Che la sostenibilità in viticoltura sia ancora un processo in divenire è emerso chiaramente nel corso del workshop (nella foto il tavolo dei relatori) che si è svolto nell’ambito di Nova Agricoltura in Vigneto (Tenuta S.’Anna, Annone Veneto, 8 giugno 2017), con la moderazione di Lorenzo Tosi (Terra è Vita, VVQ). Tanto la ricerca quanto l’industria dell’indotto molto stanno facendo per mettere a disposizione dei produttori tecniche e tecnologie al servizio della sostenibilità, ma anche per colmare l’innegabile “sofferenza” che caratterizza il processo di trasferimento tecnologico. «Le nostre macchine devono cercare di soddisfare le esigenze della ricerca» ha affermato Roberto Rinaldin, presidente di Unacma.
«Il futuro dell'agricoltura sta nell'innovazione» ha dichiarato Alessandro Marchionne, ad di Genagricola, nel sottolineare l'impegno della composita realtà che amministra (13mila ettari coltivati tra Italia e Romania) nel perseguire obiettivi di sostenibilità, non solo ambientale ma anche e soprattutto sociale ed economica. E sull'importanza di percorsi di sostenibilità condivisi, dalle ricadute economiche positive sui territori, hanno posto fortemente l'accento anche Albino Armani (neonata Doc delle Venezie), Silvano Nicolato (Doc Gambellara) e Giorgio Piazza (Doc Venezia), così come Marco Nannetti (Cevico), che ha portato un'importante testimonianza extra-Triveneto.
Ad aprire i lavori è stato Denis Pantini di WineMonitor-Nomisma, che ha mostrato punti di forza e di debolezza del sistema vino italiano e soprattutto delle denominazioni venete, Prosecco in testa, sul mercato nazionale e quelli esteri, con particolare focus sui consumatori della fascia Millennial, quella più interessata (soprattutto negli Usa) a prodotti dalla forte connotazione sostenibile. Ma anche a tipologie che non sempre l'offerta ha compreso di dover prevedere nella proprio gamma: da qui la necessità, talora, di strategie di riposizionamento.
Michele Pisante (Università di Teramo), Alberto Palliotti (Università di Perugia) e Riccardo Bugiani (Servizio Fitosanitario Regione Emilia Romagna) hanno invece richiamato l'attenzione su temi diversi ma ugualmente legati a filo doppio con la sostenibilità. Se la costruzione di banche dati ampie, affidabili e georeferenziate al servizio dell'agricoltura di precisione è un work in progress, le tecniche agronomiche disponibili per gestire le bizze del clima, gelate comprese, esistono e vanno applicate (ma per molte occorre fare ulteriori ricerche qui in Italia). E in dirittura di arrivo è anche l'armonizzazione, a livello europeo, delle regole per esprimere la dose dei prodotti fitosanitari in etichetta, secondo una concezione che tenga conto di fattori colturali come la parete fogliare, il volume della chioma e la forma di allevamento, oltre che dello stadio fenologico in cui si tratta.