Maria Chiara Zaganelli (Ismea): «Cari agricoltori, nessuno si salva da solo»

Ismea
Maria Chiara Zaganelli, direttrice generale Ismea
La direttrice dell’istituto di servizi per il mercato agricolo e alimentare avverte che per superare le difficoltà che il settore primario sta affrontando servono filiere più forti e coese. A settembre nuovo bando per il sostegno dei giovani imprenditori con 60 milioni a disposizione

Nuove misure per facilitare l’accesso al credito delle aziende agricole e per supportare i giovani, anche quelli che hanno già avviato un’azienda. E altri fondi a disposizione dell’imprenditoria femminile. Non si lascia abbattere dalla difficile situazione geopolitica, climatica ed economica che sta creando non pochi problemi al settore primario italiano la direttrice di Ismea Maria Chiara Zaganelli. Che però non nasconde le criticità di alcuni strumenti attivati in questi anni e avverte: «Per superare le difficoltà servono filiere più forti e coese».

Intervista tratta da Terra e Vita 21/2022

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Dopo la pandemia la guerra e ora la siccità. Siamo al punto di non ritorno per il settore primario italiano?

«Non credo. Semmai siamo all’alba di un nuovo inizio, basato sulla capacità di progettazione e innovazione all’interno di strutture di filiera più forti e coese. Purtroppo il quadro economico di riferimento dei prossimi anni non sarà più quello di prima. Le filiere agroalimentari hanno ampiamente dimostrato di riuscire a mantenere inalterato il livello produttivo e qualitativo. Ma oggi serve trovare un nuovo equilibrio tra profitto aziendale, contenimento dei costi e inflazione, con la minaccia di una riduzione degli acquisti. Il percorso indicato dall’Ue con Pnrr e nuova Pac oggi appare ancora più attuale e urgente. Penso agli investimenti aziendali per le energie rinnovabili, all’utilizzo sostenibile delle risorse naturali, ma anche all’innovazione e al suo potere di attrazione per l’imprenditoria giovanile e femminile. Mai come in questo periodo sono a disposizione dell’agricoltura gli strumenti e le risorse per attuare questo cambiamento, compresi quelli di Ismea».

Un vostro recente report certifica che la fiducia delle imprese agricole è ai minimi storici. Come si può risollevare il morale degli imprenditori agricoli?

«Il clima di fiducia è strettamente legato all’incertezza sugli scenari economici in cui opera l’imprenditore e in questo periodo le turbative geopolitiche, la volatilità dei mercati internazionali e le difficoltà della logistica rendono quanto mai difficili le scelte economiche a livello aziendale. Proprio per la dimensione globale di questa crisi, oggi è ancora più evidente che nessuno può trovare da solo la soluzione al problema. A livello europeo serve un’azione forte con l’adozione di strumenti mirati di sostegno e per il mantenimento della fluidità dei mercati internazionali dove trova collocazione una sempre maggiore quota delle nostre produzioni agroalimentari. A livello nazionale, è quanto mai urgente rafforzare la struttura delle filiere per avere organizzazioni sempre più efficienti e competitive».

Il governo ha messo sul piatto diversi strumenti per dare ossigeno alle imprese agricole. Ismea è coinvolta in prima linea.

«Il decreto Ucraina ha previsto la possibilità di richiedere la garanzia Ismea – gratuita nei limiti consentiti dal Regolamento de minimis – a fronte di operazioni di rinegoziazione di precedenti esposizioni per un periodo di rimborso fino a venticinque anni. Si tratta di uno strumento importante per il mondo agricolo che si pone l’obiettivo di allineare la capacità di rimborso delle imprese alle mutate condizioni economiche, garantendo, nell’immediato, la liquidità necessaria per affrontare l’aumento dei costi. È una misura che può fornire un concreto sostegno alla liquidità aziendale. Ma è necessario fare sistema tra mondo bancario e agricolo per sfruttarne al massimo le potenzialità.

A maggio la Commissione europea ha poi approvato il regime quadro italiano notificato dal Mipaaf che mette a disposizione 1,2 miliardi di euro a sostegno dell’agricoltura concedendo aiuti fino a un massimo di 35mila euro per le imprese attive nel settore primario e 400.000 euro per quelle del settore forestale, della trasformazione e commercializzazione. Una misura temporanea che, a oggi sarà attiva fino a fine 2022, ma che può permettere nuovi sostegni per le imprese in difficoltà.

Ismea si è immediatamente attivata con la nuova garanzia U35 che coprirà al 100% le operazioni di credito di importo non superiore a 35mila euro e comunque entro il valore dei costi per energia, carburante e materie prime registrato nel 2021, di durata fino a dieci anni, comprensivi di un periodo di preammortamento di almeno 24 mesi. La Commissione Ue ha dato via libera al nuovo prodotto di garanzia. U35, attivabile quindi da luglio, sarà gratuita e cumulabile con le altre garanzie rilasciate da Ismea e sarà ottenuta in via automatica con modalità analoghe a quelle già sperimentate per le operazioni L25 Covid».

