Siamo a Budrio nelle immediate vicinanze di Bologna, dove la coltivazione della patata si è sempre contraddistinta per la qualità di un prodotto che nel tempo ha visto nascere importanti marchi.
Matteo Todeschini produce patate per il consumo fresco su 50 ha dei 120 che lavora.
«Fino a qualche anno fa – puntualizza – producevo anche per l’industria, poi mi sono concentrato sulla patata da consumo fresco, che commercializziamo all’80 % attraverso la Coop Patfrut di Molinella, di cui sono socio da 25 anni, mentre il restante 20% lo commercializzo attraverso Romagnoli Spa nell’ambito dell’accordo quadro stipulato fra le associazioni dei produttori, i commercianti privati e le cooperative».
La campagna 2015 è iniziata all’insegna di un clima che ha creato non pochi problemi.
«L’avvio è stato buono con la semina alla metà di marzo, ma poi le piogge e gli abbassamenti di temperature hanno creato non pochi problemi ai tuberi (semi che in diversi casi sono marciti) con la conseguenza di dover riseminare o di accettare appezzamenti con gravi fallanze oppure di abbandonare completamente la coltura nell’impossibilità di riseminare. Va poi considerato che la fallanza non solo comporta una minore produzione perché mancano piante, ma il maggior spazio a disposizione produce tuberi di calibro disforme».
In queste condizioni le incertezze delle aziende sono state molte rispetto a decisioni strategiche sul riseminare, sull’accettare la disformità degli appezzamenti e cosa fare per recuperare piante sopravvissute ma molto stentatamente.
Anche Todeschini ha avuto i suoi problemi.
«Ho riseminato ben 10 ha il 17 aprile – precisa –. Solo per il seme ho speso 1.600 €/ha senza considerare tutto il resto su una coltura che già in condizioni normali costa 7-8mila €/ha. Io poi sono riuscito a riseminare sfruttando l’irrigazione a goccia e la fertirrigazione».
Ecco un’importante novità introdotta in azienda nello scorso 2014.
«Da alcuni anni – racconta Todeschini – non riuscivo più ad ottenere le performance produttive del passato a causa di una gestione non ottimale dell’irrigazione con il classico rotolone. Sono così passato all’irrigazione a goccia con 10 ha irrigati con l’ala gocciolante».
Un progetto, quello dell’irrigazione delle patata con l’ala gocciolante e contemporanea fertirrigazione. «Nei 10 ha dove ho impiegato le ali gocciolanti, nel 2014 ho risparmiato il 40% di volume di acqua, rilevato dai contatori sistemati in campo per confrontare il rotolone con il nuovo sistema».
Infatti con il classico rotolone sono state effettuate 5 irrigazioni a turno di 6 giorni con 30 mm cadauna per un totale di 150 mm forniti, mentre sulla stessa superficie con la goccia sono stati forniti 101 mm, avvalendosi di sonde posizionate nel terreno e avviando l’impianto quando si raggiungeva un valore soglia minimo di umidità del terreno.
Fertirrigare ci ha portato «altri importanti risparmi – continua Todeschini – hanno riguardato i consumi di combustibili. Con la goccia ho risparmiato il 70% del gasolio.....
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