A sei mesi dalla sua costituzione presso il Mipaaf, si è tenuta nei giorni scorsi, presso la Camera di Commercio di Napoli, alla presenza del Ministro alle Attività Produttive Stefano Patuanelli e del sottosegretario Giammarco Centinaio, la prima assemblea della Consulta nazionale dei distretti del cibo, intorno ai quali vi è un crescente interesse legato alle ingenti risorse che possono intercettare.
Una riunione operativa che ha portato all’organizzazione della giornata nazionale dei distretti del cibo per sabato 18 giugno con una serie di iniziative che punteranno a far conoscere le attività che ogni realtà distrettuale propone per il proprio territorio.
20 progetti per 315 milioni di euro di investimenti
In fase di apertura il presidente della Consulta, Angelo Barone, ha ricordato l'attività di questi primi mesi di vita, durante i quali si è lavorato alla costruzione della rete e ad una visione di sistema, condividendo il percorso con il Ministero, la Conferenza delle Regioni e l'Anci. "Un metodo - è stato detto - che ha consentito già di giungere al finanziamento di tutti e 20 i progetti che, presentati dai Distretti e valutati come ammissibili dal Mipaaf, porteranno a 315 milioni di euro di investimenti".
A luglio nuova assemblea della Consulta dei Distretti
A livello organizzativo si registra la nomina del vicepresidente, nella persona di Roberto Mazzei, e del comitato tecnico-scientifico della consulta, guidato dal professor Piermichele La Sala. Annunciata anche la nascita di un coordinamento dei biodistretti, per seguire meglio le esperienze distrettuali legate all’agricoltura biologica. Prossimo impegno la partecipazione a Bruxelles, il 15 e 16 giugno, ai lavori della Rural Pact Conference, mentre per il 1° luglio è già convocata, questa volta a Firenze, una nuova assemblea per un confronto sul ruolo nei distretti nella programmazione dello sviluppo territoriale integrato, sostenibile e inclusivo.
La geografia dei Distretti regione per regione
Ma quanti sono i Distretti costituiti e riconosciuti in Italia? Un censimento ufficiale del Ministero dell'agricoltura, ufficio politiche di filiera, datato 14 febbraio 2022, arrivare a sfiorare il numero di 150, quota che nel frattempo sarà stata sicuramente superata visto l'interesse e l'attività segnalata in tanti territori. La ripartizione geografica, alla stessa data, vede la presenza di 5 distretti in Abruzzo, 4 in Basilicata, 10 in Calabria, 23 in Campania, 2 in Emilia Romagna, 11 nel Lazio, 1 in Liguria, 17 in Lombardia, 1 nelle Marche, 3 in Piemonte, 10 in Puglia, 4 in Sardegna, 7 in Sicilia, 37 in Toscana e 4 in Veneto.
Nelle Marche un solo Distretto, in Toscana sono 37
Una situazione molto diversificata, dunque, che passa dalla presenza di un solo distretto biologico nelle Marche, dettato da una scelta regionale precisa, quella di puntare "sulla biodiversità che ci unisce" ai ben 37 della Toscana (dove abbondano quelli legati al vino); dall'attivazione, almeno finora, di soli distretti di qualità in Abruzzo ad orientamenti più "plurali" in altre regioni. Una situazione a "macchia di leopardo", legata certo alle vocazioni e caratteristiche agroalimentari dei diversi territori regionali, ma anche da strategie di carattere politico e di maggiore o minore interesse verso i distretti.
I Distretti Biologici censiti da INNER sono 42
A livello di tipologia, sempre prendendo a riferimento la fotografia scattata a metà dello scorso febbraio, a prevalere sono i distretti di qualità, i distretti rurali e i distretti biologici che, stando ad un'altra mappa, quella di International Network of Eco-Regions, sarebbero attualmente 42 (di cui alcuni in via di costituzione). Un dato questo solo in parte indicativo, perchè poi andrebbe rapportato anche all'estensione territoriale, con il solo distretto biologico marchigiano che presumibilmente ha un peso specifico ben diverso rispetto a quello ligure della piccola Val di Vara.
