Se c’è un settore che negli ultimi dieci anni ha avuto un aumento della produzione esponenziale è quello della frutta a guscio. L'incremento è stato del 61% e nel 2023 è previsto si raggiungano i 5,7 milioni di tonnellate, dimostrando che il settore della frutta in guscio in Italia sta vivendo un momento molto interessante. La coltivazione del nocciolo è in espansione in diverse aree italiane grazie alla crescente domanda di prodotto dell’industria alimentare e all’elevata qualità delle cultivar italiane.
È questo uno dei dati emersi alla Fondazione Edmund Mach di San Michele all’Adige all’interno della due giorni scientifica organizzata da Fem in collaborazione con Soi sulle prospettive del comparto con particolare riferimento allo stato della ricerca ma anche delle prospettive produttive di frutta a guscio il cui consumo sta diventando prepotentemente di moda. L’Italia, è all’undicesimo posto nel mondo come Paese produttore, mentre è al secondo come consumatore. Nonostante ciò le sue esportazioni sono cresciute del 6% nell’ultimo anno contro un aumento delle importazioni del 5%. Mandorle, nocciole, castagne e noci sono le principali produzioni italiane con una fatturato che nel 2022 è stato di 1.336.000.00 di euro.
Consumi e superfici in crescita
Certo è che questo settore ha delle potenzialità enormi, oggi i consumi in Italia sono di 5,5 kg pro capite l'anno, mentre a livello mondiale il consumo supera i 4,5 milioni di tonnellate. L’Europa consuma 1,3 milioni di tonnellate e di questi ben il 19% sono consumati dagli italiani. Secondo i dati Istat elaborati dal Crea, la superficie coltivata registra una forte crescita, 185.354 ettari, con un più 2% nel 2021. Le migliori performance produttive sono state delle castagne, (+ 33.4%), e delle noci + 49,2% e nocciolo +16,5%.
Il valore dell’import italiano di castagne e marroni nel 2022 è stato di 53,5 milioni di euro mentre l’export ha raggiunto i 65,1 milioni, con un più 11 milioni e 600mila euro. La castanicoltura del Trentino coinvolge 1.600 produttori che commercializzano il prodotto attravcerso la Cooperativa Castanicoltori Trentino-Alto Adige o altre associazioni. Da alcuni decenni si sta puntando al recupero dei vecchi castagneti e si provvede a nuovi impianti per circa 800-1000 piante l’anno.
La coltivazione del nocciolo è in espansione in diverse aree italiane grazie alla crescente domanda di prodotto da parte dell’industria alimentare e all'elevata qualità delle cultivar italiane. la mandorlicoltura ha invece subito un forte ridimensionamento. Se la coltivazione del pistacchio è concentrata quasi interamente in Sicilia, in forte espansione è la coltivazione del noce, a seguito di un contesto mondiale di crescente consumo. La castanicoltura nazionale sta riprendendo dopo anni di pesanti perdite dovute a patogeni e parassiti, con un incremento nella coltivazione, produzione e soprattutto esportazione verso paesi quali Germania, Svizzera, Austria, Francia e Spagna.
Gli ultimi lavori della ricerca
La dottoressa Luisa Palmieri della Fem è stata l’anima dell’organizzazione dell’evento che ha visti coinvolti per due giornate una cinquantina di ricercatori che hanno affrontato i temi dei consumi, della produzione, e della commercializzazione della frutta a guscio in Italia e in Europa oltre alle più recenti acquisizioni scientifiche mirate a proporre strategie di gestino innovative e sostenibili. Intervenuti in apertura il dirigente del Centro di Ricerca e innovazione di Fem Mario Pezzotti e il presidente di Soi Antonio Ferrante. Relazioni principali del vicepresidente dell’organizzazione mondiale della frutta secca, Inc International Nut and Dried Fruit Organization Giuseppe Calcagni e di Tiziana Castellitti e Francesco Licciardo del Crea.
I ricercatori di Fem hanno parlato di caratterizzazione genetica, metabolica, e della tracciabilità geografica di diverse specie di frutta a guscio, ma anche di studi su aspetti cruciali quali la maturazione del frutto, l’ottimizzazione dell’uso dell’acqua e il supporto dell’agricoltura digitale e lo sviluppo di buone pratiche di economia circolare basate sul possibile riutilizzo degli scarti di potatura, raccolta e lavorazione di noce e castagno nell’ambito della filiera casearia o in agricoltura biologica.