Il 14 dicembre è entrato in vigore il Regolamento Ue 2016/2031 relativo alle misure di protezione contro gli organismi nocivi delle piante che introduce novità normative su tracciabilità, passaporti, piani di gestione fitosanitaria, stazioni di quarantena, formazione degli operatori, segnalazioni di nuove infezioni, autocontrollo per il comparto vivaistico.
Il Servizio fitosanitario regionale blocca il lavoro dei vivai pugliesi
In relazione alle disposizioni applicative, alcune Regioni hanno individuato misure a volte differenti per meglio adattarle alle esigenze dei produttori locali. Non è il caso della Puglia, dove, sostiene l’Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori), il Servizio fitosanitario regionale, più che “adattare” le misure applicative, ha deciso di bloccare il lavoro dei vivaisti pugliesi non autorizzandoli all’emissione del passaporto per tutte le piante ma solamente per quelle già attualmente autorizzate. Inoltre ha dato indicazioni sui contenuti del passaporto che non sono presenti nel Regolamento europeo né in altri atti normativi comunitari e nazionali.
L’Anve si è rivolta al Servizio fitosanitario nazionale
Per questo l’Anve (Associazione nazionale vivaisti esportatori) ha scritto una lettera al Servizio fitosanitario nazionale per esporre le criticità dell’intervento pugliese che, se applicato, influenzerebbe negativamente la commercializzazione degli operatori professionali regionali.
«Ebbene, grazie alla collaborazione del sottosegretario alle Politiche agricole Giuseppe L’Abbate – dichiara Leonardo Capitanio, titolare dei Vivai Capitanio Stefano di Monopoli (Ba) e presidente dell’Anve – abbiamo ricevuto risposta alla nostra lettera dal Dirigente del Servizio fitosanitario centrale Bruno Caio Faraglia, che conferma in maniera inequivocabile le nostre ragioni».
L’autorizzazione a emettere i passaporti vale per tutte le piante e i prodotti vegetali
Nella nota di Bruno Caio Faraglia, infatti, si chiarisce che “l’autorizzazione all’emissione dei passaporti delle piante deve essere convalidata dal Servizio fitosanitario regionale e deve comprendere tutte le piante e i prodotti vegetali che sono sotto la responsabilità dell’azienda” e, inoltre, che “il codice di tracciabilità deve contenere la sigla della provincia in cui è ubicato il centro aziendale, il numero progressivo del centro aziendale, seguito da un codice di tracciabilità definito dall’operatore professionale, non dall’autorità fitosanitaria regionale”.
Auspicio di recepimento immediato delle indicazioni del Mipaaf
«Ora – conclude Capitanio – auspichiamo il recepimento immediato di queste indicazioni da parte della Regione Puglia e, pertanto, l’adeguamento al Servizio fitosanitario nazionale al fine di consentire alle aziende di poter operare correttamente, evitando così danni economici al comparto che ha già dovuto affrontare i contraccolpi della Xylella fastidiosa».