Commissariati dal 1992, indebitati per oltre 100 milioni di euro e appesantiti da circa duemila dipendenti. Sono i consorzi di bonifica siciliani che nel corso degli ultimi 24 anni, benché ridotti di numero (da ventitré sono passati ad appena due), non sono riusciti a migliorare la loro efficienza né a soddisfare le aspettative degli agricoltori. Adesso, però, la Regione siciliana vuole voltare pagina.
Il governatore della Sicilia, Nello Musumeci, ha infatti presentato a Palermo il disegno di legge di riforma degli enti nati dopo la legge sulla bonifica integrale voluta nel 1933 dal sottosegretario all’agricoltura del tempo, l’economista agrario Arrigo Serpieri. «Si tratta di una riforma epocale - ha dichiarato Musumeci - che dopo 24 anni pone fine in Sicilia al calvario dei Consorzi di bonifica, enti che a conti fatti invece di erogare acqua sono stati capaci soltanto di recapitare bollette salate agli agricoltori».
Sarà triplicata la superficie irrigabile
Il progetto di riforma - messo a punto da un gruppo di lavoro guidato dal consulente del governo regionale a titolo gratuito per le tematiche agricole, Ezio Castiglione - è condensato in un disegno di legge di 42 articoli e ha già ottenuto l’ok delle organizzazioni di categoria e dei sindacati dei lavoratori.
La proposta di legge prevede l’istituzione di un unico Consorzio, articolato in quattro comprensori territoriali, con l'obiettivo di restituire agli agricoltori uno strumento efficiente attraverso, anzitutto, un aumento significativo della superficie irrigua: dagli attuali 61mila ettari ai 176mila potenzialmente irrigabili. Oggi, le risorse finanziarie che arrivano ai consorzi vengono immediatamente incassate dai numerosi creditori che hanno pignorato tutti i conti: dagli enti previdenziali e assistenziali, all’Enel e ai tanti e diversi fornitori.
Promessi investimenti per ammodernare le condotte
Da oltre un decennio non si fanno investimenti sulle reti di distribuzione. Tra gli obiettivi della riforma anche il capillare ammodernamento delle condotte, che dovrebbe portare un incremento del reddito in agricoltura di circa un miliardo di euro. «Le reti fatiscenti che non riescono a convogliare l’acqua irrigua verso i campi da irrigare sono la causa di un gran numero di contestazioni e di contenziosi», ha ammesso il governatore, sottolineando come la riforma vada incontro anche alle difficoltà dei dipendenti, alcuni dei quali senza stipendio ormai da quasi due anni.
Consorzi di bonifica, gestione agli agricoltori
In sostanza, gli attuali due consorzi di bonifica verranno trattati come delle “bad company”; in capo ad essi rimarranno tutti i debiti che verranno saldati in un arco temporale di otto anni, periodo in cui i due enti resteranno in liquidazione coatta amministrativa.
«Al principio per noi fondamentale della giustizia retributiva nei confronti dei lavoratori, attraverso l'applicazione del contratto nazionale di categoria, si accompagnerà quello della giustizia impositiva che fa scaturire l'obbligo del tributo solamente dall'acqua e dai servizi effettivamente ricevuti, così come ha sancito la Corte costituzionale», ha spiegato Musumeci. Il modello organizzativo sarà dunque snello, ispirato ai principi di economicità ed efficienza, con gli agricoltori che avranno la piena responsabilità della gestione sotto la vigilanza della Regione.
La Regione pagherà i debiti
A farsi carico di sanare tutti i debiti pregressi sarà la Regione siciliana: per otto anni continuerà ad erogare il contributo ordinario annuale di circa 60 milioni di euro che in parte sarà destinato a coprire gli oneri della liquidazione. Trascorsi gli otto anni, però, la macchina dovrebbe andare a regime: le entrate proprie dell’ente dovranno infatti essere sufficienti a garantire la gestione ordinaria, mentre la Regione garantirà solo la spesa per gli investimenti.
Al nuovo ente passeranno in blocco anche tutti i dipendenti, sia a tempo indeterminato che determinato, i cosiddetti stagionali. Ma su questo punto Musumeci è stato chiaro: «Va adottata, comunque, una razionalizzazione del personale, spesso non adeguatamente preparato per le mansioni che deve svolgere. Occorrono, dunque, formazione e riqualificazione e, in alcuni casi, bisognerà spalmare le risorse umane nei settori dove effettivamente servono».
Ottimismo sui tempi di attuazione della riforma
Il governatore della Sicilia ha poi manifestato ottimismo anche per quello che riguarda il ritorno alla gestione ordinaria guidata dagli stessi agricoltori:«Una volta soppressi e posti in liquidazione i due Consorzi introdotti con la legge regionale n.4 del 2014, ci vorranno circa sei mesi per indire le elezioni del gruppo dirigente del nuovo ente».
La palla passa adesso al parlamento siciliano: tempi ed eventuali modifiche dell’impianto di legge potrebbero stravolgere i buoni propositi dichiarati per riportare alla piena efficienza questi enti che, nati per lo sviluppo dell’agricoltura, nei decenni si sono invece trasformati in grandi carrozzoni.