La battaglia degli ecoschemi sul fronte del Piano strategico nazionale

La coalizione Cambiamo Agricoltura critica pesantemente la Pac votata dall’EuroParlamento. Mammuccini e Ferroni: «Occorre sostenere la vera transizione agroecologica del comparto primario per non tradire gli obiettivi del Green Deal». Sotto accusa in particolare l’assortimento di misure non coerenti inserite nei regimi per il clima e l’ambiente (Ecoschemi). «Occorre valutare e premiare le esternalità prodotte dai modelli produttivi meno impattanti come il bio»

«Sollecitiamo le istituzioni europee e il Governo italiano a non ridurre la riforma ad un banale green-washing e a sostenere una vera transizione ecologica della nostra agricoltura».

Il guanto di sfida è lanciato dalla coalizione #cambiamoagricoltura. Le associazioni del mondo del biologico, del biodinamico e le realtà di riferimento dell’ambientalismo che ne fanno parte condividono infatti lo stesso disagio di fronte alla riforma in discussione a Bruxelles:

  • contestano l’impostazione della nuova Pac.
  • si sentono tradite dalle istituzioni europee e in particolare dall’EuroParlamento per quello che definiscono “un compromesso al ribasso” sugli obiettivi del Green Deal.
  • sono delusi dalle istituzioni italiane e in particolare dalla Ministra Teresa Bellanova che, in occasione della riunione del Consiglio Agrifish, ha sostenuto una posizione contraria all’obbligatorietà dei regimi per il clima e per l’ambiente (ecoschemi).

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Una Pac in linea con il Green Deal?

Un talk show per mettere a confronto le diverse posizioni

Posizioni che sono emerse nel corso del seguitissimo web talk “Agroecologia e PAC post 2020” moderato da Terra e Vita. Un evento che ha fornito una preziosa occasione di analisi per studiosi come Fabio Caporali, dell’Università della Tuscia e socio fondatore di AIDA (Associazione italiana di agroecologia), Stefano Bocchi dell’Università di Milano, Angelo Frascarelli dell’Università di Perugia e Paolo Barberi della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa.

Ma che ha anche consentito di mettere a confronto - in un proficuo dibattito digitale -  le opposte opinioni espresse da Franco Ferroni, Responsabile Agricoltura & Biodiversità WWF Italia - Coalizione CambiamoAgricoltura; Marcella Cipriani, vicepresidente Conaf, Paolo Di Stefano, Responsabile a­ffari Ue e internazionali di Coldiretti Giuseppe Romano, Ufficio di Presidenza AIAB, Coalizione CambiamoAgricoltura; Anna Rufolo, Membro del dipartimento sviluppo agroalimentare e territorio, CIA – Agricoltori Italiani; Francesco Sottile, Università di Palermo, Comitato Esecutivo di Slow Food Italia - Coalizione CambiamoAgricoltura; Cristina Tinelli, Responsabile dell’Ufficio di Bruxelles, Confagricoltura; Carlo Triarico, Presidente dell’Associazione per l’Agricoltura Biodinamica; Coalizione CambiamoAgricoltura, Maria Grazia Mammuccini, presidente di FederBio, coalizione CambiamoAgricoltura.

Nel bel mezzo del trilogo

«Nel bel mezzo del trilogo – afferma Maria Grazia Mammuccini – tra Consiglio,

Maria Grazia Mammuccini

EuroParlamento e Commissione ribadiamo una posizione molto critica nei confronti della proposta di nuova Pac votata dal Parlamento europeo».

«Sosteniamo infatti da anni la necessità di una decisa transizione ecologica dell’agricoltura, con l’obiettivo di una produzione sana e sostenibile ma anche e soprattutto per rimettere al centro il territorio rurale, valorizzando la figura e la competenza dell’agricoltore, per consentirci di uscire da una situazione in cui non si riesce più a portare a casa redditi dignitosi».

«Non siamo i soli ad esprimere una forte criticità verso la riforma– aggiunge Franco Ferroni -: le nostre preoccupazioni sono condivise in molti paesi d’Europa e anche all’interno della stessa Commissione, viste le posizioni espresse dal vicepresidente Frans

Franco Ferroni

Timmermans».

«Non basta – continua il responsabile di Wwf - migliorare un singolo aspetto o criterio per poter parlare di agricoltura sostenibile. Serve un cambio di paradigma e un approccio sistemico».

L’esigenza di risolvere un pregiudizio
che mette a rischio il futuro della Pac

Non conviene che il comparto agricolo sottovaluti queste critiche. In Europa è in atto un acceso confronto che travalica i confini del “trilogo”.

In Germania 11 Lander (l’equivalente delle nostre Regioni, ma con maggiore autonomia, visto lo statuto federale) hanno minacciato di boicottare una Pac che non recepisca il Green Deal. Occorre ricordare che la forte impronta ecologica impressa dall’Unione è stata sollecitata dai cittadini europei nel corso del percorso di pubblica consultazione. Occorre trovare un punto di equilibrio per evitare un settennato di pregiudizi che potrebbero costituire la pietra tombale per la politica agricola Ue.

