Mirtilli fuori suolo a residuo zero, diversificazione sostenibile

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    L'impianto di mirtilli fuori suolo dell'azienda Aso48
    L’azienda marchigiana Aso48 ha investito sui piccoli frutti. Malavolta: «Ho 1300 piante e punto a raddoppiare l’impianto. Gli obiettivi che c’eravamo prefissati in termini di qualità, resa e sostenibilità economica in cinque anni sono stati ampiamente raggiunti»

    «Ho 1300 piante di mirtilli fuori solo e punto a raddoppiare l’impianto. È una coltura alternativa sostenibile e da reddito. Aver diversificato la mia attività è stata una scelta vincente». Lo afferma Gianni Malavolta che si occupa, insieme alla famiglia, l’azienda Aso48, di 5 ettari, situata nelle Marche in provincia di Fermo.

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    Gianni Malavolta insieme alla moglie e alla madre
    Come nasce l’idea di coltivare frutti di bosco nelle Marche? Un territorio non proprio vocato a queste colture

    Durante la gestione di mio padre Aso48 era un’azienda specializzata nella produzione di ortofrutta. Vocazione che oggi ancora conserviamo, coltiviamo piante di pesco, albicocco e ciliegio, ma negli ultimi anni abbiamo fatto una scelta precisa: una diversificazione mirata. Meno produzioni ma più redditizie. Tra queste, oltre alle fragole fuori suolo, quella su cui abbiamo scommesso e investito di più è stata quella dei mirtilli fuori suolo. Una pazzia, che rifarei. La scelta di questo metodo di coltivazione è stata condizionata dal fatto che appunto i nostri terreni non sono idonei alla coltivazione di mirtilli, perché poco acidi. Abbiamo quindi ricreato in vaso un substrato ideale per la pianta che controlliamo con la fertirrigazione».

    Queste produzioni non convenzionali stanno quindi dando i frutti sperati?

    Sì. Ho scelto nel 2019 di dedicare poco più di mezzo ettaro alla coltivazione di mirtilli. Le produzioni ortofrutticole convenzionali di cui ci occupavamo prima erano poco remunerative per il quantitativo di lavoro che richiedevano e quindi difficili da gestire con poca forza lavoro. La manodopera è un reale problema.

    La raccolta dei mirtilli è concentrata in 40 giorni. L’obiettivo era incrementare reddito e ottenere un prodotto che per quantità di ore lavorate fosse valorizzato maggiormente sul mercato. Abbiamo altresì deciso di conferire tutto il prodotto a una grande cooperativa specializzata in piccoli frutti che ci garantisce la collocazione dell’intera produzione sul mercato.

    Fare il fuori suolo richiede un investimento importante. Siete riusciti a rientrare dalle spese?

    Un ettaro di mirtillo fuori suolo richiede un investimento al primo anno di 150mila euro. Ecco perché dicevo una pazzia. Affrontata la spesa iniziale, nel momento in cui la pianta va in produzione il flusso di cassa permette di rientrare dell’investimento in pochi anni. La pianta va in produzione dal secondo anno ma per raggiungere la piena produttività bisogna arrivare al quarto anno. Ad oggi siamo rientrati dell’investimento e stiamo incrementando la nostra redditività aziendale grazie a questa produzione alternativa.

    È una pianta dall’elevata produttività?

    Si riescono a raccogliere su 1 ettaro 5 kg di mirtilli a pianta. Io ho 1.300 piante. I miei record produttivi sono circa 7 tonnellate l’anno. Il prezzo di vendita è interessante.

    Bisogna considerare anche che l’impianto è dotato di una rete antinsetto che impedisce ai patogeni di attaccare le piante e quindi a noi di risparmiare sui fitofarmaci. E la fertirrigazione mirata ci consente di ridurre del 30% l’utilizzo di acqua e fertilizzanti. Ma il controllo di tutti i fattori produttivi ha comunque un costo importante.

    Può spiegare?

    La gestione della coltivazione del mirtillo fuori suolo è complessa. È un sistema rigido che non permette errori. Senza esperienza o assistenza tecnica si rischia di fare danni importanti alla coltura. Non ci si può improvvisare. Il nostro è un prodotto di elevata qualità, a residuo zero certificato, poiché la coltivazione è monitorata in tutte le fasi produttive.

    Un esempio che posso fare è la gestione della risorsa idrica. È vero che con questo metodo di coltivazione c’è risparmio, ma essendo una coltura fuori suolo che vive in un substrato, la mancanza di acqua per soli due o tre giorni nei mesi estivi causa la perdita completa della produzione e mette a rischio anche la sopravvivenza della pianta. Quindi è fondamentale avere disponibilità di acqua e gestirla in modo efficace. Molto delicata è anche la fase della raccolta: per 1 ettaro ci vogliono 20 persone che selezionano e delicatamente staccano bacca per bacca, 1,5gr alla volta. Sullo stesso grappolo, che matura nell’arco di 30 giorni, si passa per la raccolta tre o quattro volte.

    Di positivo c’è che il mirtillo non va in sovra maturazione facilmente quindi si può raccogliere sulla stessa pianta anche ogni 7-10 giorni.

    Continuerà a investire sui piccoli frutti in futuro?

    Il mio intento è raddoppiare l’impianto di mirtillo. Lo scoglio da superare sarà riuscire a trovare maggior forza lavoro. Certamente sono molto soddisfatto di come sta crescendo la mia attività. Le aspettative che avevamo all’inizio e gli obiettivi che c’eravamo prefissati in termini di qualità, resa e sostenibilità economica sono stati ampiamente raggiunti.

     

     

     

     

    Mirtilli fuori suolo a residuo zero, diversificazione sostenibile - Ultima modifica: 2024-10-31T12:57:05+01:00 da Laura Saggio

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