FORESTAZIONE

    La nuova Pac scommette sull’arboricoltura

    Domanda

    Questo contenuto è riservato agli abbonati alle riviste Edagricole. Abbonati

    Sei abbonato a Terra e Vita o ad una delle altre riviste Edagricole e hai già effettuato l’accesso al sito?
    Fai per accedere a questo articolo e a tutti i contenuti a te riservati.

    Sei abbonato ad una delle riviste Edagricole ma non hai mai effettuato l’accesso al sito?
    Registrati qui con la stessa e-mail utilizzata per la sottoscrizione del tuo abbonamento.
    Entro 24 ore verrai abilitato automaticamente alla consultazione dell’articolo e di tutti i contenuti riservati agli abbonati.

    Per qualsiasi problema scrivi a abbonamenti@newbusinessmedia.it

    Siamo ormai alle porte di un nuovo periodo di programmazione per la politica di sviluppo rurale europea che dal 2014 al 2020 cofinanzierà, nell’ambito della strategia Europa 2020[1], interventi volti allo sviluppo socioeconomico e alla tutela dell’ambiente delle aree rurali dell’Unione europea. Anche per questa nuova fase le regioni italiane sono chiamate a declinare sul proprio territorio, con i Programmi di sviluppo rurale, le differenti Misure che il nuovo regolamento, ormai in fase di approvazione definitiva, propone. Il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR), sosterrà quindi, ancora, azioni specifiche volte al perseguimento degli obiettivi di “competitività”, “gestione sostenibile delle risorse naturali” e di “sviluppo equilibrato dei territori rurali”.

    Come per il precedente periodo di programmazione (2000-2006, Reg. CE 1257/99) e l’attuale (2007- 2013, Reg. CE 1698/05), ritroviamo una Misura specificatamente dedicata a realizzare interventi di imboschimento.

    A pochi mesi dalla chiusura dell’attuale periodo di programmazione si può affermare che vi è stato non solo un progressivo e forte calo da parte degli agricoltori interessati al sostegno ma anche una generalizzata disattenzione delle amministrazioni per un’efficace diffusione e attuazione di questi interventi. La scarsa partecipazione a queste misure, che vedono più dell’80% delle risorse fino a oggi spese ancora legate agli impegni presi nella precedente programmazione per gli imboschimenti effettuati con il Reg. CEE 2080/92 e il Reg. CE 1257/99, e da molti riconducibile non solo ai tempi amministrativi sempre più lunghi per ricevere i contributi ma anche alla particolare attenzione rivolta alle specifiche caratteristiche di ecocompatibilità e agli impegni ambientali che la politica di sviluppo rurale ha assunto e che spesso sono stati interpretati in vincoli allo sfruttamento economico a fine impegno. Inoltre, è inconfutabile come l’impegno e la spesa rivolta alla misura d’imboschimento ha purtroppo in questi ultimi 21 anni sempre più allontanato l’attenzione dal patrimonio forestale già esistente ed esterno alle proprietà agricole, che necessitano di una maggiore e migliore gestione a beneficio dell’intera collettività e rappresentano un’importante risorsa economica e ambientale non solo locale ma anche per il Paese.

    Con il nuovo periodo di programmazione 2014-2020 potrebbero cambiare molte cose (vedi tabella). In primo luogo le due tipologie di Misura che conosciamo vengono, nell’ultima proposta di regolamento del Parlamento europeo e del Consiglio sul sostegno allo sviluppo rurale da parte del Fondo Feasr, accorpate in un’unica tipologia d’intervento “Imboschimento e creazione di aree boscate” (art. 23), al fine di favorire una semplificazione nell’attuazione degli interventi e sensibilizzare i potenziali beneficiari, a ideare e realizzare progetti integrati di maggiore valore aggiunto.

