Fruitimprese: preoccupano politiche green dell’Ue e calo dei consumi

Fruitimprese
Marco Salvi, presidente di Fruitimprese
Il presidente Marco Salvi ha fatto il punto del settore durante la 74esima assemblea nazionale. Nel 2022 recordo per le esportazioni ma servono nuovi mercati

Preoccupazione per le politiche europee in tema di fitofarmaci e imballaggi e crisi dei consumi sono stati i temi al centro della relazione del presidente di Fruitimprese, Marco Salvi, alla 74esima assemblea dell’associazione che riunisce oltre 300 aziende ortofrutticole per un fatturato di 8 miliardi di euro, di cui 2 di export, svoltasi a Roma.

La bilancia commerciale del 2022

Dal punto di vista del commercio estero del settore ortofrutticolo, il 2022 segna un nuovo record per le esportazioni italiane che valgono oltre 5,3 miliardi con un +1,5% sul precedente record del 2021. Positivo per 665 milioni il saldo della bilancia commerciale con un calo del 38,1% rispetto all’anno precedente ma replicando il risultato del 2020. Dal punto di vista delle quantità esportate si confermano i dati del 2021 con un calo impercettibile di 14.000 tonnellate pari allo 0,4%. Negativo nel 2022 il confronto con le quantità importate che risultano superiori a quelle spedite oltre confine di 110.000 tonnellate.

«Lo abbiamo detto e lo affermiamo da molti anni ormai – ha detto Salvi - il futuro dell’export ortofrutticolo passa dall’apertura dei nuovi mercati. Il meccanismo sta ripartendo, si sta aprendo il mercato thailandese ai nostri prodotti di punta ed anche l’Unione Europea sta facendo dei passi avanti come soggetto unico al tavolo delle trattative. Per quanto riguarda il mercato europeo il nostro credo deve essere “qualità e distintività”, lo abbiamo ribadito in occasione della recente cabina di regia per l’export. Il prodotto italiano non può competere in termini di volumi e di prezzo con gli altri Paesi produttori come la Spagna o il Nord Africa, non ce lo permettono la dimensione delle nostre aziende agricole ed il nostro sistema fiscale e contributivo. Dobbiamo puntare a consumatori in grado di apprezzare e remunerare un prodotto di qualità superiore e con caratteristiche uniche puntando sulle nuove varietà e sul collegamento con il territorio di provenienza”.

La crisi dei consumi

Nelle ultime settimane Freshfel e Cso Italy hanno lanciato l’allarme, o meglio hanno certificato una situazione di calo dei consumi che in alcuni casi è un crollo. Le ragioni di questa debàcle? Spiega Salvi: «I millennial consumano poca ortofrutta. Le nuove generazioni ne consumano ancora meno. La crisi economica riduce la propensione a consumare i prodotti freschi verso un'alimentazione considerata, a torto, più economica ed energetica. C’è poi un'errata percezione che la frutta e la verdura siano costose, quando invece una dieta con 5 porzioni di frutta e verdura si può ottenere con meno di 2 euro al giorno».

Gli acquisti di ortofrutta nel 2022 in Italia si sono ridotti di 500mila tonnellate, la diminuzione è pari a quella registrata nei 5 anni precedenti. Contro questo stato di cose noi di Fruitimprese – ha spiegato Salvi – «riteniamo che sia il momento di un cambio di passo nella comunicazione. Accogliamo con favore le dichiarazioni del Ministro Lollobrigida che ha annunciato una campagna di informazione istituzionale». Per Fruitimprese la comunicazione è importante ma va accompagnata da una politica produttiva e distributiva coerente, gli anelli della filiera devono collaborare costantemente. La soluzione non è secondo noi il taglio dell’Iva, «ma è fondamentale che sugli scaffali e nei negozi di prossimità sia presente sempre il meglio di ciò che possiamo offrire in termini di qualità e di varietà, ponendo fine a politiche di riduzione di prezzo ingiustificate».

Cosa succede a Bruxelles

Nel 2022 da Bruxelles sono arrivate diverse proposte che hanno un impatto diretto sul settore ortofrutticolo, a partire dalla proposta di regolamento sull’uso sostenibile dei pesticidi, quella sul ripristino della natura, fino alla più recente proposta di revisione della normativa sugli imballaggi presentata lo scorso novembre. Salvi spiega: «Il minimo comune denominatore tra queste proposte, come per tutte quelle previste dal Green Deal, è un ridimensionamento del sistema produttivo europeo che sembra essere in controtendenza rispetto alla domanda sempre più in crescita di prodotti salubri e di qualità da parte della popolazione».

