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Inizia a Parma il secondo atto della riforma della Pac. Dopo l’accordo raggiunto a Bruxelles tra Commissione, Consiglio ed EuroParlamento, la “palla” passa agli Stati membri e nel capoluogo emiliano la Copagri- Confederazione dei produttori agricoli chiede discontinuità e scelte “non scontate”.
«Scelte – testimonia Enrica Pezzoni di Copagri Parma – che inneschino sinergie efficaci per il rinnovamento di un’agricoltura in crisi strutturale». Uno sforzo per reindirizare un impianto normativo in cui mancano i riflessi della destrutturazione dei mercati e della volatilità dei prezzi che hanno messo in crisi i bilanci aziendali. «La ricetta di Ciolos – ammette Paolo De Castro – è ancora nel solco delle scelte “verdi” di Agricoltura 2000, ma nessuno ha più l’alibi di attribuire colpe all’Europa “tecnocratica”».
Il presidente della commissione agricoltura dell’EuroParlamento ha rivendicato infatti il ruolo attivo di Strasburgo (un ruolo per cui De Castro è stato premiato a Parma) nel correggere le storture legate a un greening eccessivo e nell’ampliare le scelte nazionali relative a convergenza, sviluppo rurale e flessibilità tra pilastri. «L’impegno maggiore – spiega Graziella Romito del Mipaaf – è ora quello di allocare le risorse per favorire le nuove opportunità e i temi difesi dall’Italia: innovazione, competitività, internazionalizzazione e gestione del rischio». Per questo il dipartimento Sviluppo rurale sta lavorando in sinergia con gli altri ministeri con l’obiettivo di raggiungere un accordo di partnerariato che coinvolga tutti i fondi. Le risorse complessive sono maggiori (10,4 miliardi di euro per l’Italia contro i 8,9 del periodo 2007-2013), ma la lista della spesa è particolarmente ampia. Con i nuovi strumenti dell’assicurazioni obbligatorie e del fondo mutualistico per la stabilizzazione del reddito che rischiano di avere un forte peso economico sul secondo pilastro della Pac. «Per questo a fianco dei Psr regionali ce ne dovrà essere uno nazionale».
Il taglio degli aiuti
«Ma lo Sviluppo rurale – si chiede Franco Verrascina – che cosa ha prodotto finora per l’agricoltura italiana?».
La gestione dei Psr è spesso caratterizzata da corse dell’ultimo minuto per evitare la perdita dei fondi, ma ora – secondo il presidente nazionale di Copagri – serve più capacità di programmazione.
«Quando le risorse sono limitate occorre utilizzarle al meglio. L’accordo sulla Pac è positivo perché configura un quadro di certezze per i produttori, ma il forte taglio delle risorse a disposizione dei pagamenti diretti rischia di avere effetti pesanti sul settore».
Il suo auspicio è quindi che la possibilità di trasferire fino al 15% della dotazione nazionale non vada interpretata solo in favore dello sviluppo rurale, ma piuttosto in senso opporto: per rafforzare il primo pilastro e gli aiuti diretti agli agricoltori.