Ortaggi inediti, esotici, e arrivati da lontano oppure prodotti locali che vengono riscoperti, consegnati al presente e futuro dalla tradizione. Come la soia edamame, il cavolo nero o la borragine. Sono al centro delle attività di innovazione produttiva di Orogel, grossa cooperativa cesenate, e vengono lanciati sul mercato anche con coraggio quando sono quasi sconosciuti o riscoperti.
Lo ha spiegato bene Silver Giorgini, direttore qualità e innovazione di prodotto, al convegno sulle nuove cultivar nell’ortofrutta organizzato oggi a Macfrut da Edagricole New Business Media. “Senza ricerca, innovazione e cambiamento non c’è futuro e non si arriva ai risultati. La nostra ricerca sulle innovazioni varietali nasce da studi di mercato, da criteri di open innovation, non si possono inventare ogni giorno prodotti straordinari, ma si deve dialogare, ascoltare i suggerimenti e rispondere alle richieste dei consumatori. Non basta lanciare prodotti salutistici, che pure hanno trend di crescita elevati, il nuovo prodotto deve anche essere buono”.
Un esempio? “Abbiamo creduto sulla soia edamame quando nessuno la conosceva, cercando di farla conoscere al consumatore, con una campagna pubblicitaria a Natale spiegando che cos’era. I consumi sono cresciuti fino ad esplodere. Oggi con l’aumento dei consumatori vegani e vegetariani, o dei cultori dei sapori orientali, è tra i prodotti più richiesti per il suo apporto proteico. Nel 2007 era conosciuta solo dagli habitué dei ristoranti giapponesi. Abbiamo studiato le varietà più giuste per il mercato e quelle più remunerative per le aziende agricole. La soddisfazione è stata quella di aver ospitato un produttore giapponese che ha definito il prodotto italiano troppo buono, migliore rispetto a quello del suo Paese”.
Grazie al know how di Orogel e agli accordi di coltivazione con le aziende agricole che consegnano a Orogel nel 2016 la produzione per la cooperativa è arrivata a 300 ettari, “che cresceranno ancora – sostiene Giorgini - grazie alla ricerca agronomica varietale e alla capacità degli agricoltori di produrre reddito”.