Sono 1.060.000 gli operai coinvolti nell’agricoltura, 110,7 milioni le giornate lavorate e 188mila le aziende agricole che assumono manodopera in Italia nel 2017. A questi si aggiungono 37mila dipendenti impiegati, quadri e dirigenti. È una delle fotografie che emerge dall’edizione 2019 dell’Osservatorio Eban sul lavoro agricolo curato da Nomisma
Dalla lettura dell’Osservatorio Eban-Nomisma emerge un bacino occupazionale rilevante se paragonato a quello di altri settori economici. Nonostante un’incidenza del valore aggiunto agricolo sul totale economia del 2% è bene evidenziare come facciano riferimento all’agricoltura ben il 13% del totale degli operai italiani e il 6% del totale delle giornate lavorate dalla manodopera in Italia.
Non è un caso infatti come in questo settore prevalga il ricorso agli operai, i quali rappresentano ben il 97% del totale dei dipendenti rispetto al 56% del totale delle attività economiche.
Forte presenza di stagionali
Siamo di fronte a una percentuale ben al di sopra rispetto al dato afferente altri settori con elevata richiesta di manodopera, come ad esempio il turismo e le costruzioni (rispettivamente 86% e 79%).
Altra specificità del settore agricolo che emerge dal Rapporto 2018 curato da Eban-Nomisma è la forte presenza di manodopera stagionale: gli operai a tempo determinato rappresentano infatti il 90% del totale della manodopera impiegata in agricoltura contro il 32% del totale delle attività economiche. Considerando le giornate lavorate un operaio a tempo indeterminato (Oti) è impiegato per 264 giornate all’anno, in linea con la media del totale economia pari a 269 giornate, mentre uno a tempo determinato (Otd) viene invece occupato per 87 giornate all’anno, dato ben al di sotto della media considerando i 135 giorni del totale di tutte attività economiche.
Dopo un lungo periodo a crescita zero, nel corso 2012-2017 il settore agricolo ha registrato un incremento del 4% degli operai e del 6% delle giornate lavorate. Questa tendenza si conferma anche nell’annualità 2016-2017 e nelle previsioni Eban per il 2018. Fra gli altri settori economici performance migliori sono state registrate solo dal turismo.
Il lavoro cresce più a Nord
Analizzando più a fondo le dinamiche del settore agricolo emergono alcune specifiche tendenze; la crescita si presenta infatti non omogenea sul territorio nazionale. Mentre al Nord e al Centro gli operai impiegati in agricoltura fanno segnare nel periodo 2012-2017 incrementi rispettivamente del 13% e del 6% al Sud calano dell’1%.
Le giornate lavorate crescono dell’11% al Centro-Nord, mentre al Sud appena del 2%. Secondo Ersilia Di Tullio, responsabile dell’Osservatorio per Nomisma, «se questa tendenza si confermerà nel lungo periodo, non possiamo escludere che si possa ridisegnare l’attuale struttura dell’impiego di manodopera nel paese».
E ancora: «Il Sud oggi rappresenta il principale bacino di impiego della manodopera agricola con il 57% degli operai agricoli italiani, dei quali il 95% stagionali. Ma in questa parte del paese non si registra crescita. Viceversa il Centro-Nord, che impiega il 72% della manodopera agricola a tempo indeterminato nazionale, è caratterizzato da un vivace dinamismo. Sono dati che impongono una riflessione» conclude la Di Tullio.
Aumentano gli operai a tempo deteminato
Pur a fronte di una crescita dell’impiego di manodopera e un incremento del numero medio di giornate lavorate sia per operai a tempo determinato sia per operai a tempo indeterminato, un dato che emerge con evidenza è l’indebolimento della componente a tempo indeterminato a favore di quella stagionale. Nel corso del 2012-2017 il numero di operai a tempo indeterminato è calato dell’8%, mentre quello degli operai a tempo determinato è cresciuto del 6%. Un andamento simile si è riscontrato anche per le giornate lavorate (rispettivamente -5% e +11%).
Il presidente dell’Eban Roberto Caponi sottolinea come «i dati dell’Osservatorio Eban dimostrano che l’occupazione dipendente del settore agricolo rappresenta una quota importante del mercato del lavoro (oltre 1 milione di lavoratori) e merita massima considerazione all’interno del contesto economico e sociale del nostro Paese e pari dignità rispetto al mercato del lavoro degli altri settori produttivi. L’agricoltura è un settore vitale, innovativo, eclettico e con grandi potenzialità di crescita che rappresenta una concreta opportunità occupazionale. Preoccupa la contrazione del lavoro a tempo indeterminato probabilmente conseguente a politiche del lavoro che non hanno sufficientemente incentivato la stabilizzazione dei rapporti nel settore agricolo».
Gli operai italiani tornano nei campi
Un altro fenomeno degno di attenzione che emerge dall’Osservatorio Eban-Nomisma edizione 2018 è la presenza di manodopera straniera. Nel 2017 il 26% degli operai agricoli è risultato essere di provenienza estera; fra questi ultimi il 49% è risultato essere comunitario (75% rumeni) e il 51% extra-comunitario (42% africani).
Negli ultimi anni la presenza di lavoratori stranieri nei campi italiani si è costantemente accresciuta portandosi dalle 203mila unità del 2008 alle 290mila del 2016 (+43%). Nel 2017 rispetto al 2016 però vi è stata un’inversione di tendenza con un calo del 5% del numero di lavoratori stranieri impiegati in agricoltura, i quali sono scesi a 275mila unità. Il processo di sostituzione della manodopera italiana con quella di provenienza straniera mostra quindi una battuta di arresto e torna a crescere nei campi la presenza di operai italiani.
L’Ossevatorio
L’Osservatorio Eban del lavoro agricolo è promosso dell’Ente bilaterale agricolo nazionale (Eban), costituito dalle Organizzazioni nazionali dei datori di lavoro agricolo (Confagricoltura, Coldiretti e Cia) e dalle Organizzazioni nazionali dei lavoratori agricoli (Flai-Cgil, Fai-Cisl e Uila-Uil) firmatarie del Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro per gli operai agricoli e florovivaisti. Studi ed analisi dell’Osservatorio sono curati da Nomisma.