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Le probabilità di trovare un accordo entro la fine dell’anno sul bilancio pluriennale della Ue sono ridotte al lumicino. Per non dire inesistenti.
«Stiamo valutando la possibilità di organizzare, nel prossimo mese di febbraio, un vertice straordinario dei capi di Stato e di Governo della Ue per trovare il più rapidamente possibile un’intesa sul quadro finanziario 2014-2020». L’annuncio è arrivato nei giorni scorsi da un rappresentante del Governo della Repubblica d’Irlanda, Stato membro al quale spetterà la presidenza della Ue nel primo semestre 2013.
Di conseguenza, anche il via libera alla nuova Pac, che dovrebbe essere operativa dal primo gennaio 2014, è ad alto rischio di rinvio. Perché, come emerso con assoluta chiarezza dal recente Consiglio informale agricoltura, che si è tenuto in Danimarca, nessuna decisione potrà esser presa, prima di conoscere l’esatto ammontare delle risorse finanziarie destinate al settore nei prossimi anni. Questa linea è stata ribadita a ministri e Commissione Ue dal presidente della commissione Agricoltura del Parlamento europeo, Paolo De Castro.
Uno dei punti chiave della riforma della Pac proposta dalla Commissione europea riguarda la redistribuzione tra gli Stati membri dei fondi del bilancio agricolo, a vantaggio prima di tutto dei «nuovi» partner dell’Europa Centrale e Orientale.
Le indicazioni della Commissione (che per l’Italia determinerebbero un taglio di circa il 18% dell’attuale massimale di spesa destinato agli aiuti diretti) si basano sull’invarianza in termini nominali del budget per l’agricoltura, all’interno di un progetto che prevede una crescita nell’ordine del 5% dell’ammontare delle risorse proprie della Ue nel periodo 2014-2020.
Una percentuale di aumento che un ampio fronte di Stati membri ha bollato come «irricevibili». Ma restano profonde divergenze sui risparmi da fare. La Francia, ad esempio, difende la spesa agricola, sulla quale il Regno Unito, invece, vuole affondare il bisturi.
Il rinvio dell’entrata in vigore della nuova Pac non sarebbe senza conseguenze.
Sembra scontata la continuità degli aiuti diretti, ma – come ha riconosciuto il commissario Ciolos – potrebbero bloccarsi i programmi per lo sviluppo rurale e gli incentivi ai giovani agricoltori.
Proprio sul secondo pilastro l’Italia punta per riequilibrare la distribuzione del budget. Alcuni partner, come Germania e Portogallo, hanno fallito l’obiettivo di spesa a fine 2011 e hanno dovuto restituire a Bruxelles parte dei fondi.
Il 18 e 19 giugno, saranno presentate le controproposte del Parlamento europeo sulla riforma, con le relazioni su Ocm unica, finanziamento della Pac, pagamenti diretti e sviluppo rurale. I contenuti, già noti negli aspetti chiave, modificano profondamente le proposte della Commissione, a partire dai criteri di distribuzione degli aiuti diretti fino al greening, con l’esenzione per le aziende sotto i 20 ettari di superficie e la netta separazione dagli aiuti diretti. Ma più che all’eventuale compromesso su un dossier ormai troppo complesso le attenzioni del mondo agricolo cominciano a spostarsi sul possibile impatto di una proroga delle regole attuali.
Un salto nel buio. Per qualcuno comunque meglio di una cura che rischia di rivelarsi peggiore del male.