L'80% degli italiani verifica gli ingredienti in etichetta
Il provvedimento risponde alle richieste di quell’80% di italiani che, secondo il rapporto Coldiretti/Censis, verifica gli ingredienti di cui si compongono gli alimenti da acquistare. L’alimentazione è uno dei motori del benessere soggettivo, per questo gli italiani sono sempre a caccia delle informazioni che rendono possibile per un determinato prodotto alimentare la tracciabilità, intesa come la trasparenza su provenienze e connotati dei processi produttivi e distributivi.
«L’Italia, che è leader europeo nella qualità, ha infatti il dovere - afferma Prandini - di fare da apripista nelle politiche alimentari dell’Ue, poiché in un momento difficile per l’economia dobbiamo portare sul mercato il valore aggiunto della tracciabilità con l’obbligo di indicare in etichetta l’origine di tutti gli alimenti, venendo incontro alle richieste dei consumatori italiani ed europei».
Non a caso sono ben 1,1 milioni le firme raccolte nell’ambito dell’iniziativa dei cittadini dell’Unione Europea “Eat original! unmask your food” promossa dalla Coldiretti, da Campagna Amica e da altre organizzazioni europee, da Solidarnosc a Fnsea, per l’estensione dell’obbligo di etichettatura con l’indicazione dell’origine su tutti gli alimenti.
In Italia un allarme alimentare al giorno
In Italia è scattato quasi 1 allarme alimentare al giorno con 297 notifiche inviate all'Unione Europea durante il 2020, delle quali solo 56 (19%) hanno riguardato prodotti con origine nazionale, mentre 160 provenivano da altri Stati dell'Unione Europea (54%) e 81 da Paesi extracomunitari (27%).
E' quanto emerge dal dossier Coldiretti su "La black list dei cibi più pericolosi" sulla base delle rilevazioni dell'ultimo rapporto del Sistema di allerta rapido europeo (Rasff).
In Italia, sottolinea la Coldiretti, oltre otto allarmi alimentari su dieci sono causati da cibi provenienti dall'estero (81%). Dai semi di sesamo dell'India alla carne di pollo low cost dalla Polonia, dalla frutta e verdura turca al pepe nero brasiliano, fino all'ortofrutta, ai fichi secchi dalla Turchia alle ostriche francesi.
In testa alla classifica dei Paesi dai quali giungono i cibi più contaminati, ci sono l'India responsabile del 12% degli allarmi alimentar, la Turchia con il 10% e la Polonia (10%), ma preoccupazioni arrivano anche dalla Francia (6%), dall'Olanda (6%) e dalla Cina (6%). Un'emergenza quindi, sottolinea la Coldiretti, non riguarda solo i Paesi in via di sviluppo ma che, per effetto della globalizzazione degli scambi si estende anche a quelli più ricchi. Non sorprende dunque che l'87% degli italiani voglia il divieto di prodotti provenienti da paesi privi di regole sociali, di sicurezza e sanitarie analoghe a quelle italiane e della Ue.
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