Per quanto riguarda la proposta sui fitofarmaci, l’Italia risulta essere tra i Paesi più svantaggiati poiché viene richiesta una riduzione pari al 62% entro il 2030, a fronte di un obiettivo europeo del 50%. La proposta Ue sugli imballaggi e i rifiuti di imballaggio si inserisce in un contesto normativo europeo molto frammentato con una serie di decreti, in Francia, Spagna e Belgio, volti a vietare l’uso di determinati format sia in plastica che in altri materiali. L’obiettivo principale della Commissione è infatti quello di armonizzare la legislazione europea attraverso un regolamento direttamente applicabile in tutti gli Stati membri. In tema di lotta alle emissioni e di salvaguardia dell’ambiente «i nostri operatori sono i primi a riconoscere la necessità di invertire la rotta, i problemi risiedono più che altro nelle tempistiche e gli strumenti previsti da Bruxelles per raggiungere gli obiettivi di neutralità climatica».

Aggiunge Salvi: «Abbiamo bisogno di basare scelte così importanti su studi scientifici e non su preconcetti ideologici. Asserire che la plastica è “il problema più grande del pianeta non ha molto senso, ogni attività umana può avere un impatto sull’ambiente o sulla salute umana o animale».

Siccità e manodopera

Terreno, acqua e lavoro sono i tre fattori di produzione principali della ortofrutticoltura, il primo per fortuna non manca, anche se il teorema delle aree sensibili del Green Deal sta tentando di portarcelo via. Per gli altri due la situazione è drammatica e stavolta la soluzione non può che venire dalle istituzioni, noi operatori figuriamo per lo più come spettatori paganti. «Finalmente la politica – ha detto Salvi – sembra aver preso coscienza del problema della siccità, con l’istituzione di un Commissario Straordinario e di una cabina di regia. Riteniamo che si debba dare il via al piano invasi ed ai progetti che mettano in pratica il finanziamento di 880 milioni previsto nel Pnrr».

Per quanto riguarda la crisi della manodopera noi come Fruitimprese «abbiamo lanciato l’allarme già dal 2020. La pandemia ha rivoluzionato il mercato del lavoro, in particolare quello dei lavoratori agricoli e bisogna trovare delle soluzioni di medio-lungo termine. Sappiamo già che purtroppo l’abolizione del reddito di cittadinanza non basterà contro la crisi della manodopera specializzata e lo dimostra la corsa al click day per il decreto flussi che ha esaurito le disponibilità, seppur accresciute, in un solo giorno».

«Non ce ne vogliano i sindacati – ha aggiunto Salvi – ma è il momento di ripensare ai buoni lavoro, semplici da utilizzare, convenienti e che garantiscano al lavoratore una retribuzione certa ed immediatamente spendibile, come avviene in altri Paesi europei che stanno drenando, a nostro discapito, i lavoratori specializzati provenienti dall’Europa dell’Est. Le nostre speranze sono riposte nel tavolo che il Ministro Lollobrigida ha annunciato di voler costituire con il Ministero del Lavoro. E accogliamo con favore il progetto governativo di creare delle strutture nei Paesi di origine per formare lavoratori adatti alla nostra agricoltura, compito finora totalmente a carico delle aziende che spesso vedevano i lavoratori formati dirigersi verso altri Paesi e settori agricoli più remunerativi».

In tema di costo del lavoro, il citato tavolo interministeriale «dovrà occuparsi anche della riduzione dei costi a carico delle aziende italiane che sono costrette a competere sui mercati internazionali con concorrenti che pagano una frazione degli oneri fiscali e contributivi. È il momento di riequilibrare le forze in campo, anche a livello nazionale, consentendo a tutte le imprese di beneficiare delle agevolazioni a favore dei territori cosiddetti svantaggiati».

Cosa ci attende

«Il 2023 deve essere un anno di svolta – ha concluso Salvi –. Il Governo Meloni dovrà mettere in atto i provvedimenti promessi in campagna elettorale e confidiamo che il dicastero dell’agricoltura, al quale finalmente è stato deputato un esponente di primo piano del partito di governo, possa essere al centro del piano di rilancio del nostro Paese. Gli operatori si attendono molto dalla politica anche nell’ambito dei rapporti tra gli anelli della filiera. Ci attendiamo i primi provvedimenti a carico di chi non rispetta le regole dettate dalla normativa di contrasto alle pratiche sleali, ma anche la semplificazione e razionalizzazione della burocrazia agricola, così come scritto nella Legge di Bilancio».

Fruitimprese: preoccupano politiche green dell’Ue e calo dei consumi - Ultima modifica: 2023-04-20T16:12:28+02:00 da Redazione Terra e Vita

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