FOTOVOLTAICO

Dazi pannelli dalla Cina

Il Comitato IFI ribatte a GIFI-APER-ASSOSOLARE: Derogare dalle procedure della Commissione UE sull’iter per le investigazioni anti dumping e anti sovvenzioni? Richiesta assurda!

Il Comitato IFI, Associazione che rappresenta oltre l’80% dell’industria produttrice di celle e moduli fotovoltaici, «esprime il proprio sconcerto nell’apprendere dai mezzi stampa le dichiarazioni congiunte delle tre associazioni GIFI- APER-ASSOSOLARE» si legge in una nota del Comitato. «E questo per almeno tre ordini di motivi:
- chi si dice schierato dalla parte della legalità e della libera concorrenza dei mercati, non dovrebbe opporsi a un procedimento legittimo a tutela dell’Industria europea e nazionale del fotovoltaico; non dovrebbe neppure suggerire di cambiare le regole per difendere interessi particolari dato che l’iter da sempre si svolge con queste modalità senza che alcuna critica sia stata mai mossa al modus operandi della Commissione UE da nessun altro comparto merceologico;
- vedere associazioni che si definiscono rappresentanti dell’industria nazionale così vicine al mondo confindustriale sostenere posizioni a favore delle imprese cinesi a scapito di quelle nazionali, non è lo spirito che ci si attende, a maggior ragione quando si inneggia, spesso in modo demagogico, alla tutela e alla promozione dell’ economia reale del nostro Paese, cioè dell’industria in primis;
- solo ora ci si rende conto che la grid parity, ossia la parità di prezzo tra energia fossile e solare/rinnovabile, sia stata “drogata” negli ultimi due/tre anni dal sottocosto dei prodotti cinesi. L’allarme non scatta ora, e bene lo dovrebbero comprendere le aziende associate alle tre associazioni sopra citate. Realizzare business plan con rendimenti a due cifre grazie al sottocosto dei prodotti di importazione cinese comporta comunque un rischio di impresa. Lo stesso rischio di impresa che è crollato sulla testa delle aziende produttrici nazionali ed europee di celle e moduli quando si sono trovate a non poter contrastare una concorrenza sleale e che ha avuto come effetti il collasso di numerose aziende italiane ed europee e la messa in cassa integrazione di numerose migliaia di operatori dell’industria».





«Per oltre due anni – ha detto il presidente Ifi Alessandro Cremonesi – siamo stati additati come coloro che volevano coltivare il loro orticello, senza tuttavia che altre forze associative comprendessero con tempestività che ciò che stava accadendo sotto gli occhi di tutto il settore avrebbe rappresentato una strada di non ritorno verso l’affermazione del monopolio dei prodotti cinesi a scapito di una crescita progressiva e sostenibile dell’industria nazionale ed europea. Ci risulta che a oggi l’esperienza dei grandi gruppi cinesi nonostante il dumping non abbia portato particolari benefici: ne è la prova il fallimento annunciato due settimane fa da parte del colosso cinese Suntech che a nostro giudizio si porterà dietro problematiche che certamente verranno scaricate sugli operatori e sui clienti nazionali ed europei in termini di assolvimento delle garanzie di prodotto. Ora altri iniziano a guardare in casa propria e a realizzare che l’auspicato ritorno alla legalità, come principio generale, è un amaro compromesso che si scontra con la produzione di minori profitti. Peccato non ci abbiano compreso appieno nel momento in cui urlavamo a gran voce che le nostre industrie stavano dirigendosi verso un’inevitabile deriva».

Dazi pannelli dalla Cina - Ultima modifica: 2013-04-15T15:06:35+02:00 da Redazione Terra e Vita

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