Il caso del Distretto toscano della Val di Cecina
Altro aspetto da non trascurare è la possibilità dei distretti di assommare più tipologie. E' il caso, da ultimo, tanto per fare un esempio, del Distretto Rurale della Val di Cecina, in Toscana, incardinato sull'area di 12 comuni: Bibbona e Cecina della Provincia di Livorno, Volterra, Pomarance, Montecatini Val di Cecina, Castelnuovo Val di Cecina, Lajatico, Monteverdi Marittimo, Casale Marittimo, Guardistallo, Montescudaio e Riparbella della Provincia di Pisa. Elemento aggregatore in questo caso un fiume, il Cecina, citato pure nella Divina Commedia da Dante nel XIII canto dell’Inferno.
Il presidente Berti: "rurale ma anche biologico"
"Il Distretto Rurale della Val di Cecina - spiega il presidente Stefano Berti - presto avrà anche il riconoscimento di Distretto Biologico. E’ partita infatti la richiesta alla Regione Toscana supportata dal relativo progetto economico territoriale. Quello della Val di Cecina sarà quindi il primo Distretto in Toscana ad avere il doppio riconoscimento di Rurale e Biologico. Non saranno però due organismi paralleli, bensì un unico organismo con gli stessi organi, dove il Distretto Rurale continuerà ad avere un funzione di carattere più generale, mentre sarà affidata al Distretto Biologico la parte attinente proprio all’agricoltura biologica".
Il Distretto come strumento di cooperazione di filiera
Questa visione comune ha portato alla presentazione di un progetto che prevede l’adesione al bando regionale “Sostegno alla cooperazione di filiera, sia orizzontale che verticale, per la creazione e lo sviluppo di filiere corte e mercati locali e sostegno ad attività promozionali a raggio locale connesse allo sviluppo delle filiere corte e dei mercati locali”. Promozione delle eccellenze enogastronomiche del Distretto Rurale, quindi, con l'obiettivo generale di creare una filiera dei prodotti alimentari di eccellenza della Val di Cecina per proporli ai consumatori in loco e ai turisti che svolgono la loro esperienza di viaggio o di vacanza nel territorio.
Transizione ecologica e digitale con il progetto Granular
Un altro riconoscimento per il Distretto è la partecipazione, in collaborazione con il Dipartimento Agricoltura dell’Università di Pisa, al progetto Granular, approvato dalla Commissione Europea e dedicato alle zone rurali per la transizione ecologica e digitale nell’ambito del programmo quadro dell’Unione per la ricerca e l’innovazione Horizon Europe. "Si tratta - sottolinea Stefano Berti - di una ulteriore occasione di riconoscibilità del territorio in ambito europeo e di affermazione della centralità dei territori rurali nelle strategie del Green Deal. Tra i risultati attesi vi sono una migliore comprensione delle transizioni imminenti, in particolare le sfide climatiche, ambientali e sociali, ma anche dello sviluppo sostenibile e dell'impatto delle politiche nelle comunità rurali".
La strategia Farm to Fork spinge i Bio-Distretti
La "conversione" dei distretti al biologico è sicuramente sostenuta dal fatto che la Commissione europea ha definito un piano d’azione attraverso cui, nell’ambito della strategia Farm to Fork del Green Deal, dovrà essere raggiunto l’obiettivo del 25% dei terreni agricoli coltivati con il sistema biologico entro il 2030, contemporaneamente ad un aumento significativo dell’acquacoltura biologica; in tale ambito l’azione 14 del piano è volta ad incoraggiare gli Stati membri a sostenere proprio lo sviluppo dei Bio-Distretti.
Non solo agricoltura e anche distretti interregionali
La Legge n. 23 del 9 marzo 2022 ha stabilito che sono distretti biologici, che continuano ad essere annoverati tra i distretti del cibo, i “sistemi produttivi locali, anche di carattere interprovinciale o interregionale, a spiccata vocazione agricola" ma nei quali sia significativa pure l’integrazione con le altre attività economiche, ossia non strettamente agricole, per l'adozione di più generali e articolate politiche green. Una opportunità a 360 gradi per i territori, dunque, in nome del Bio.