Il paradigma dell’agroecologia

Secondo la presidente di FederBio il cambiamento radicale serve sul piano ambientale, ma anche economico e sociale: «proprio per questo occorre approfondire l’impulso che può dare il paradigma dell’agroecologia sull’agricoltura europea».

«Eravamo ben disponibili – ricorda Mammuccini - ad accogliere il progetto tracciato dall’Unione europea con il Green deal, la strategia From Farm to Fork, e la Biodiversity strategy che sono uscite a fine maggio: un cambio di rotta strategico nel bel mezzo del picco della prima ondata della crisi sanitaria». «Nessuno pensa di poter cambiare tutto in poco tempo, ma la direzione da seguire verso l’agroecologia era chiara e ora rischia di non essere percorsa con efficacia».

La coalizione #CambiamoAgricoltura si aspettava, nell’elaborazione della Pac, passi in avanti rispetto alla proposta di due anni fa, elaborata prima dell’impatto delle crisi sanitarie e economiche. «Invece Consiglio e Parlamento -rimarca Mammuccini - hanno fatto passi indietro sulla condizionalità, sulla biodiversità, sulle aree a vincoli naturali, sul sostegno di base e sul massimo carico zootecnico».

Il punto caldo degli ecoschemi

Il punto più contestato è però quello relativo agli ecoschemi. L’EuroParlamento ha infatti confermato l’obbligatorietà della loro adozione a livello nazionale, ha alzato la quota al 30% del sostegno del primo pilastro Pac, Cambiamo Agricoltura si aspettava almeno un segnale di precedenza accordato all’agricoltura biologica e biodinamica in virtù dell’obiettivo di raggiungere il 25% di superficie bio in Europa entro il 2030.

Invece il biologico si trova in coabitazione e forte competizione con altre misure, declassato tra l’altro a opzione all’interno del quadro agroecologico.

Secondo la formulazione di Bruxelles illustrata infatti nel corso del webinar da Paolo Barberi i 4 ecoschemi “bandiera” e le relative pratiche da adottare in tutta Europa sono:

  • Agroforestazione;
  • Agroecologia con:
    1. Agricoltura biologica
    2. Pratiche di gestione sostenibile dei territori
    3. Rotazioni migliorate, tutela delle caratteristiche del paesaggio
    4. Pascolo a bassa o moderata intensità
    5. Maggese nudo
  • Agricoltura di precisione con:
    1. Piano di nutrizione aziendale
  • Carbon farming con:
    1. Agricoltura di conservazione
    2. Colture di copertura
    3. Prati e pascoli multispecie.

 

«Si rischia la stessa inefficacia del greening»

«Un paniere -commenta Mammuccini – in cui è inserito di tutto in maniera troppo assortita. Si rischia così quello che è successo nella precedente programmazione con il greening. Per il quale la Corte dei Conti, dopo sette anni di applicazione, è arrivata ad affermare che non ha prodotto nulla».

«Inserire negli ecoschemi – ribadisce Ferroni – misure non inerenti che hanno un impatto minimo non consente di incidere sulle responsabilità dell’agricoltura sul climate change e sulla biodiversità, ovvero sui due obiettivi più rilevanti della nuova strategia comunitaria»,

Precision farming nel mirino

Secondo Ferroni l’agricoltura di precisione può contribuire a ridurre le irrorazioni e il carico di input chimici, ma non consente di cambiare il modello produttivo e nasconde l’intenzione di far confluire più risorse sulla meccanizzazione.  «Non siamo contrari all’ammodernamento delle aziende – assicura- ma questi obiettivi possono essere perseguiti da altre misure come quelle specifiche inserite nei Psr, non dagli ecoschemi».

Sulle pratiche ecologiche la Coalizione chiede quindi maggiore coerenza: «Siamo al fianco – testimonia Mammuccini - del vicepresidente Timmermans che ha chiesto con forza di rivedere la Pac per includere gli obiettivi del Green Deal. Vogliamo rafforzare il bio, ma tutta l’agricoltura deve fare passi avanti in questa direzione: la crisi climatica non aspetta».

La battaglia si sposta a Roma

La coalizione punta a «recuperare ciò che si è perso attraverso il Piano strategico nazionale». La ministra Bellanova ha assicurato un ampio livello di condivisione attraverso un tavolo di partenariato che elaborerà questo piano nazionale, previsto dai nuovi meccanismi di sussidiarietà della nuova Pac, entro la prossima primavera.

«Sul Psn è importante avviare un confronto costruttivo. Dalla proposta dell’Europarlamento sono emerse anche cose positive: l’obbligo di indicare in questo documento la strategia nazionale per far crescere il bio, la necessità di fornire servizi di consulenza agli imprenditori, un’analisi seria dell’impatto di aiuti che devono essere commisurati alle esternalità positive prodotte dai diversi modelli produttivi».

