POLITICA AGRICOLA UE

    Riforma Pac, prima intesa tra i 27

    TPP

    Domanda

    Questo contenuto è riservato agli abbonati alle riviste Edagricole. Abbonati

    Sei abbonato a Terra e Vita o ad una delle altre riviste Edagricole e hai già effettuato l’accesso al sito?
    Fai per accedere a questo articolo e a tutti i contenuti a te riservati.

    Sei abbonato ad una delle riviste Edagricole ma non hai mai effettuato l’accesso al sito?
    Registrati qui con la stessa e-mail utilizzata per la sottoscrizione del tuo abbonamento.
    Entro 24 ore verrai abilitato automaticamente alla consultazione dell’articolo e di tutti i contenuti riservati agli abbonati.

    Per qualsiasi problema scrivi a abbonamenti@newbusinessmedia.it

    L’impatto economico
    era stato in
    gran parte già
    sviscerato, all’indomani dell’accordo
    sul budget Ue
    2014-2020. Così la conferenza
    stampa convocata dal ministro
    uscente Mario Catania
    per illustrare l’esito del
    negoziato sulla riforma Pac
    è stata più che altro l’occasione
    per rassicurare il mondo
    agricolo sul futuro. «Al
    prossimo ministro basterà vigilare
    che nella fase finale
    della trattativa tra Europarlamento,
    Consiglio e Commissione
    non ci siano passi indietro
    per assicurare un
    buon accordo all’Italia», dice
    Catania ricordando come
    il compromesso raggiunto
    la scorsa settimana dal Consiglio
    agricolo Ue «fino a
    pochi anni fa avrebbe rappresentato
    un accordo definitivo
    da trasporre in testi regolamentari.
    Oggi invece,
    con la codecisione, servirà
    l’assenso dell’Europarlamento
    ». Il compito di trovarlo
    è affidato alla presidenza
    di turno irlandese (per
    l’Agricoltura il ministro Simo
    Coveney), che parteciperà
    al cosiddetto «trilogo», insieme
    a Commissione e Parlamento
    Ue per dare alla riforma
    il suo assetto definitivo.

    Le posizioni non sono
    lontanissime, soprattutto se
    si guardano considerando i
    rispettivi punti di partenza. I
    ministri dei 27 chiedono innanzitutto
    un processo di
    convergenza interna più graduale.
    Prima di arrivare al
    fatidico flat rate nel 2019, è
    necessario partire con una
    quota del 10% (invece del
    40 proposto dalla Commissione)
    di aiuti nazionali da
    livellare. Soprattutto, servirà
    una delega più ampia per
    gli Stati membri nella definizione
    della figura dell’agricoltore
    attivo al quale riservare
    i premi, «un correttivo
    fondamentale nel nuovo regime
    di aiuti disaccoppiati»,
    spiega Catania risalendo alla
    ratio della misura, per la
    quale il Consiglio chiede
    l’eliminazione del paletto
    posto dalla Commissione
    sul rapporto tra aiuti percepito
    e reddito globale dell’impresa
    (i primi inferiori al
    5% del secondo). «Si tratta
    – dice il ministro – di un
    passaggio importante: la distinzione
    va fatta sul singolo
    soggetto e non sull’attività,
    come pensa invece il Parlamento
    ». Sul punto un accordo
    non sarà comunque
    difficile da trovare.

    Più complicato invece si
    annuncia il compromesso
    sulla delicatissima questione
    del capping, il tetto agli
    aiuti alle grandi imprese.

    Quello di 300mila euro chiesto
    dal Parlamento (appoggiato
    dalla Commissione)
    con forti tagli a partire da
    150mila euro. I ministri si
    rifanno al testo del Consiglio
    europeo che delega ai
    singoli partner la decisione
    di imporre eventuali scaglioni.
    Una soluzione realistica,
    visto che il tetto ai premi
    resta una battaglia a forte
    valenza simbolica sulla quale
    però nessuno (meno che
    mai l’Europarlamento) vuole
    alzare le barricate bloccando
    la riforma. Poi la Germania
    non lo vuole, e quindi
    non si farà.

    Sul greening invece le
    complicazioni sono di altro
    tipo. Nel senso che alla fine,
    tra eccezione ed esenzioni,
    il problema non sarà trovare
    un accordo ma spiegare la
    misura alle imprese. La proposta
    del Consiglio, tarata
    come quella di Strasburgo
    sulle dimensioni aziendali,
    propone tre livelli di applicazione,
    considerando misure
    equivalenti gli impegni agroambientali
    del Psr (ci sarà il
    piano unico nazionale) o gli
    schemi di certificazione ambientali
    nazionali.

    Il resto sono dettagli sui
    quali l’accordo è davvero
    scontato: i trasferimenti titoli
    potranno avvenire solo tra
    agricoltori attivi; la quota di
    aiuti accoppiati sale dal 10 al
    12% (con l’eccezione del tabacco);
    gli Stati membri potranno
    attivare un ulteriore
    pagamento per i primi 30 ettari
    dell’azienda, fino al 30%
    del massimale nazionale.

    L’ultimo appello però il
    ministro lo ha riservato ai
    produttori di latte: a pochi
    giorni dalla chiusura della
    campagna va fatto ogni sforzo
    per frenare la produzione,
    e risparmiare all’Italia
    l’ennesima multa-beffa.

    Riforma Pac, prima intesa tra i 27
    - Ultima modifica: 2013-03-27T16:40:24+01:00
    da Redazione Terra e Vita
    Riforma Pac, prima intesa tra i 27 - Ultima modifica: 2013-03-27T16:40:24+01:00 da Redazione Terra e Vita

    LASCIA UN COMMENTO

    Per favore inserisci il tuo commento
    Per favore inserisci il tuo nome