In alcuni impianti di melo della Pianura Padana, nel 2019, anno caratterizzato da una eccezionale piovosità nei mesi di maggio e luglio, sono stati spesso osservati sintomi fogliari ascrivibili al fungo Botryosphaeria obtusa agente del marciume nero dei frutti.
Il patogeno è in grado di infettare una grande varietà di piante arboree ornamentali, tra cui melo e pero.
Anzi, in molti casi proprio queste piante arboree infette rappresentano spesso la prima fonte di infezione per giovani impianti di melo presenti nelle vicinanze.
Anche se tutte le varietà di melo possono dirsi sensibili all’azione del fungo, Gala, Honeycrisp, McIntosh ed Empire sono le varietà spesso più colpite.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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I sintomi del marciume nero su foglie, rami e frutti
Sulle foglie, la malattia appare inizialmente con minuscole macchie di colore porpora che col tempo si allargano. Le foglie gravemente colpite col tempo ingialliscono e cadono prematuramente compromettendo la vigoria delle piante per l’anno successivo. Vie di penetrazione preferenziali del fungo all’interno degli organi vegetali sono inoltre fornite da colpi di grandine, tagli di potatura, cancri causati da altri agenti patogeni (come per esempio Erwinia amylovora) o da insetti xilofagi.
Le lesioni cancerose sul legno possono rimanere piccole e superficiali ma a volte possono arrivare fino a 50 cm di lunghezza lungo la branca infetta, facendola disseccare completamente.
Quando l’infezione arriva a interessare l’intera circonferenza del tronco principale di giovani piante, può portarle precocemente alla morte. I sintomi sui frutticini appaiono come piccole macchie rossastre leggermente sollevate che spesso passano inizialmente inosservate.
Quando il frutto inizia a maturare, le lesioni iniziano ad allargarsi e a confluire assumendo l’aspetto di una macchia nerastra infossata e circondata da un alone rossastro.
Col tempo i tessuti sottostanti vanno incontro ad un processo di marcescenza. I sintomi su frutto spesso compaiono alla fine della stagione poco prima della raccolta.
Potatura e interventi chimici
La gestione della malattia nei frutteti si basa sull’integrazione di corrette pratiche agronomiche e trattamenti chimici.
Non vi sono cultivar completamente resistenti alla malattia, ma alcune risultano meno sensibili di altre (Braeburn, Fuji, Goldrush, Golden delicious, Gala supreme, Enterprise).
L’asportazione dei rami colpiti durante la potatura è importante per ridurre le fonti di inoculo all’interno del frutteto. È altresì importante rimuovere i residui di potatura dal frutteto o bruciarli poiché il fungo è in grado di sopravvivere sui tessuti in decomposizione come saprofita. In alternativa, è consigliabile trinciarli.
I frutti mummificati lasciati sugli alberi costituiscono una fonte di inoculo all’interno del frutteto. È pertanto consigliabile rimuoverli.
Il diradamento chimico può contribuire ad aumentare la fonte di inoculo in quanto può lasciare piccoli frutti immaturi che vengono contaminati dal fungo e mummificano sulla pianta.
Nei frutteti colpiti dalla malattia i trattamenti vanno eseguiti dopo 1 mese e mezzo circa dalla fine della fioritura a intervalli di 10-14 giorni. Sali di rame e polisolfuro di calcio normalmente impiegati in agricoltura biologica possono essere efficaci anche contro questa avversità.
Botryosphaeria obtusa, conosciamola meglio
Botryosphaeria obtusa sverna sui rami e tronchi di molte piante arboree e sui frutti infetti mummificati, in particolare colonizza più facilmente piante danneggiate dal gelo o colpite da Erwinia amylovora.
Il fungo produce due tipi di spore: ascospore (sessuali) e conidi (asessuali).
- Le ascospore che si producono in corrispondenza dei cancri o sui frutti mummificati, tendono a essere rilasciate all’inizio della stagione vegetativa e all’inizio della fioritura. Il picco massimo di ascospore si verifica generalmente da quattro a sei settimane dopo la caduta dei petali.
- I conidi si producono all’interno dei picnidi e vengono rilasciati già a partire dalla rottura gemme e si diffondono attraverso gli schizzi d’acqua durante piogge intense. La temperatura ottimale per le infezioni fogliari è 26 °C e almeno 5 ore di bagnatura, mentre per i frutti le infezioni si verificano a 20-24 °C con nove ore di bagnatura.
A 10 °C il rischio infettivo è limitato (oltre 24 ore di bagnatura) mentre è nullo al di sotto di 8 °C.