    In secondo luogo, anche se rimane un approccio strettamente ambientale legato alla tutela della biodiversità e alla lotta al cambiamento climatico, la politica di Sviluppo rurale dell’Ue per gli interventi d’imboschimento di questa nuova Misura richiede di porre particolare attenzione alla convivenza sostenibile tra gli interessi economico produttivi dei beneficiari e le necessità della società di tutela e salvaguardia degli ecosistemi e dell’ambiente. Questa puntualizzazione, pur sembrando scontata, diventa fondamentale nell’attuazione di un’efficace strategia di imboschimento sul territorio. Al fine di evitare imboschimenti a macchia di leopardo sul territorio (come avvenuto nelle precedenti programmazioni), valorizzare i fini ambientali e sociali dell’azione sostenuta, siano essi di tutela del suolo e dell’assetto idrogeologico, o di salvaguardia della biodiversità e adattamento al cambiamento climatico, o di fruizione turistico ricreativa e conservazione del paesaggio, bisogna sempre considerare l’aspetto economico che l’imboschimento può comportare. Si tratta, infatti, di definire fin da subito e chiaramente nei Psr se l’impianto che il titolare di una superficie agricola, ma non solo, si appresta a realizzare possa considerarsi un investimento a fini produttivi e quindi un reddito posticipato (imboschimento temporaneo e limitato ai 12 anni di impegno), o un investimento socio ambientale e quindi potenzialmente perenne che vedrà la sua superficie cambiare destinazione d’uso e non essere più potenzialmente utilizzabile a fini agricoli. Nell’attuale programmazione, su questo punto, si sono create numerose ambiguità che hanno portato nel 2012 a una confusa modifica dell’attuale definizione nazionale di bosco (Dlgs. 227/2001).

    Le superfici soggette a impegno potranno, inoltre, beneficiare al tempo stesso dei pagamenti diretti nell’ambito del primo pilastro della politica agricola comune (PAC). Ma a riguardo vi è ancora da chiarire la complementarietà con l’applicazione del “greening”(componente “ecologica” obbligatoria dei pagamenti diretti), al fine di sostenerela produzione, in linea con gli obiettivi della Strategia Europa 2020, di beni pubblici quali sottrazione di CO2, difesa del suolo, regimazione e qualità delle acque. Questa nuova Misura può però, in una visione territoriale e strategica di lungo periodo, rappresentare uno strumento interessante sia per il settore e la filiera forestale, sempre più bisognoso di materie prime di origine nazionale, sia per la creazione e valorizzazione di sistemi verdi e formazioni forestali multifunzionali fuori foresta. Per questo ultimo caso la Misura si presta perfettamente sia alla valorizzazione e riqualificazione ambientale e sociale di aree degradate, ex industriali e zone periurbane e per la difesa spondale, sia per la fruizione turistico ricreativa attraverso la creazione di aree e percorsi attrezzati e corridoi ecologici. A tutto ciò può ovviamente anche aggiungersi il ruolo compensativo alle emissioni di gas serra che le formazioni possono svolgere contribuendo così alla lotta al cambiamento climatico.

    Esempi interessanti, ma ancora poco diffusi, si sono già visti e realizzati in tutta Italia dove piccoli e grandi Comuni hanno realizzato interventi significativi e molto partecipati per la realizzazione di aree boscate all’interno e nell’intorno di contesti antropizzati. In particolare la Regione Lombardia, ha ottenuto ottimi risultati nell’attuale programmazione con la realizzazione di interventi di notevole importanza come accaduto per il Parco Nord Milano, il Bosco in Città a Milano, il Bosco delle Querce a Seveso, sull’area colpita dalla diossina.

    Questa nuova Misura potrà quindi, se incoraggiata e programmata in situazioni condivise e partecipate tra proprietari pubblici, privati e società civile, portare alla realizzazione di progetti ad alto valore aggiunto che trovino in nuove aree boscate a fini multipli un incontro “sostenibile” tra le esigenze sociali e ambientaliste e le necessità economiche, produttive e occupazionali che la risorsa bosco può soddisfare, valorizzando così realmente le potenziali e differenti funzioni economica, ambientale e sociale fornite dalla risorsa forestale.

    Risultati delle precedenti programmazioni

    La Misura specificatamente dedicata a realizzare interventi di imboschimento nasce nel 1992 con il Reg. CEE 2080/92, nell’ambito degli interventi di accompagnamento alla riforma della Pac, e con cui veniva istituito un nuovo regime comunitario di aiuti cofinanziati dal Fondo europeo agricolo di orientamento e garanzia (FEOGA) sezione garanzia, per le “misure forestali” nel settore agricolo. Scopo fondamentale del regolamento era quello di diminuire l’estensione della superficie agricola utilizzata nella Comunità europea, (e conseguentemente di proteggere i prezzi dei prodotti agricoli), destinandone parte agli impianti forestali. Veniva quindi finanziata l’esecuzione, nelle sole aziende agricole di opere di forestazione e di miglioramento boschivo di vario tipo.

