Inizia il viaggio di Terra e Vita negli Istituti agrari italiani. Prima tappa Teramo, dove dal 12 al 14 novembre 2025 è in programma il congresso della Rete nazionale che associa 300 scuole di tutta la penisola. A ospitarlo sarà il “Di Poppa-Rozzi”, un istituto articolato nel quale sono presenti l’indirizzo tecnico agrario, il professionale per l’agricoltura e l’alberghiero. A un’offerta già così amplia si aggiunge il sesto anno di enologia, i corsi serali e anche la presenza nella scuola carceraria a Teramo.
A governare tanta complessità è la dirigente Caterina Provvisiero, alla guida di questa realtà da dodici anni e che quindi ha avuto modo di imprimere una visione di lungo periodo, legata in modo forte con un territorio dalla marcata vocazione agricola e turistica.
«Il rapporto con le istituzioni e le imprese è fondamentale per andare a soddisfare le esigenze delle filiere produttive», esordisce la professoressa Provvisiero.
In tale prospettiva si inserisce anche la presenza dell’Its.
«Il corso è attivo da oltre un decennio. La scuola è rappresentata all’interno del Cda della Fondazione e ha la presidenza del comitato tecnico-scientifico. Di recente ci siamo attivati affinché una palazzina in disuso di proprietà della Provincia sita a ridosso della scuola possa diventare sede dell’Its così da dare vita a un vero e proprio polo formativo agroalimentare».
Quali sono i rapporti con l’ambito universitario?
«C’è una collaborazione stretta e proficua con i dipartimenti di agraria, enologia, veterinaria e biotecnologie alimentari dell’Ateneo di Teramo e anche con l’Istituto zooprofilattico, altra eccellenza abruzzese».
Quali invece le relazioni con le aziende?
«Numerose e di grande importanza, a partire da quelle con le realtà vitivinicole della provincia e con il relativo consorzio. Rapporti che vanno a consolidarsi nel corso enologico e nell’Istituto tecnico superiore».
Anche il “Di Poppa-Rozzi” ha un’azienda agricola annessa?
«Certamente: abbiamo un’azienda con 62 ettari coltivati a rotazione con le colture tradizionali, oltre che a vigneti e uliveti, alcuni dei quali secolari. Operano poi un frantoio e una cantina, entrambi inaugurati pochi anni fa e quindi tecnologicamente all’avanguardia. Presenti anche un frutteto e una serra».
Per quanto riguarda i laboratori cosa va segnalato?
«Grazie alle risorse messe di recente a disposizione abbiamo ammodernato i laboratori di chimica e microbiologia e potenziato tutte le aree, con strumentazioni di supporto alla nuova agricoltura 4.0 che si prefigge di aumentare la sostenibilità delle lavorazioni agricole e all’introduzione di nuove tecnologie di precisione. Da qui l’attivazione di corsi dedicati, aperti anche al territorio, per il rilascio dei patentini per la guida dei trattori, dei droni e per l’utilizzo dei fitosanitari, oltre a quelli più tradizionali di potatura».
Non avete attivato la filiera del 4+2: una scelta?
«In realtà no: ritengo che sia un’innovazione da mettere a terra. Nella fase iniziale c’è stato qualche ritardo organizzativo. Sarà uno dei prossimi obiettivi».
Situazione a livello di iscrizioni?
«La licealizzazione sfrenata qualche problema lo ha senza dubbio generato. Per questo è fondamentale la fase di orientamento, in primis nell’interesse degli studenti e delle famiglie. Basti dire che lo scorso anno abbiamo registrato l’ingresso di ben 65 ragazzi provenienti da altri istituti superiori. Altro problema è quello della contrazione demografica con la quale andranno fatti i conti nei prossimi anni. Sarà sempre più importante lavorare a cambiare il paradigma e far passare il messaggio di un’istruzione agraria fucina di tecnici specializzati tra i più versatili e richiesti dal mondo del lavoro».
Quali le azioni da mettere in campo?
«Sia il ministro Valditara che il ministro Lollobrigida stanno facendo bene in questo senso. E anche la Rete guidata dalla presidente Patrizia Marini si sta rivelando fondamentale, grazie a un’attività incessante di formazione orientata alla ricerca, all’innovazione e alle intese con tutti gli attori del comparto».










