Allarme rosso per le razze autoctone. Lo ha lanciato Paolo Ajmone Marsan dell'Università Cattolica del sacro cuore di Piacenza nel corso della giornata di apertura del XII convegno nazionale Biodiversità in corso presso l'Università di Teramo. «Nel settore zootecnico - ha affermato - è in corso una repentina perdita di biodiversità dovuta alla progressiva sostituzione delle razze locali con razze cosmopolite, più produttive e adatte ad un allevamento industriale».
Un decimo estinto,
un terzo in pericolo,
un altro terzo quasi
Secondo la Fao un decimo delle razze di interesse agrario è andato estinto nell’ultimo secolo e attualmente un terzo è in pericolo di estinzione. Inoltre non ci sono informazioni sufficienti per valutare il livello di rischio di un altro terzo. «Questo significa che probabilmente quasi il 50% della biodiversità zootecnica è a rischio, una situazione preoccupante se si considera che la diversità genetica è fondamentale per far fronte a cambiamenti ambientali, che oltre a clima, alimentazione e patogeni, nel settore zootecnico sono anche richieste di mercato in termini di qualità dei prodotti, diminuzione dell’impatto ambientale e tutela del benessere animale. Insieme alle razze locali stiamo perdendo varianti geniche uniche per l’adattamento e la qualità dei prodotti».
La risorsa della genomica
La genomica permette la caratterizzazione della struttura, della storia evolutiva, delle traiettorie demografiche e della diversità genetica delle popolazioni, ai fini della conservazione della biodiversità. Inoltre è adatta per identificare varianti geniche utili e quindi dare valore aggiunto alle razze che le portano. "Queste varianti possono essere oggi anche copiate nelle razze industriali attraverso nuove tecnologie, come il gene editing".
Tolleranza a caldo e malattie
I primi esempi in questo senso hanno copiato varianti che inducono tolleranza al caldo e resistenza a malattie. Anche se non è pensabile sfamare la popolazione mondiale con le razze locali, queste devono essere conservate, per motivi culturali, perché forniscono servizi ecosistemici, ma soprattutto perché contengono geni utili che ora siamo in grado di identificare, studiare ed utilizzare. «Affrontare - commenta Michele Pisante, presidente del Comitato scientifico del XII Convegno nazionale Biodiversità - con nuove tecnologie le sfide globali che ci attendono, come l'incremento della domanda di qualità dei prodotti, la diminuzione dell'impatto ambientale e la tutela del benessere animale, sono alcune delle concrete opportunità per la conservazione della biodiversità, ma anche una realistica prospettiva per premiare il silenzioso ed eroico impegno degli allevatori italiani impegnati nella salvaguardia delle razze locali».
Zootecnia a due velocità
«La zootecnia del domani - conclude Marsan - potrebbe prevedere due modelli, uno estensivo e biologico, il cui compito più importante sia la conservazione della biodiversità, uno intensivo in modo sostenibile, che produca alimenti ad alto valore biologico e basso costo per soddisfare le richieste della popolazione umana in crescita».
Il XII Convegno nazionale sulla biodiversità prosegue oggi con due tavole rotonde sulle sfide per la ricerca e sulle politiche e strumenti di tutela. L'evento chiude domani alla conclusione dei lavori delle 7 sessioni specializzate. Per info: www.biodiversita2018.it