Che cosa si può fare nei terreni a riposo

    Per evitare la diffusione di malerbe

    Domanda

    Il decreto ministeriale del dicembre 2022 di attuazione della nuova Pac all’art.3, lett. c, punto 2.2 nelle definizioni di attività agricole evidenzia il principio di “evitare la diffusione estensiva di malerbe o di vegetazione non desiderata o infestante, anche nei terreni lasciati a riposo”.
    La superficie minima aziendale del 4% - terreno a riposo - destinata ad “area ed elementi non produttivi” di cui alla Bcaa 8 a causa delle piogge e temperature miti invernali manifesta una rilevante emergenza di malerbe infestanti. I terreni seminativi sono localizzati in Basilicata in zona montana e in areale con clima caldo-arido.
    Al fine di ridurre la diffusione estensiva di erbe infestanti formulo i seguenti quesiti:

    1. È possibile effettuare il sovescio della vegetazione spontanea nel periodo 1° marzo-30 giugno mantenendo nel contempo l’impegno di destinazione dell’area ad elementi non produttivi nel periodo 1/1–30/6”;
    2. In alternativa, per eseguire il controllo delle erbe infestanti e impedirne la diffusione si possono eseguire lavorazioni meccaniche di ripuntatura, discatura ecc., senza rovesciare il cotico erboso, mantenendo l’area non produttiva fino al 30/6;
    3. La superficie del 4% destinata ad area non produttiva potrebbe essere investita a coltura mellifera (fino al 30/9)? In questa fattispecie, se consentita, si rispetterebbe l’impegno di cui alla Bcaa 8? E, se questa scelta fosse possibile, sarebbe ammissibile la stessa superficie all’Ecoschema 4 ed all’Ecoschema 5?

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    Che cosa si può fare nei terreni a riposo
    - Ultima modifica: 2023-04-12T15:51:02+02:00
    da Barbara Gamberini
    Che cosa si può fare nei terreni a riposo - Ultima modifica: 2023-04-12T15:51:02+02:00 da Barbara Gamberini

    1 commento

    1. Ma se il collega agricoltore lascia il 4% di terreno a riposo – destinata ad “area ed elementi non produttivi” e opta per la terza ipotesi e cioè investire a colture di interesse apistico, dal 1° marzo al 30 settembre la suddetta superficie, NON risolverebbe il problema più grosso , e cioè il pericolo, anzi la certezza, della diffusione estensiva di malerbe o di vegetazione non desiderata o infestante.
      Inoltre si lascerebbe in campo nei mesi estivi una enorme superficie coperta da vegetazione oramai secca potenzialmente facile preda di incendi.
      Il problema della diffusione massiccia di semi di infestanti a mio avviso, si ripercuoterà anche negli anni successivi, a meno ché non si intervenga con enorme dispendio di energie ( lavorazioni e uso di diserbi) che non sono pratiche “agroambientali”.
      Ma non è che magari la norma ( eco schema 5) possa essere corretta dando un’altra interpretazione? E cioè : Impiego di 2- 3 essenze mellifere, seminate ( quindi con fattura), da trinciare nel periodo da marzo a settembre subito dopo aver concluso la fioritura. Resterebbero i vantaggi e si eliminerebbero tutti gli svantaggi dell’ eco schema 5. E sarebbe anche più facile effettuare i controlli da parte dell’O.P.

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