A Fico Eataly World di Bologna, la scorsa settimana, è stata presentata la piattaforma Agri.Bio.Mobility ideata dal gruppo bieticolo Cgbi (Confederazione generale dei bieticoltori italiani) e alla quale hanno già aderito grandi realtà imprenditoriali come Agripower (gruppo Maccaferri), Envitec e diversi singoli impianti. «Oggi lanciamo una nuova filiera industriale. Una filiera indispensabile se vogliamo far decollare il biometano, una risorsa davvero sostenibile per tutto il settore dei trasporti» ha detto Gabriele Lanfredi, coordinatore del progetto e presidente del Consorzio nazionale bieticoltori (Cnb).
Ma questa filiera potrà generare quegli obiettivi produttivi che lo Stato si aspetta? Per Lanfredi sì, ma solo se «ragioneremo in un sistema interconnesso tra Forsu (frazione organica raccolta differenziata), sottoprodotti (che sappiamo essere limitati) e produzioni agricole; solo così il sistema sta insieme».
Un’opportunità da cogliere
«Il gruppo bieticolo Cgnb – ha sottolineato Giangiacomo Gallarati Scotti Bonaldi, presidente del gruppo e dell’Associazione nazionale bieticoltori (Anb) – conta di aggregare più di 100 impianti biogas/biometano entro fine estate». «Il “decreto biometano” – ha ricordato Bonaldi – incentiva soprattutto la produzione di biometano avanzato ossia quello generato da sottoprodotti agricoli, agroindustriali e Forsu. Occorre quindi costruire attorno una nuova filiera agroindustriale rivolta all’autotrazione a biometano, che sappia dare impulso alla realizzazione di nuovi impianti e al contempo trasferire conoscenze e tecnologie all’avanguardia, per raggiungere nel Paese la massima qualità e capacità produttiva. Un’opportunità da saper cogliere, per incrementare il reddito degli agricoltori, migliorando anche la sostenibilità ambientale delle produzioni».
Lanfredi ha spiegato con un esempio il valore della sostenibilità applicato al mondo della bieticoltura: «il gasolio utilizzato per il trasporto delle bietole durante i tre mesi di campagna bieticolo-saccarifera, nell’intero comprensorio nazionale su 35mila ettari complessivi, equivale alla produzione di biometano di due impianti. Quindi basterebbero solo 2 biodigestori per rendere questa logistica sostenibile». «La piattaforma Agri.Bio.Mobility – ha aggiunto Lanfredi – potrebbe essere un valido aiuto per espandere la produzione di biometano a 2 miliardi di mc».
L’evoluzione di Agri.Bio.Metano
Il progetto Abri.Bio.Mobility è l’evoluzione di Agri.Bio.Metano partito un anno fa nell’ambito della nuova programmazione del gruppo Cgbi. Poi, alla fine del 2017, è stato avviato anche un piano specifico per la filiera bieticolo saccarifera, finalizzato alla realizzazione di 30 nuovi impianti in grado di integrare il prezzo della bietola di 5-8 €/t, partendo dalla valorizzazione energetica dei sottoprodotti (polpe, foglie, colletti) in un momento drammatico per l’industria saccarifera dovuto al crollo delle quotazioni dello zucchero.
Tra gli aderenti alla piattaforma c’è anche il Consorzio italiano biogas (Cib); il presidente Piero Gattoni, ha ribadito che il biometano ottenuto dalla riconversione degli impianti a biogas deve diventare un’opportunità vera per l’agricoltura e «non deve essere lasciata solo alla Forsu. Come Cib faremo notare al nuovo Governo come queste strutture siano strategiche per il settore agricolo». Marco Pezzaglia del Cib ha fatto notare che «nel settore del trasporto sostenibile si registra un interesse crescente anche se occorerebbe una modifica della normativa sulla sostenibilità del 100% del biometano».
Entro il 18 giugno dovrebbero uscire le norme applicative che avranno un impatto particolare sulle riconversioni degli impianti esistenti. Preoccupazione è stata però espressa da Lanfredi che ha concluso: «se le misure applicative verranno definite con una interpretazione restrittiva del decreto, le riconversioni non verranno prese in considerazione anche per il venir meno della bancabilità dei progetti».