    Grazie a tale regolamento dal 1992 al 1999 sono stati realizzati nell’Ue oltre un milione di ettari di piantagioni boschive su terreni agricoli (buona parte dei quali situati in Spagna). L’Italia ha realizzato circa 104.000 ettari d’impianti, costituiti principalmente da latifoglie nobili (57%) o specie a rapido accrescimento (40%) e in minima parte da conifere (3%). Il regime di aiuto comprendeva, un finanziamento per la copertura dei costi d’impianto e di manutenzione (premio annuo/ha per 5 anni) su terre agricole che risultavano coltivate fino al 31/7/92, e una compensazione ventennale per le perdite di reddito derivanti (premio annuo/ha massimo di € 725) per agricoltori o loro associazioni e di € 180 per ogni altra persona fisica o entità di diritto privato.

    In 6 anni in Italia è stato imboschito più di quanto non si fosse fatto nei precedenti 20 anni di politiche nazionali. Senza voler entrare nel merito della qualità degli interventi realizzati o della loro rispondenza agli obiettivi comunitari, bisogna ricordare però che oltre al costo piuttosto consistente di tali interventi, il meccanismo previsto dal regolamento per le compensazioni delle perdite di reddito (20 anni), ha provocato un “trascinamento” di costi nelle fasi successive di programmazione.

    Ma visto comunque il successo conseguito, tale tipologia di intervento venne mutuata nella politica di sviluppo rurale con Agenda 2000, rimanendo comunemente, e a mio avviso erroneamente, considerata una misura “forestale”. Dal 2000 il regolamento 2080 viene, quindi, abrogato e insieme agli altri regolamenti di carattere agricolo sostituito con il Reg. CE n. 1257/99 per il sostegno allo Sviluppo rurale. Il periodo 2000-2006 vede tra le sue Misure anche l’esecuzione d’interventi volti all’imboschimento delle superfici agricole con finalità produttiva e/o finalità protettiva/multifunzionale (Misura H, art. 29). A livello nazionale sono stati, per questa misura, impegnati circa 882 milioni di € (di cui circa 687 M€ risultano impegnati per i trascinamenti del Reg. (CEE) n. 2080/92), realizzando dal 2000 al 2006, circa altri 45.000 ettari di impianti forestali su terreno agricolo (70% risultano impianti di latifoglie). Vi è inoltre da ricordare che questa nuova fase di programmazione compare tra le Altre misure forestali (Misura I, art. 30), anche la possibilità di realizzare interventi di imboschimento per le superfici non agricole, con cui sono stati realizzati circa 3.500 ettari di impianti principalmente volti al consolidamento di versanti e sistemazioni idraulico forestali, alla realizzazione di aree verdi e corridoi ecologici.

    Nel successivo e attuale periodo di programmazione (2007-13), il Reg. CE 1698/05 ripropone con la Misura 221 il sostegno al primo imboschimento su terreni agricoli e con la Misura 223 l’imboschimento di superfici non agricole. Nel primo caso viene previsto per gli agricoltori (proprietari, affittuari o loro associazioni), un sostegno all’80% dei costi di impianto e un premio sia a copertura dei costi di manutenzione (150 € annuo/ha per 5 anni), sia per la perdita di reddito (700 € annuo/ha per 15 anni). Inoltre, viene ampliata la casistica dei beneficiari anche ai proprietari pubblici prevedendo però la copertura unicamente dei costi di impianto. Nel secondo caso, per le superfici non agricole viene invece previsto un sostegno a copertura dei soli costi di impianto a cui si aggiungono anche i costi di manutenzione con un premio annuo/ha per 5 anni per i terreni agricoli incolti da almeno 2 anni. n

    *Osservatorio Foreste INEA, Via Nomentana 41, Roma – romano@inea.it

    [1] La strategia Europa 2020 punta a rilanciare l’economia dell’UE realizzando una nuova economia intelligente, sostenibile e solidale. Queste tre priorità che si rafforzano a vicenda intendono aiutare l’Ue e gli Stati membri a conseguire elevati livelli di occupazione, produttività e coesione sociale. In tale contesto l’Unione si è posta cinque ambiziosi obiettivi – in materia di occupazione, innovazione, istruzione, integrazione sociale e clima/energia – da raggiungere entro il 2020. Ogni Stato membro ha, quindi, adottato per ciascuno di questi settori i propri obiettivi nazionali.

    La nuova Pac scommette sull’arboricoltura
    - Ultima modifica: 2013-09-30T17:10:44+02:00
    da Redazione Terra e Vita
    La nuova Pac scommette sull’arboricoltura - Ultima modifica: 2013-09-30T17:10:44+02:00 da Redazione Terra e Vita

    LASCIA UN COMMENTO

    Per favore inserisci il tuo commento
    Per favore inserisci il tuo nome