POLITICA AGRICOLA

    Parigi, braccio di ferro sulla nuova Pac

    nazionale

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    Appena conclusa la
    pausa estiva, l’Agpb,
    l’Associazione dei
    produttori francesi di grano, ha
    lanciato la polemica sulle scelte
    interne da fare per l’applicazione
    della nuova Pac.

    In particolare, sotto accusa
    è finito il documento diffuso
    a luglio dal ministero dell’Agricoltura,
    che contiene
    quattro diverse ipotesi per il
    calcolo dei nuovi pagamenti
    all’ettaro a partire dal 2015.

    Alla luce delle elaborazioni
    ministeriali, nel 2019 rispetto
    agli importi erogati
    nel 2010, l’aiuto a favore delle
    imprese che coltivano seminativi
    potrebbe subire una
    riduzione del 6 per cento.

    Che salirebbe fino al 14%, se
    si scegliesse di accordare un
    importo maggiorato a un certo
    numero di ettari su base
    aziendale. Ipotesi, questa,
    apertamente sostenuta dal ministro
    Le Foll, perché consentirebbe
    di redistribuire il sostegno
    comunitario a vantaggio
    degli allevamenti. La
    maggiorazione potrebbe essere
    di 150 euro all’ettaro per
    un massimo di 52 ettari per
    ogni azienda.

    Ma le cifre fornite dal ministero
    sono state duramente
    contestate dai vertici della
    Agpb.

    Il taglio effettivo, hanno
    dichiarato, sarà in media almeno
    del 20%, e potrebbe
    superare addirittura il 40%
    per le imprese di maggiore
    dimensione situate nelle aree
    più produttive della Francia.

    I calcoli elaborati dal ministero,
    si legge in una nota,
    non tengono conto del fatto
    che l’importo complessivo
    da destinare ai pagamenti di
    base deve essere ridotto del
    17% per finanziare il pagamento
    aggiuntivo (2%) a favore
    dei giovani agricoltori e
    i pagamenti accoppiati (sino
    al 15%). E un altro 30% risulta
    legato al rispetto delle
    norme fissate per la componente
    ecologica («greening
    »).

    Insomma, ai pagamenti di
    base andrà solo il 53% del
    massimale finanziario assegnato
    alla Francia. E si scenderebbe
    fino al 23%, nel caso
    di un pagamento maggiorato
    ai primi ettari di ogni
    azienda sino al massimo
    (30% del massimale nazionale)
    consentito dall’accordo
    politico sulla nuova Pac su
    richiesta della delegazione
    francese.

    Alla luce di queste cifre, i
    vertici della Agpb si sono detti
    pronti a dare battaglia, in
    particolare, contro il pagamento
    redistribuito sostenuto
    dal ministro Le Foll, perché
    verrebbe gravemente compromessa
    la competitività dei cereali
    francesi sul mercato comunitario.
    Inoltre, è stato proposto
    di tener conto dei rendimenti
    delle imprese cerealicole,
    piuttosto che della superficie
    aziendale.

    La posizione della Agpb è
    sostenuta dalla Fnsea, la principale
    organizzazione delle
    imprese agricole che ha pure
    invitato il ministro, orientato
    a decidere entro settembre
    sulle scelte interne per l’applicazione
    della nuova Pac, a
    procedere con grande prudenza.
    «È necessario prenderci
    tutto il tempo necessario per
    studiare le varie ipotesi e valutarne
    in modo approfondito
    l’impatto», ha dichiarato
    il presidente della Fnsea,
    Beulin.

    Il nuovo sistema dei pagamenti
    della Pac scatterà con
    le dichiarazioni che gli agricoltori
    dovranno presentare
    nel 2015.

    Parigi, braccio di ferro sulla nuova Pac
    - Ultima modifica: 2013-09-05T14:03:43+02:00
    da Redazione Terra e Vita
    Parigi, braccio di ferro sulla nuova Pac - Ultima modifica: 2013-09-05T14:03:43+02:00 da Redazione Terra e Vita

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