BIOmasud, un nuovo sistema di certificazione per gli altri biocombustili agroforestali, che nasce dalla necessità di garantire la qualità a consumatori e imprese, è stato recentemente presentato da Enama ('Ente nazionale meccanizzazione agricola) e Aiel (Associazione italiana energie agroforestali). «Visto il boom delle biomasse legnose
- secondo dati Aiel nel 2013 tra legna, cippato e pellet il consumo ha superato addirittura le 27 milioni di tonnellate che hanno alimentato ben 10 milioni di impianti e apparecchi - e i risultati positivi della certificazione del pellet a livello europeo con il sistema ENplus, abbiamo ratto un importante passo avanti per migliorare gli standard qualitativi, di tracciabilità e di sostenibilità di tali prodotti - ha detto Sandro Liberatori, direttore di Enama -. Tanto più che tali attività contribuiranno a valorizzare i biocombustibili agroforestali dell'area mediterranea, con evidenti benefici per le nostre imprese agricole».
«BIOmasud - si legge in una nota di Enama - infatti è un nuovo marchio di certificazione per la biomassa di origine mediterranea destinata all'impiego energetico su scala domestica; il marchio ricadrà sotto la responsabilità di Aiel e sarà gestito da un partenariato europeo che vede coinvolte associazioni di Spagna, Francia, Portogallo e Italia. Nella regione mediterranea, soprattutto Spagna, Portogallo, Italia e nel sud della Francia, il mercato della biomassa ha caratteristiche particolari rispetto al resto d'Europa. Molti dei biocombustibili “mediterranei”, quali il nocciolino o i gusci di mandorle, noci o noccioli sono usati molto spesso direttamente dagli agricoltori come prodotto residuale, altri come cippato o agripellet potranno trovare un loro canale di utilizzo solo se adeguatamente valorizzati. In altri termini, si tratta di materiali che non avevano mercato, ma che oggi - se trattati in modo adeguato - possono essere usati in caldaie e apparecchi domestici. Da questo punto di vista, uno dei principali obiettivi dello standard BIOmasud è quello di ridurre l'impatto ambientale dei modelli energetici basati su biomasse solide quali pellet di legno, cippato, nocciolino, gusci di mandorla, pinolo e nocciola, pigne e le miscele di più combustibili.
Per questo, oltre alla tracciabilità, uno dei requisiti fondamentali per il rilascio della certificazione è quello relativo alla sostenibilità della biomassa utilizzata. La certificazione BIOmasud prevede infatti che i gas serra emessi lungo la catena del valore siano limitati; che nel processo produttivo e di trasporto del materiale non venga consumato più del 40% dell'energia che il combustibile libera nella combustione; che le biomasse siano di origine legale e che il prodotto risponda a specifici standard qualitativi per assicurare una migliore combustione ed una minore produzione di particolato.
«Alcune biomasse sono di comune uso domestico, tuttavia il mercato non sempre è trasparente per cui i consumatori, se non sono esperti del settore, possono non essere in grado di fare scelte consapevoli. Invece, grazie alla certificazione delle biomasse è possibile sapere, senza essere “addetti ai lavori”, se il tipo di materiale impiegato è di buona qualità».