«Una costante innovazione è condizione indispensabile sulla strada della sostenibilità. Nascerà in Piemonte un nuovo modello per la gestione efficiente della risorsa idrica, contribuendo a soddisfare il fabbisogno idrico di un territorio complesso e accrescendo l’offerta d’acqua attraverso la realizzazione di nuove infrastrutture idrauliche per aumentare la resilienza delle comunità alla crisi climatica».
Un progetto unico
È Francesco Vincenzi, presidente Anbi a rendere note le caratteristiche del primo progetto pilota di Comparto Territoriale ad Alta Sostenibilità Idrica, realizzato con il patrocinio di Regione Piemonte, dalle aziende aderenti all’apposito gruppo di lavoro creato in seno ad Assoreca (l’associazione del sistema confindustriale, che rappresenta le aziende operanti nei settori ambiente, sicurezza, energia, salute e responsabilità sociale) e dall’Associazione Irrigazione Est Sesia insieme ad altri importanti partner, tra cui dieci tra le maggiori società di ingegneria italiane.
Applicazione sperimentale
Il progetto pilota nasce in Piemonte, ma punta a realizzare uno standard operativo, applicabile in ogni territorio lungo la Penisola. Per questo è stato scelto il complesso territorio di Trecate-Cerano per la sperimentazione poiché, in un territorio contenuto, si concentra ogni tipo di esigenza idrica (industriale, civile, agricola, zootecnica).
Collaborazione intersettoriale
«In linea con le collaborazioni operative, siglate in questi giorni da Anbi nel campo della ricerca irrigua, il primo progetto italiano di Comparto Territoriale ad Alta Sostenibilità Idrica intende superare la concorrenza tra settore agricolo, industriale e civile, passando da un modello competitivo ad un modello sinergico nella gestione della risorsa idrica” aggiunge Massimo Gargano, direttore generale di Anbi.
Determinante la falda freatica
A seguito dell’estremizzazione degli eventi atmosferici, la condizione della falda freatica va assumendo un ruolo determinante nelle interazioni con i corsi d’acqua superficiali soprattutto in quelle aree caratterizzate da depositi ghiaiosi-sabbiosi, che rendono difficoltosa la pratica agricola, come le aree individuate per il progetto pilota.
Bisogna fare sistema
«Il 2022 ci ha insegnato che la risorsa idrica non può più essere data per scontata, ma deve essere gestita, adottando nuove strategie e nuove tecnologie - commenta Andrea Girondini, vicedirettore area tecnica di Aies -. Dobbiamo imparare a utilizzare meglio ciò, che abbiamo, sfruttando tutte le conoscenze e facendo sistema con chi ha competenze ed esperienze diverse».
Il progetto pilota propone quattro diverse tipologie di intervento:
- per ricaricare la falda,
- ottimizzare il ciclo idrico del polo industriale,
- realizzare invasi sfruttando le opportunità offerte dal territorio,
- recuperare le acque di depurazione.
Una serie di pozzi di ravvenamento
Per operare in questi ambiti, il primo passo è monitorare la risorsa idrica disponibile nel territorio. Grazie alla grande mole di dati raccolti in oltre un secolo di attività dall’ Associazione Irrigazione Est Sesia, nonché alla sua capillare conoscenza dell’area, è stato possibile quantificare la risorsa idrica, di cui dispone il territorio di Trecate-Cerano.
La falda ha un ruolo essenziale per il mantenimento delle risorgive ed è di fondamentale supporto per l’effettuazione delle pratiche colturali in tutto il territorio consortile: il lento processo di infiltrazione nel sottosuolo di monte, contribuisce al soddisfacimento dei fabbisogni delle zone poste più a valle. La soluzione proposta è quindi quella di realizzare una serie di pozzi di ravvenamento per innescare un processo di “ricarica artificiale della falda” nei periodi di maggior disponibilità idrica, che contribuirà ad alleviare l’idroesigenza dei periodi più siccitosi.
Recupero di acque superficiali e sotterranee
Anche il ciclo idrico, che attualmente si svolge all’interno del locale polo industriale (polo di San Martino), può essere considerato una risorsa: le acque superficiali e sotterranee, prelevate per gli usi industriali, se giudicate compatibili, possono infatti essere recuperate e reimmesse nella rete irrigua.
Inoltre, il recupero d’acqua deve passare attraverso la realizzazione di invasi, sfruttando le specificità del territorio come, ad esempio, le cave dismesse. Sono state individuate due potenziali aree, una a monte del territorio di Trecate e una a valle del territorio di Cerano, dove realizzare bacini, impiegando tecnologie capaci di garantire la sostenibilità ambientale ed assicurare il recupero di oltre 3 milioni di metri cubi d’acqua.
Recupero delle acque reflue
Infine, la presenza di un depuratore nel territorio di Cerano offre un’ulteriore opportunità: il recupero di acque reflue depurate da impiegare in agricoltura. L’Italia ha recentemente recepito la Direttiva Europea sulla gestione delle acque reflue, che spinge per il loro riutilizzo, considerandole una preziosa risorsa.
Oggi in Italia si riutilizza solo il 4% delle acque reflue depurate, ma l’obbiettivo è arrivare al 40% entro il 2030. Presso il depuratore di Cerano, il progetto pilota prevede la realizzazione di una vasca di accumulo, dove stoccare oltre 800mila metri cubi d’acqua, pronti ad essere utilizzati.
Un approccio sistemico
Il primo passo per la realizzazione di questo piano multilivello è stato quello di redigere linee guida per assicurare la sostenibilità idrica di un comparto territoriale. Assoreca ha coinvolto 10 tra le maggiori società di ingegneria ambientale in Italia a sé associate, da Proger a Italfer, per affrontare, per la prima volta nel nostro Paese, il problema della siccità in modo sistemico.
Dopo l’inserimento degli ultimi dati di dettaglio, il passo finale, previsto per i primi mesi del 2024, sarà la quantificazione dei costi e l’individuazione degli strumenti di finanziamento per la realizzazione.