Il primo insediamento sta tentando di accelerare il ricambio generazionale. Il lavoro di Ismea è fondamentale. Ma finito il periodo di start up molte imprese guidate da giovani faticano a camminare con le loro gambe. La fase storica che stiamo vivendo non aiuta, ma c’è anche un problema di accesso al credito?

«L’accesso al credito per i giovani non è facile. In agricoltura più che a nuove iniziative imprenditoriali di giovani assistiamo a ricambi generazionali all’interno di aziende agricole già esistenti. In questi dieci anni lo strumento del primo insediamento ha evidenziato alcune criticità e la crisi economica conseguente l’emergenza sanitaria prima e la situazione geopolitica dopo ne ha imposto una revisione. Anche per questo nel nuovo bando che partirà a settembre con una dotazione di 60 milioni di euro, abbiamo deciso di conservare uno strumento che guarda a chi si affaccia all’agricoltura per la prima volta, ma anche di supportare le imprese agricole condotte da giovani già attive, per accompagnarle nel percorso di crescita».

Ci spieghi meglio.

«Sarà diviso in tre categorie di potenziali beneficiari: gli imprenditori agricoli under 41 già attivi da almeno due anni, i giovani che abbiano maturato un’esperienza qualificata nel settore primario, ad esempio il coadiuvante agricolo con iscrizione all’Inps di almeno due anni. E poi i giovanissimi, gli under 35 ai quali per accedere ai finanziamenti sarà chiesto solo un titolo di studio in materie agrarie o scientifiche. I fondi saranno ripartiti in base alla localizzazione geografica dell’iniziativa. Altra novità sarà che il premio di 70mila euro per il primo insediamento sarà utilizzato nei primi cinque anni come contributo per rendere sostenibile la rata. Del resto, è proprio nella fase di start up che si registrano le maggiori difficoltà, dovute ai minori flussi finanziari legati agli investimenti in corso».

Altre novità in vista?

«Sempre a settembre riaprirà lo sportello “Più impresa” che sarà dedicato all’imprenditoria giovanile e femminile. Oltre 30 milioni a disposizione di cui una parte dedicata esclusivamente alle donne».

Sono ancora troppo poche le aziende che si assicurano sfruttando gli strumenti agevolati. E allo stesso tempo le compagnie assicurative “fuggono” da certi rischi come gelo e ora la siccità. Ismea gestirà il Fondo AgriCat, sul quale confluiranno molte risorse, tra cui il 3% dei fondi del primo pilastro. È l’ultima spiaggia per cercare di rendere sostenibile il sistema allargando la base di imprese assicurate?

«Non credo sia l’ultima spiaggia. Su questo tema l’Italia ha affrontato un’importante riforma che può farci vincere la sfida dei cambiamenti climatici. Dal 2023 potremo contare su un pacchetto di misure per la gestione del rischio del valore di quasi 700 milioni di euro l’anno, per complessivi 3,1 miliardi di euro per il periodo 2023/2027. Queste risorse ci consentiranno di rilanciare il sistema delle assicurazioni agevolate e degli strumenti di gestione del rischio innovativi, quali i fondi di mutualizzazione, lo strumento di stabilizzazione del reddito così come le polizze index based. E agli strumenti di gestione del rischio che già conosciamo, sarà affiancato il nuovo Fondo mutualistico nazionale per le emergenze catastrofali».

Come sta andando la sperimentazione? Possiamo garantire che si partirà dal primo gennaio 2023?

«È già stata avviata e proseguono, con il coordinamento del Ministero, i tavoli tecnici con regioni, Agea, organizzazioni professionali, sistema assicurativo e organismi collettivi di difesa. L’obiettivo è verificare l’intero ciclo di funzionamento del Fondo per consentire, a regime, il governo delle fasi di partecipazione, copertura dei rischi, finanziamento, monitoraggio degli eventi catastrofali e gestione dei sinistri. Un lavoro complesso e impegnativo e pur non nascondendo le difficoltà, stiamo moltiplicando gli sforzi per garantire l’operatività di AgriCat dal primo gennaio 2023».

Le compagnie assicurative lamentano la sparizione dei riassicuratori. Come si possono riportare sul mercato?

«Il Fondo AgriCat insieme alla sperimentazione iniziata già nel 2021 e ampliata quest’anno, di un’assicurazione contro i danni da calamità naturali attraverso l’intervento del Fondo di riassicurazione, si pongono l’obiettivo di concorrere a stabilizzare il sistema e facilitare il ritorno dei riassicuratori internazionali».

La Banca delle terre funziona?

«Sta vivendo un momento di successo con numeri senza precedenti di regolarizzazione delle posizioni. Esiste un problema per i terreni che restano invenduti anche dopo il quarto tentativo e questo potrebbe evidenziare che, in alcune zone del Paese, non si tratti esclusivamente di una questione di prezzo».

Maria Chiara Zaganelli (Ismea): «Cari agricoltori, nessuno si salva da solo» - Ultima modifica: 2022-07-02T09:52:40+02:00 da Simone Martarello

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