«L'agricoltore deve entrare nel mercato dell'energia da
protagonista. Ma non può riuscirci come singola azienda, deve fare massa
critica e proporre la sua attività di produzione di energia come una reale
opportunità di sviluppo per l'agricoltura e per tutto il Paese. E solo dando
vita ad una nuova multifunzionalità dell'energia, all'interno della
multifunzionalità, sarà possibile superare definitivamente il sistema degli
incentivi e camminare con le proprie gambe». È questo il monito che viene da Sofia Mannelli di Chimica verde bionet,
intervenuta al convegno “Biogas e biomasse: nuovi incentivi e nuove
opportunità”, organizzato da Bioenergie e Agricoltura - Gruppo 24Ore, tenutosi all'Eima il
7 novembre scorso.
«Gli incentivi - ha proseguito Mannelli di fronte ad
un'attenta e numerosissima platea di tecnici e operatori del settore - indicano
una strada e vengono erogati allo scopo di far partire un settore ritenuto
strategicamente importante. Una volta raggiunto l'obiettivo, per le rinnovabili
la grid parity (il momento in cui l'energia elettrica prodotta a partire da
fonti rinnovabili avrà lo stesso prezzo dell'energia tradizionale da fonti
fossili), il settore entrerà nella cosiddetta “economia di mercato”. Il taglio drastico agli incentivi del
decreto rinnovabili dello scorso luglio è stato determinato secondo il Governo,
dalla necessità di ridurre i costi delle bioenergie, una strategia sbagliata
che non riguarda biomasse e biogas dove i costi non derivano solo dalla
tecnologia iniziale, come avviene nel fotovoltaico, ma sono rappresentati da
costi fissi ventennali che non è possibile ridurre. Lo stesso decreto ha
fissato i contingenti, 170 MW per le bioenergie e i gas di discarica, che
diventano così nostri antagonisti, ma solo fino al 2015, una visione che si
potrebbe definire quantomeno “corta”, e ha poi introdotto i registri (il primo
bando chiude il 6 dicembre prossimo) per gli impianti di taglia compresa tra
100/200 kW e 5 MW con contingenti propri, un nuovo onere per l'agricoltore; si
è calcolato infatti che per fare domanda di accesso occorre avere già titolo
autorizzativo e preventivo di connessione per un costo medio di 25mila euro,
senza avere la certezza di rientrare nel registro per via del limite di spesa».
Grazie agli incentivi «sono stati raggiunti obiettivi importanti per le
rinnovabili - ha concordato Angelo
Frascarelli dell'Università di Perugia -. Sette anni fa questo settore
non esisteva e se fino ad oggi gli
impianti da 1 MW erano delle vere “macchine da soldi”, in grado di dare una
redditività altissima grazie alla tariffa omnicomprensiva, con i nuovi
incentivi dovremo essere più virtuosi e migliorare l'efficienza degli impianti.
Dal modello che abbiamo messo a punto per valutare l'economicità degli impianti
a biogas a partire dal 2013, è emerso come la potenza più “conveniente” sia
quella al di sotto dei 300 kW e come sia confermata la convenienza
dell'abbinamento biomasse-zootecnia, e diventi sempre più fondamentale
dimensionare l'impianto sulla realtà aziendale».
Nel bilancio economico dell'impianto a biogas c'è però una
voce che non viene quantificata, ma che riveste una grande importanza per tutta
la comunità spesso contraria agli impianti perché fuorviata da una “cattiva
informazione”. Si tratta della valenza ambientale del processo di digestione
anaerobica che consente di abbattere l'inquinamento dell'aria causato dalle
attività agricole. «Il principale responsabile dell'inquinamento “agricolo” -
secondo Fabrizio Adani del Gruppo
Ricicla dell'Università di Milano - è l'N, in particolare sotto forma
ammoniacale, che si libera istantaneamente dal letame e favorisce il processo
di formazione delle PM 10 di origine secondaria che rappresentano circa il 30%
delle PM 10 totali. Ebbene, il processo di digestione anaerobica mineralizza
l'N nel terreno, cioè in ambiente controllato, e determina una stabilizzazione
della sostanza organica, evitando l'emissione di ammoniaca nell'aria, e produce
quindi un fertilizzante, che con opportuni accorgimenti, ha un'efficienza
simile a quella dei fertilizzanti minerali e consente di sostituire interamente
la concimazione chimica».
«E se la digestione anaerobica consente di ridurre
l'inquinamento dell'aria riducendo le PM 10 perché non giustificare gli
incentivi al biogas come un costo sanitario evitato?» è la provocazione di Gabriele Boccasile della direzione
generale Agricoltura della Regione Lombardia che ha quantificato «nella sola
Lombardia un calo dei ricoveri da 264 a 246 e dei decessi da 169 a 160 in un
anno riducendo del 20% le emissioni di PM 10».
«L'altra grande opportunità per ridurre le emissioni di gas
nocivi dei veicoli e della generazione elettrica e di calore in ambito urbano è
rappresentata dall'impiego del biometano proveniente dalla purificazione del
biogas - ha aggiunto Lorenzo Maggioni
del Cib (Consorzio italiano biogas) -. L'agricoltura italiana potrebbe produrre
8 miliardi di m3 di biometano equivalenti/anno entro il 2030: una quantità pari
alla produzione attuale di gas naturale dei giacimenti italiani; una produzione
di biometano in grado di far
risparmiare al paese oltre 5 miliardi di € a prezzi correnti all'anno, come
minore spesa per l'acquisto dall'estero di gas naturale, biocarburanti e
biomasse. È quindi urgente dare corso
all'emanazione dei decreti attuativi per il biometano previsti dal Dlgs
28/2011».
Il convegno è l'evento conclusivo di una serie di iniziative
del Gruppo 24Ore e di alcuni sponsor (ABEnergy, BTS, Caldaie Melgari, Envitec
Biogas, ETS Laser Industries, MT-Energie, Paver Agri, Scolari, Tessari, UTS
Biogas srl, Vogelsang) avviate con la pubblicazione, all'indomani
dell'emanazione dei nuovi decreti sulle rinnovabili, di un supplemento tecnico
sul n. 31/32/2012 della rivista Bioenergie e Agricoltura.
Tutti gli approfondimenti sul convegno su “Bioenergie e
agricoltura” allegato a Terra e Vita 47/2012.
Allegati
- Scarica il file: Biogas e biomasse: nuovi incentivi e nuove opportunità