Dazi, guerra e mercati: tempesta perfetta sull’agricoltura europea

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L'Unione ha deciso di imporre dazi sui fertilizzanti russi e ha già innescato una guerra commerciale con gli Stati Uniti. Agricoltori preoccupati per il rialzo dei costi di produzione. L'industria alimentare teme ripercussioni sull'export

La politica agricola europea è sempre più intrecciata con le tensioni geopolitiche internazionali. Il Coreper II (il comitato che riunisce gli ambasciatori dei Paesi Ue) ha dato il via libera a una nuova ondata di dazi sulle importazioni agricole e sui fertilizzanti azotati da Russia e Bielorussia. Solo l’Ungheria ha votato contro, mentre Paesi come Francia, Spagna e Slovacchia hanno espresso qualche perplessità, ma alla fine hanno appoggiato la decisione.

Obiettivo dichiarato: tagliare le entrate di Mosca e ridurre la dipendenza europea dai fertilizzanti russi, che nel 2023 rappresentavano oltre il 25% delle importazioni Ue, per un valore di 1,28 miliardi di euro. L’Unione spera che questa mossa spinga a diversificare le forniture, rendendo il mercato più stabile e meno vulnerabile alle crisi internazionali.

Il nuovo schema tariffario sarà introdotto gradualmente in tre anni, mentre Bruxelles promette misure di mitigazione per proteggere gli agricoltori da un’eventuale impennata dei prezzi. Il Parlamento europeo si esprimerà sul tema nella mini plenaria del 22 maggio.

Agricoltori in allarme: «A rischio la sicurezza alimentare»

Se i politici vedono nei dazi una strategia per ridurre l’influenza russa, gli agricoltori europei sono tutt’altro che convinti. Copa-Cogeca, la principale organizzazione che rappresenta il settore agricolo dell’Ue, ha definito la decisione del Consiglio “deludente e preoccupante”, sottolineando che i fertilizzanti sono essenziali per la crescita delle colture e dei pascoli e rappresentano una delle voci di costo più pesanti per gli agricoltori.

Il timore principale è che le restrizioni facciano impennare i prezzi dei fertilizzanti, già messi sotto pressione dalla guerra in Ucraina e dalle speculazioni sul mercato globale. Gli agricoltori chiedono:

  • Deroghe alla direttiva sui nitrati, per incentivare l’uso di concimi organici;
  • Abolizione dei dazi su fertilizzanti provenienti da paesi terzi, diversi da Russia e Bielorussia;
  • Un rinvio di un anno dell’entrata in vigore dei nuovi dazi, per consentire al mercato di adattarsi;
  • Monitoraggio dei prezzi e l’introduzione di misure automatiche di salvaguardia se i costi superano i livelli di guardia.

Trump minaccia una guerra commerciale sui vini europei

Come se le tensioni agricole con Mosca non bastassero, anche dall’altra sponda dell’Atlantico soffiano venti di guerra commerciale. Donald Trump ha minacciato di imporre dazi del 200% su vini, champagne e alcolici europei, se Bruxelles non farà marcia indietro sulle tariffe imposte ai prodotti americani.

Il tycoon ha definito l’Ue «uno dei blocchi economici più ostili e abusivi del mondo» e ha accusato Bruxelles di aver colpito il whisky americano con una tariffa del 50%. «Sarà una manna per il settore vinicolo statunitense», ha commentato, lasciando intendere di voler proteggere i produttori americani con misure aggressive.

Se la minaccia dovesse concretizzarsi, le conseguenze per il settore vitivinicolo europeo sarebbero pesanti, con un crollo delle esportazioni verso gli Usa e un possibile effetto domino su altri mercati. Il rischio è che si riaccenda la guerra commerciale tra Washington e Bruxelles, con dazi incrociati su più settori.

Brexit, il conto salato per l’agroalimentare britannico

Oltre ai conflitti commerciali globali, l’uscita del Regno Unito dall’Ue continua a mostrare il suo lato più amaro per i produttori britannici. Secondo il rapporto 2024 della Food & Drink Federation (Fdf), le esportazioni di cibo e bevande del Regno Unito verso l’Europa sono crollate del 34,1% rispetto al 2019, l’ultimo anno prima della Brexit.

Mentre Londra fatica a esportare, le importazioni europee verso il Regno Unito sono cresciute del 3,3% nel 2024, raggiungendo un record di 63,1 miliardi di sterline. Il motivo? I prodotti europei affrontano meno controlli alla frontiera rispetto a quelli britannici, che invece devono sottostare a una burocrazia più rigida e costosa.

La Fdf lancia l’allarme: “Senza un accordo commerciale equilibrato con l’Ue, il settore agroalimentare britannico rischia il declino”. L’associazione chiede al governo di:

  • Semplificare la documentazione per gli esportatori;
  • Ridurre le tariffe e i costi di frontiera;
  • Negoziare un accordo Sps (Sanitary and Phytosanitary) con l’Ue, per ridurre gli attriti commerciali.

Uno scenario instabile per l’agricoltura europea

Dazi sui fertilizzanti, tensioni commerciali con gli Usa e gli strascichi della Brexit: l’agricoltura europea è sotto pressione su più fronti. Il rischio maggiore è che i costi di produzione salgano ulteriormente, erodendo la competitività dei produttori e mettendo a rischio la stabilità del settore.

Gli agricoltori, già provati dalla crisi climatica e dall’aumento dei costi energetici, guardano con preoccupazione a queste scelte politiche. L’Ue dovrà bilanciare con attenzione le strategie commerciali e geopolitiche con la necessità di garantire prezzi accessibili e sicurezza alimentare. La partita è appena iniziata.

Dazi, guerra e mercati: tempesta perfetta sull’agricoltura europea - Ultima modifica: 2025-03-18T10:18:40+01:00 da Simone Martarello

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