Dove non erano state adottate le necessarie precauzioni le forti precipitazioni hanno reso molti terreni impraticabili. A pagare un forte tributo ad esempio è stata la Romagna dove molti peschi hanno subito dannose asfissie radicali.
La piovosità consistente (anche se nella media storica) delle ultime annate ha messo in evidenza che i terreni privi di scolo sono soggetti a ristagno idrico che causa la destrutturazione del terreno. In questo contesto il drenaggio tubolare, che peraltro dura alcune decine di anni, è divenuto praticamente indispensabile. Infatti i suoi costi sono inferiori a quelli dovuti alle perdite di produzione e alle spese per il recupero delle corrette condizioni di porosità.
Oltretutto il drenaggio crea i presupposti per unificare i piccoli appezzamenti, un’opportunità ormai imprescindibile. L’impiego di grandi attrezzi e di una meccanizzazione sempre più spinta fa sì che gli appezzamenti spezzettati non risultino più economici da gestire, tanto è vero che solo l’agricoltura praticata su grandi superfici risulta attualmente competitiva.
Parametri dell’impianto
Per una buona riuscita dell’impianto di drenaggio si deve tenere conto di alcuni parametri importanti come il diametro dei tubi, la pendenza e la profondità di posa.
Il diametro più utilizzato è il 65 mm, senza rivestimento (fibra di cocco o filamenti di polipropilene). I dreni si dimensionano a totale riempimento e la scelta del diametro è funzionale alla superficie di captazione (area complessiva dei fori realizzati sul tubo) e alla pendenza.....
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Terra e Vita 26/2015 L’Edicola di Terra e Vita