Stoccaggio di carbonio, opportunità per l’agricoltura italiana

Marco Acutis
Nell'editoriale di Terra e Vita 5/2023 Marco Acutis elenca i vantaggi agronomici dello stoccaggio di carbonio ma anche quelli economici che genererebbe la possibilità di vendere i crediti

Il cambiamento climatico rappresenta una delle maggiori sfide che l’umanità dovrà affrontare nel prossimo futuro.

Il concetto di sostenibilità del settore agricolo si deve confrontare con le esigenze di una maggiore produttività, per garantire sicurezza alimentare agli 8,6 miliardi di uomini che si stima abiteranno il pianeta nel 2030, attraverso un processo di adattamento alle nuove condizioni agro-climatiche. Ma il semplice adattamento non è più sufficiente, e l’attività agricola deve essere un attore principale nel processo di mitigazione dei cambiamenti climatici.

In passato si sono innalzati i risultati produttivi con l’impiego di interventi meccanici sul suolo sempre più spinti e l’uso di crescenti livelli di fertilizzazione, con grosse perdite di carbonio dagli agroecosistemi. Tale scelta, premiante a breve termine, è risultata negativa nel tempo per i costi accresciuti, per l’impatto ambientale e la perdita di biodiversità.

Adottando adeguate pratiche di gestione del suolo e delle colture, l’agricoltura può rimuovere CO2 dall’atmosfera, stoccandola nei terreni come carbonio organico. Un’importante iniziativa internazionale denominata “4 per 1000” sostiene, su base scientifica, che incrementando annualmente del 4 per mille il carbonio organico dei primi 30-40 cm di suolo compenseremmo le intere emissioni mondiali di CO2.

Editoriale di Terra e Vita 5/2023

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Con l’incremento di sostanza organica, si aumenta l’attitudine a produrre, consentendo di ridurre di molto gli input necessari e conseguentemente i costi. Si dispone di un grande supporto tecnico-scientifico (ad esempio il progetto Life “Helpsoil” ha valutato gli effetti dell’adozione dell’agricoltura rigenerativa in Pianura Padana), che offre strumenti concreti per l’adozione di pratiche migliorative dal punto di vista ambientale ed economico.

Finalmente a livello europeo si è sentita l’esigenza di valutare la capacità di sequestro del carbonio nei suoli agricoli, con metodologie affidabili e costi limitati. La parola chiave è “carbon farming”, che significa che il carbonio stoccato nel suolo ha un valore commerciale e può essere inserito sul mercato dei crediti di carbonio. Un credito di carbonio corrisponde a una tonnellata di CO2 sottratta dall’atmosfera. Al momento sono quotati sul mercato obbligatorio solo i crediti provenienti da attività forestale, a oltre 90 euro a credito.

Oggi i crediti di carbonio prodotti dall’agricoltura possono essere venduti solo sul mercato volontario, a soli 1,7 euro a credito (ma il prezzo era 20 €/t prima dello scoppio della guerra in Ucraina). Inoltre, bisogna considerare le difficoltà connesse ai processi di certificazione dei crediti (che per essere certificati devono essere visibili in qualsiasi momento, duraturi nel tempo e generare effettivamente i crediti dichiarati).

Lo 0,4 per mille precedentemente citato (obbiettivo raggiungibile senza particolari difficoltà in molti agroecosistemi italiani) grossolanamente potrebbe valere tra 0,6 e 0,8 crediti di carbonio, quindi un valore interessante se venduti sul mercato obbligatorio, ma il contenimento dei costi e la stabilizzazione delle produzioni conseguibile supererà certamente il valore dei crediti di carbonio venduti.

La ”carbon farming” promuoverà ulteriormente la nuova immagine dell’agricoltura che produce cibo di alta qualità e servizi ecosistemici molto apprezzati dai cittadini e quindi dal mercato.


di Marco Acutis
professore ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee all’Università Statale di Milano

Stoccaggio di carbonio, opportunità per l’agricoltura italiana - Ultima modifica: 2023-02-09T10:09:41+01:00 da K4

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