Riso: le strategie per contenere il brusone

riso
Apparato vegetativo di riso gravemente colpito da brusone causato da Pyricularia oryzae
Importante controllare questa grave malattia attraverso pratiche agronomiche preventive e strategie di controllo chimico. Obbligatoria la concia delle sementi nei Disciplinari di produzione integrata

Il brusone è la più grave patologia fungina del riso. In annate particolarmente favorevoli, soprattutto negli areali risicoli del Nord Italia, è in grado di portare a perdite produttive anche del 50%.

Riconoscere i sintomi

Sulle foglie e sulle guaine delle piante di riso i sintomi si presentano come tacche strette e allungate di colore inizialmente brunastro, che col tempo e il progredire dell’infezione necrotizzano al centro assumendo una colorazione grigia, contornandosi di un alone brunastro.

Sul culmo, nella parte basale e al livello dei nodi, possono comparire imbrunimenti che rivelano la presenza del micelio.

Analoghe necrosi possono manifestarsi sul “collo”, alla base del panicolo.

Il fungo è in grado di infettare anche i semi attraverso gli organi fiorali.

Le piante colpite appaiono stentate e ingiallite, mentre le spighe gravemente colpite possono divenire sterili.

In caso di attacchi tardivi, le cariossidi non arrivano a maturare completamente.

I conidi che si producono sulle lesioni, in genere, si estendono oltre la superficie di queste e conferiscono agli organi colpiti un aspetto grigio polverulento.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Le condizioni predisponenti

La sporulazione del fungo avviene sulle graminacee spontanee, sementi e residui colturali infetti, con temperatura di 25-28 °C ed elevata umidità relativa, o prolungate bagnature.

Le spore asessuate (conidi) vengono disperse, con temperatura di 21 °C circa, da vento e pioggia o rugiada in grado di mantenere bagnata la vegetazione per più di 10-12 ore.

Quando i conidi si depositano sui tessuti vegetali suscettibili, durante le ore notturne con temperatura ottimale di 25-28 °C e saturazione dell’aria, germinano producendo un tubetto germinativo e un appressorio.

La penetrazione del fungo avviene con temperature ottimali di 24 °C e con periodi prolungati di elevata umidità (più di 12 ore con Ur > 90%), condizioni facilmente raggiungibili in risaie allagate.

Dall’infezione alla manifestazione dei primi sintomi il fungo, con temperature ottimali di 26-28 °C, impiega mediamente 5-7 giorni.

I nuovi conidi si producono dopo diverse ore di elevata umidità e vengono liberati durante le ore mediane della giornata, dando seguito a più cicli infettivi secondari.

Il periodo considerato a maggior rischio, quello nel quale si verificano condizioni climatiche particolarmente favorevoli alla sporulazione e infezione del fungo, sono quelle che vanno dalla botticella alla spigatura. In quella fase, infatti, quando il panicolo è in posizione eretta, l’acqua che permane sul collo favorisce la germinazione dei conidi. L’infezione sul collo costituisce il danno maggiore in quanto tutto il panicolo verrà interessato dalla malattia causando le maggiori perdite produttive.

Come agire in campo

È sempre buona norma impiegare varietà di riso meno sensibili e più resistenti e optare per semine non troppo fitte; infine, è consigliato evitare semine ritardate e soprattutto concimazioni azotate eccessive.

Le strategie di controllo chimico della malattia prediligono, da una parte, la concia delle sementi (obbligatoria nei Disciplinari di produzione Integrata); questa serve per prevenire l’infezione delle piantine di riso dopo la germinazione. Dall’altra, l’applicazione preventiva di massimo 2 applicazioni fungicide per prevenire l’infezione dell’apparato fogliare e delle spighe durante la fase fenologica a maggior rischio (fra botticella e spigatura).

Nell’era post-triciclazolo, il principio attivo maggiormente efficace ma oggi non più utilizzabile, i fungicidi efficaci autorizzati sono rappresentati dalle strobilurine, come piraclostrobin, tryfloxystrobin, azoxystrobin; di questi ultimi, sono ammessi 1-2 interventi all’anno tra la botticella e la fine della spigatura. Autorizzata anche la miscela di azoxystrobin+difenconazolo (2 interventi all’anno tra botticella e inizio fioritura).

Tutti sono anche efficaci per il controllo dell’elmintosporiosi, e con un massimo di 1 trattamento all’anno nei Disciplinari di Produzione Integrata.

Recentemente, a questi si devono aggiungere, soprattutto in regime biologico, lo zolfo (2-3 applicazioni nella fase compresa tra la formazione del panicolo e lo sviluppo delle cariossidi), gli induttori di resistenza a base di Bacillus subtilis ceppo Qst 713 (per un massimo di 6 applicazioni) e Cos-oga a base di chito-oligosaccaridi e oligo-galaturonidi.

 

Riso: le strategie per contenere il brusone - Ultima modifica: 2024-08-07T10:35:20+02:00 da Roberta Ponci

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