Sono molto lontani i prezzi della soia dai livelli top del 2012-13, ma sono destinati a crescere.
Anche l’export americano, aumentato sensibilmente nel 2018, dovrebbe accelerare ancora, grazie alla qualità della materia prima a stelle e strisce.
Lo afferma Brent Babb, responsabile per l’Europa della Us soybean export council (Ussec), che a Milano ha incontrato mangimisti e importatori italiani.
Per i produttori statunitensi di soia, che rappresentano con 125,2 milioni di t. il 34% di tutta la soia mondiale davanti a Brasile (33%) e Argentina (15%), l’Unione europea e l’Italia sono un mercati molto interessanti, soprattutto dopo l’accelerazione provocata dalle tensioni con la Cina sul tema dei dazi.
Boom dell’import
Le importazioni di soia made in Usa da parte dell’Unione europea sono infatti aumentate del 112% nella seconda metà del 2018 su base tendenziale e in Italia i porti hanno accolto quantità esplose nel giro di un anno: da 92.600 t. importate fra gennaio e settembre 2017 e 328.700 t. nello stesso periodo del 2018 (fonte: Istat), poi salite a oltre 450.000 t (fonte: Ussec).
«Si ritiene l’Unione europea un mercato maturo per la soia – evidenzia Babb – ma non è così. Crescerà ancora, anche grazie all’accordo stipulato lo scorso luglio tra il presidente della Commissione Ue Juncker e quello Usa Trump, che prevede l’utilizzo di soia nei biofuels».
E crescerà, secondo Ussec, «anche l’export verso Italia, Asia e Cina, che è il nostro primo mercato di destinazione. Gli Stati Uniti esportano 30 milioni di t. di soia nel mondo e il 30% va proprio in Cina».
L’area dell’ex Celeste Impero ha subito una battuta d’arresto dolorosa per gli americani. I dazi cinesi sono entrati in vigore il 6 luglio e, anche se la situazione si sta molto lentamente e fra mille negoziati normalizzando, Washington ha deciso comunque uno stanziamento di 12 miliardi di dollari per compensare gli agricoltori – non soltanto di soia – dalle perdite commerciali.
D’altronde, secondo le elaborazioni Clal sui dati Usda, nel 2018-19 l’export di soia dovrebbe aumentare dello 0,9% a livello mondiale, mentre dovrebbe calare da 57,9 a 51 milioni di t. l’export di soia Usa.
«Siamo comunque fiduciosi – conclude Babb –. Possiamo contare su una qualità particolarmente apprezzata e da diversi anni abbiamo ridotto gli input chimici per un prodotto ancora più sostenibile».
Anche Assalzoo prevede rialzi
L’aumento dei prezzi della soia è confermato – a margine dell’incontro di Milano – anche dal direttore di Assalzoo, Lea Pallaroni, e da Giulio Gavino Usai, dell’associazione dei produttori di mangimi aderente a Confindustria.
«L’andamento dei mercati a breve e a lungo termine prospetta un ulteriore aumento dei prezzi della soia per il cambio del dollaro», afferma Pallaroni. Naturalmente, precisa Usai, «la soia trascinerà i prezzi anche degli altri cereali». L’attenzione dei trader verso la soia statunitense, per Assalzoo, è frutto i due fattori: i prezzi e la qualità.
Assalzoo esprime perplessità circa l’accordo tra Ue e Usa per i biofuel. «è concorrente al nostro uso e fa crescere, come effetto collaterale, i prezzi di mercato della materia prima. Quindi, in questa fase, specialmente per un paese come l’Italia e l’Ue, fortemente deficitarie e costrette a importare, la priorità deve essere data all’uso alimentare».
Per l’associazione presieduta da Marcello Veronesi, la soia italiana ha sicuramente un futuro, ma limitato. «Bruxelles incentiva la produzione di proteine vegetali in Europa perchè il fabbisogno comunitario è coperto solo per il 5 % – ricorda Usai –. Già oggi l’Italia è il primo produttore europeo, ma è altrettanto vero che abbiamo raggiunto una quota di coltivazione prossima alla saturazione, visto che la superficie disponibile per seminare è in concorrenza con il mais».
Quindi, secondo i calcoli di Assalzoo, «per la soia italiana ci sono margini di crescita, che potrebbero arrivare da 1,1 fino a un massimo di 1,3 milionid di t., se siamo molto bravi e le condizioni sono tutte favorevoli. La nostra dipendenza dall’estero – dice Usai - non potrà comunque essere scalfita da tale aumento della quota di autoapprovvigionamento». M.B.