«Vigileremo affinchè vengano adottati dal Piano strategico nazionale, come vuole Bruxelles, indicatori efficaci per valutare l’efficacia delle misure e delle scelte»

Le aziende che attraversano il difficile passaggio della transizione ecologica avranno bisogno di ricerca, formazione e consulenza. «In questo senso – aggiunge Mammuccini -  la nuova convenzione Agea- Caa che penalizza i professionisti è un deciso passo indietro».

Premiare chi se lo merita

«La sussidiarietà è un elemento positivo, ma in Italia rischiamo di avere pochi spazi di manovra – mette in guardia Ferroni -. Nel corso del Consiglio Agrifish la nostra delegazione ha espresso posizioni molto conservatrici che si sono rilevate minoritarie e condivise solo da alcuni Paesi dell’Est, gli unici che non volevano nemmeno una quota del 20% di ecoschemi obbligatori». Ferroni teme che questa posizione miri a partire da posizioni minimaliste durante il confronto sul tavolo del Psn per incidere poco o nulla sui modelli di agricoltura convenzionale.

«Dovremmo partire dalla valutazione di cosa non ha funzionato nel periodo di programmazione che sta per terminare per evitare ricadute ambientali minime. La torta degli ecoschemi non può essere in divisa in troppe fette, è il tempo di scelte che devono essere affrontate valutando e premiando le esternalità prodotte dai modelli produttivi meno impattanti».

Oggi secondo l’esponente di Wwf questa proporzionalità non esiste. «Mettiamoci allo stesso tavolo – propone - e troviamo un accordo partendo da questo punto».


Il monito di Frascarelli:
«Il futuro dell’agricoltura è già iniziato,
servono proposte concrete in linea con il Next Generation Ue da inserire nel Pnrr»

«Non sottovalutiamo la portata della nuova Pac post 2022 sugli obiettivi di sostenibilità».

Angelo Frascarelli
Angelo Frascarelli, Università di Perugia e membro del Comitato scientifico di Terra e Vita

È il suggerimento di Angelo Frascarelli che, durante il suo intervento, mette in evidenza i cambiamenti significativi che saranno introdotti dalla nuova Politica agricola comunitaria. «Innanzitutto quello che fino a oggi è chiamato “pagamento di base” verrà chiamato “sostegno di base al reddito per la sostenibilità”».

Un cambio che secondo il docente perugino, membro illustre del comitato scientifico della nostra rivista, non è solo semantico ma rileva una forte impronta di condizionalità che non è confinata agli ecoschemi,

Considerando poi le numerose “fette” che costituiranno gli aiuti del primo pilastro (oltre al sostegno di base, quello ridistributivo al reddito, i giovani agricoltori, gli ecoschemi, il pagamento accoppiato, il regime dei piccoli agricoltori) si arriva a una composizione di aiuti in cui il sostegno di base non supererà il 40%. In questo senso i regimi per il clima e l’ambiente fissati al 30% del massimale nazionale per i pagamenti diretti assumeranno per i produttori un valore esiziale, stimolando la loro adozione da parte dei produttori.

Occorrerà certamente trovare il corretto equilibrio su questo punto nel Psn, ma l’Europarlamento ha previsto esplicitamente che «gli Stati Membri debbano mettere a disposizione una lista con un’ampia gamma di misure in modo da poter garantire la partecipazione degli agricoltori e premiarli in base ai diversi livelli di ambizione».

La sollecitazione di Frascarelli punta però fortemente anche in un’altra direzione. «Non trascuriamo il periodo transitorio 2021-2022 e il forte influsso impresso dal Next Generation Ue (Recovery plan)».

«L’Unione europea sta per iniettare una forte liquidità per fare fronte alle conseguenze del Covid19 e stimolare la ripresa dell’economia». Per l’agricoltura nei prossimi due anni è previsto lo stanziamento (Ungheria e Polonia permettendo) di 8,2 miliardi nello sviluppo rurale. Per l’Italia si tratta di 925,1 milioni di euro a cui si aggiunge il cofinanziamento nazionale. Il 37% di queste risorse è destinato a misure agroambientali su cui spicca il biologico, il 55% ai giovani imprenditori agricoli.

«Per impiegare al meglio queste risorse il nostro Paese è chiamato a elaborare un Piano nazionale di resistenza e resilienza (Pnrr) entro Natale». Le proposte per ora inserite non sembrano mirate a alle “prossime generazioni”. Il finanziamento per il funzionamento del Sian sarà certamente importante ma è spesa corrente che non incide sul futuro. «Non vedo però proposte concrete provenienti dal mondo della produzione e dell’ambientalismo da inserire in questo Piano». «Occorre muoversi, il futuro del comparto primario italiano è già partito, le decisioni vengono prese adesso e occorre l’impegno per elaborare proposte costruttive e condividerle».

La battaglia degli ecoschemi sul fronte del Piano strategico nazionale - Ultima modifica: 2020-11-25T02:25:09+01:00 da Lorenzo Tosi

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