È in questa fase che il rischio per le infezioni di ticchiolatura su melo diventa concreto. Normalmente la fase primaria, ovvero quella ascosporica, dura mediamente un mese e mezzo (dalla fine di marzo a metà maggio). Tuttavia, non bisogna dimenticare che siamo in un periodo caratterizzato da un forte cambiamento climatico dovuto al riscaldamento del pianeta.
Ticchiolatura del melo partita a fine febbraio
Il processo di maturazione degli pseudoteci di Venturia inaequalis è influenzato principalmente dalla temperatura e dalla bagnatura della lettiera fogliare. Tutto questo ha portato ad osservare negli ultimi anni un costante anticipo della fase ascosporica del fungo, non sempre accompagnato da un generale anticipo della ripresa vegetativa della pianta. Il primo rilascio di ascospore di V. inaequalis negli areali melicoli del nord Italia più precoci cade da fine febbraio alla prima settimana di marzo. Il 2024 ha confermato questa tendenza con i primi rilasci di ascospore in pianura padana, con le piogge del 25 febbraio. Fortunatamente nel periodo di questo primo rilascio ascosporico, buona parte delle piante generalmente sono ancora in riposo vegetativo e pertanto il rischio è da considerarsi molto basso. Normalmente in questa prima fase la vegetazione suscettibile è alquanto scarsa, come pure il numero di ascospore mature che vengono rilasciate non è ancora nella sua fase culminante. Tuttavia, non è da escludere che con una ripresa vegetativa accelerata delle piante, queste si possano trovare non più con un basso livello di inoculo del patogeno, come avveniva in passato, ma con una rilevante quantità di ascospore in grado di causare gravi infezioni già nelle prima fasi fenologiche.
Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita
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Difesa a rottura gemme
Nella fase di rottura gemme è sempre buona norma, eseguire dei trattamenti cautelativi con Sali di rame (tra l’altro efficaci sia nel contenimento dei cancri rameali, sia per ridurre il potenziale di inoculo svernante di Erwinia amylovora agente del colpo di fuoco batterico). In alternativa è consigliabile impiegare ditiocarbammati quali metiram.
Con il protrarsi della stagione vegetativa e con la crescita della prima vegetazione è bene ricorrere, sempre in forma preventiva, a principi attivi più specifici quali dithianon+fosfito di K, captano+fosfito di K o le anilinopirimidine (pirimetanil, pyrimetanil+dithianon, oppure ciprodinil, quest’ultima in grado maggiormente di sfruttare la loro efficacia con le basse temperature). Una discreta attività di controllo della ticchiolatura è svolta anche la dodina (max 2 applicazioni /anno). Tra fosfonato di K e fosetyl alluminio sono ammesse complessivamente 10 applicazioni.
In caso di piogge ripetute e in presenza di abbondante inoculo, è consigliabile ritornare a trattare dopo la pioggia infettante miscelando a prodotti di copertura come dithianon, un principio attivo ad azione retroattiva come cyprodinil (in caso di basse temperature), oppure difenconazolo o mefentrifluconazolo (in caso di temperature più miti).
In biologico è invece possibile impiegare polisolfuro di calcio, Sali di rame, zolfo, olio essenziale di arancio dolce e bicarbonato di potassio. Le laminarine invece possono essere impiegate come induttore di resistenza della pianta. Da non dimenticare che il limite applicativo di prodotti a base di rame è di 4 kg di ione Cu /ha all’anno.