Domanda
Questo contenuto è riservato agli abbonati alle riviste Edagricole. Abbonati
Sei abbonato a Terra e Vita o ad una delle altre riviste Edagricole e hai già effettuato l’accesso al sito?
Fai login per accedere a questo articolo e a tutti i contenuti a te riservati.
Sei abbonato ad una delle riviste Edagricole ma non hai mai effettuato l’accesso al sito?
Registrati qui con la stessa e-mail utilizzata per la sottoscrizione del tuo abbonamento.
Entro 24 ore verrai abilitato automaticamente alla consultazione dell’articolo e di tutti i contenuti riservati agli abbonati.
Per qualsiasi problema scrivi a abbonamenti@newbusinessmedia.it
Mentre il ministro
delle Politiche
agricole, Nunzia
De Girolamo, spiega in ogni
occasione (in Parlamento e
all’assemblea della Coldiretti
la scorsa settimana) la bontà
dell’azione negoziale italiana
per la riforma Pac, con tanto
di conti, da Bruxelles arriva
la parola fine anche sull’altro
grande negoziato comunitario,
quello sul bilancio complessivo
2014-2020.
Mercoledì 3 luglio l’Europarlamento
ha dato parere favorevole
alle prospettive finanziarie
dell’Unione per i
prossimi sette anni, risolvendo
parzialmente anche la querelle
con il Consiglio sul bilancio
2013. L’accordo fissa
le risorse per tutte le politiche
Ue, senza sostanziali novità
rispetto alle cifre conosciute,
e confermando quindi
anche il taglio per i fondi
agricoli che per l’Italia si aggira,
tra riduzioni lineari e
convergenza esterna, intorno
al 18 per cento. Inoltre, detta
le regole su alcuni temi chiave
anche della riforma Pac a
partire dai criteri di base per
la stessa convergenza (il riavvicinamento
degli aiuti tra
Stati membri). Regole che andranno
recepite integralmente
(trattandosi di un accordo
tra capi di Stato e di Governo)
nella riforma Pac. Anche
se il presidente della commissione
Agricoltura dell’Europarlamento,
Paolo De Castro,
spiega: «Tra i punti della
risoluzione approvata a favore
dell’accordo sul bilancio
pluriennale dell’Unione
europea negoziato tra Parlamento
e Consiglio Ue nell’ultimo
vertice europeo c’è anche
il ritorno in commissione
Agricoltura di alcuni temi
della riforma Pac che non erano
stati negoziati perché inclusi
nell’accordo tra i capi
di Stato e di Governo dello
scorso febbraio. Una decisione
di grande importanza –
sottolinea De Castro – che
conferma la volontà del Parlamento
di negoziare la riforma
nel suo complesso, rafforzando
il valore della codecisione
e il ruolo sempre più
centrale del Parlamento stesso.
Convergenza esterna, plafonamento/
degressività, riserva
di crisi, flessibilità tra i
pilastri e livello del cofinanziamento
nazionale saranno
dunque i temi al centro di
quest’ultimo rush negoziale
con la presidenza lituana.
L’ultimo passaggio prima
del voto di settembre – conclude
De Castro – grazie al
quale potremo chiudere definitivamente
la riforma sulla
quale c’è già l’accordo politico
siglato il 26 giugno».
In realtà, come detto, i criteri
dettati per la convergenza
esterna, così come gli altri
punti, andranno rispettati
scrupolosamente. Come d’altra
parte sanno benissimo al
Mipaaf, dove hanno già fatto
i conti dell’impatto per l’Italia
dell’accordo sulla riforma
Pac. «Nel periodo
2014-2020 – spiega il ministro
delle Politiche agricole
–, attraverso la Pac, al nostro
paese saranno destinati circa
52 miliardi di euro, corrispondenti
a 7,4 miliardi di euro
all’anno, di cui 3,8 miliardi
provenienti dai pagamenti diretti,
0,6 miliardi dalle Organizzazioni
comuni di mercato
di vino e ortofrutta e 3
miliardi dallo sviluppo rurale,
in quest’ultimo caso comprensivi
di cofinanziamento
nazionale». Tra i risultati negoziali
De Girolamo rivendica
in particolare il meccanismo
che consente di limitare
l’impatto della convergenza
interna: «La formula approvata
evita un duro e rapido calo
degli importi dei pagamenti
diretti, consentendo agli Stati
membri di mantenere delle
differenze tra i titoli tra i diversi
settori anche oltre il
2019 – spiega il ministro –.
Sono stati introdotti meccanismi
di gradualità della convergenza
che evitano l’applicazione
del “Flat rate” regionale
o nazionale, limitando
le perdite per gli agricoltori
con titoli più alti, grazie anche
alla possibilità di applicare
le regole del greening a
livello individuale».