) testimoniano l’attenzione della Commissione agricoltura della Camera soprattutto per autorizzare il via libera all’importazione e al lancio nel nostro Paese del parassitoide specifico Trissolcus japonicus, il più efficace nel contrastare la cimice arrivata dal Far east.

    Più innovazione, meno burocrazia

    Vincenzo Lenucci

    Vincenzo Lenucci, Responsabile dell’Area Economica e Centro Studi di Confagricoltura) ricorda come l’Italia sia il baricentro della filiera corilicola mondiale (secondo produttore mondiale dopo la Turchia, secondo importatore dopo la Germania e secondo/terzo esportatore,  ma primo come tasso di crescita della coltura). «Le opportunità sono molteplici, ma occorre saperle sfruttare attraverso l’innovazione non solo nei processi produttivi ma anche nella comunicazione ai consumatori. Anche la politica deve fare la sua parte,  riducendo i  vincoli e la burocrazia e offrendo più attenzione alle reali esigenze delle imprese».

    Gianluca Griseri, Lorenzo Tosi, Roberto Abellonio


    La tecnica prima di tutto

    Potatrice meccanica in azione in un corileto

    Il focus della manifestazione è però soprattutto tecnico: Valerio Cristofori (dip. Dafne – Università degli Studi della Tuscia di Viterbo) spiega come si possa superare il problema della cascola e della perdita di produzione con nuove forme di allevamento. «Il nocciolo –dice - produce sui rami di un anno il cui sviluppo dipende  da buone condizioni di illuminazione, di conseguenza  il  sesto d’impianto ed il sistema di allevamento  devono assicurare un’adeguata illuminazione della chioma, oltrechè permettere la meccanizzazione delle operazioni colturali. Per la stessa ragione la pianta deve essere regolarmente potata. La potatura meccanica, sebbene necessiti di ulteriori approfondimenti, dalle prime esperienze condotte in Piemonte  ha fatto emergere risultati interessanti sia in termini di efficacia che di sostenibilità economica».

    Gianluca Iovine

    Gianluca Iovine (Agros srl – Consulenza integrata in agricoltura – Napoli) entra nel merito delle tensioni che stanno caratterizzando l’espansione di questa coltura (con comitati civici nati a dire il vero solo nel viterbese).  «Il panorama degli erbicidi si presenta in questo momento particolarmente dinamico a causa della revoca di diversi principi attivi di ampio impiego in corilicoltura. Il quadro si complica a causa dell’aumento dei fenomeni di resistenza delle infestanti. L’approccio più corretto è di tipo integrato, facendo ricorso anche alle lavorazioni e all’inerbimento controllato dell’interfila, tuttavia non è ancora possibile prescindere dall’uso dei diserbanti e spollonanti chimici. In questo senso acquistano particolare interesse i diserbanti PPO come il Pyraflufen-etile, che svolge un’ interessante azione dicotiledonicida ».

    Gianluca Oggero (Laboratorio Crop Protection Technology del Disafa, Università di Torino) spiega che «nella difesa del corileto è necessario fare uso di irroratrici progettate appositamente per la frutticoltura ed equipaggiate con ventilatore ottimizzato perché sono le uniche a consentire una distribuzione regolare su tutta la chioma. Meglio invece evitare  macchine come quelle per la viticoltura anche se modificate».

    Le relazioni

    (clicca per scaricare)

    L’Italia è il baricentro della crescita del nocciolo - Ultima modifica: 2019-05-31T00:35:23+02:00 da Lorenzo Tosi

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