Valsa del pero, un problema per gli impianti poco vigorosi

Cirri di Citospora pyri, contenenti migliaia di conidi, che erompono dai picnidi sottocorticali del legno infetto
Vent'anni di Valsa: che cosa abbiamo imparato per la difesa da questo fungo agente di cancro sul pero

Sono passati ormai più di vent’anni dalla prima segnalazione di cancri da Valsa nei pereti dell’Emilia-Romagna e la presenza della malattia, soprattutto negli impianti poco vigorosi e con portainnesti deboli, risulta tuttora in aumento. Abate Fetel è la varietà di pero maggiormente interessata alla problematica.

L’agente causale

In Italia, dai tessuti cancerosi di pero nel 2006 fu isolato il fungo ascomicete Valsa ceratosperma, la cui forma asessuata è Cytospora vitis. La tassonomia del complesso delle specie di Valsa spp. associate ai cancri rameali, studiata in base alle nuove tecniche molecolari, dall’inziale confusione iniziale dei primi anni, ha portato alla ridefinizione della tassonomia e, pertanto, sembra ora accertato e accettato, riferirsi alle specie patogene che causano cancri perenni sia su melo che su pero come Cytospora pyri.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Formazione di cancri

La malattia può presentarsi su tutti gli organi legnosi della pianta sotto forma di cancri caratterizzati da un margine profondamente fessurato e una netta zona di contatto fra la parte sana e quella ammalata. La corteccia appare rigonfia e turgida. Il fungo, tuttavia, risulta attivo fino a 5 cm oltre il limite visibile del cancro.

Sui cancri formati nell’autunno precedente, già a partire dal mese di febbraio, è possibile osservare delle fitte punteggiature nerastre in rilievo immerse nei tessuti corticali. Scortecciando in corrispondenza di queste punteggiature si può rilevare, eventualmente con l’aiuto di una lente, la struttura tipica dei picnidi di Cytospora. Circa un mese dopo la formazione dei picnidi, in presenza di umidità, dall’ostiolo presente al centro dello stroma picnidico, fuoriescono le spore del fungo sotto forma di lunghi cirri di colore giallo-aranciato, responsabili delle nuove infezioni. Quando il cancro arriva ad interessare tutta la circonferenza dell’organo colpito, si ha la morte della parte distale. Pertanto, se i cancri si producono nella parte bassa del tronco, la pianta nel tempo risulta irrimediabilmente compromessa.

Mesi primaverili più a rischio

Il patogeno si conserva durante il periodo invernale nel legno infetto sia sui cancri formati durante la stagione precedente, sia nei residui di vegetazione infetta lasciati nel frutteto. La penetrazione nell’ospite avviene principalmente in corrispondenza dei tagli di potatura, delle biforcazioni e delle ferite causate dalle incurie del tempo e, anche se in misura minore, da danni meccanici del punto di distacco dei frutti. La temperatura per l’infezione conidica e l’estensione delle ife nello xylema oscilla da 5 °C a 35 °C con valori ottimali intornio a 20 °C. Le ferite di potatura effettuate in marzo rimangono pervie per tre mesi. La suscettibilità si riduce drasticamente a partire da giugno e il patogeno molto raramente riesce ad infettare le ferite di potatura in novembre.

I primi mesi della ripresa vegetativa (marzo, aprile e maggio) sono quelli maggiormente a rischio per le infezioni che si manifesteranno alla primavera successiva o addirittura dopo due anni. La maggior parte delle nuove lesioni si rendono visibili in primavera, fra marzo e il tardo aprile e i cancri si sviluppano rapidamente in primavera-inizio estate mentre più lentamente nella tarda estate ed in inverno). Tra l’infezione e la comparsa dei sintomi, sembra possano trascorrere anche 2-3 anni. Dai cancri primaverili, si differenziano i picnidi che libereranno i conidi (organi di diffusione del fungo) in seguito a condizioni climatiche particolarmente umide causate da piogge o nebbie. Gli esiti di queste nuove infezioni si potranno osservare solo durante l’autunno: infatti, mentre in primavera-inizio estate i cancri si accrescono rapidamente a causa dell’invasione del tessuto corticale e del floema da parte delle ife del fungo, nel restante periodo estivo, così come in inverno, il processo infettivo è più lento.

Articolo pubblicato sulla rubrica L’occhio del Fitopatologo di Terra e Vita

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Come prevenire la malattia

I trattamenti fungicidi non sembrano essere una soluzione efficace. La prevenzione rimane pertanto la migliore arma contro questa avversità crittogamica, dalla selezione di cultivar, portainnesti, sesti d’impianto e forme d’allevamento ottimali (in grado di aumentare la ventilazione all’interno del frutteto), alla nutrizione (carenze di potassio sembrano favorire la suscettibilità della pianta), all’impiego di microorganismi antagonisti e sostanze corroboranti in grado di aumentare la resilienza delle piante al patogeno. La potatura conveniente farla nei mesi più freddi ed entro febbraio in un momento nel quale il fungo non ha ancora ripreso la sua attività.

Valsa del pero, un problema per gli impianti poco vigorosi - Ultima modifica: 2023-02-22T00:18:58+01:00 da K4

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